27. Comunicazioni.

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Il cielo iniziava ad assumere un colore sul rosa pastello e le luci delle abitazioni in lontananza di accendevano man mano. La temperatura si abbassava e tutti i dipendenti della base si iniziavano a dirigere verso l'ufficio. Rose invece era ancora lì, seduta con le spalle al muro dell'edificio della stanza di Sophie e Karl. Erano ormai quasi le 20 ma non avevano ancora messo piede fuori dalla loro camera. Stava quasi per decidere di rinunciarci, ma il suo desiderio di scoprire cosa stessero nascondendo era così forte che aveva deciso di rimanere ed aspettare pazientemente.
"Sono passate quattro ore da quando sono arrivati, cazzo... non si sono riposati abbastanza?" sussurrò fra sè e sè. Girò la testa in direzione dell'airlock dell'edificio accanto a lei e vide Sophie e Karl dirigersi verso l'ufficio. Tirò un sospiro di sollievo, dopodiché non esitò ad alzarsi in piedi e iniziò ad inseguirli.
"Ehi!" esclamò.
I due si fermarono e si voltarono, perplessi.
"Chi è questa...?" sussurrò Karl.
"Salve, sono Rose Miller, ma potete chiamarmi anche solo Rose. Lavoro qui alla base e sono un'infermiera" disse porgendo la mano.
Sophie e Karl non ricambiarono, e si limitarono a studiarla con lo sguardo. Così Rose ritrasse la mano, imbarazzata.
"Ehm... il direttore mi ha chiesto di seguirvi durante la vostra permanenza. Insomma, non conoscete il pianeta e almeno per i primi giorni crediamo sia meglio che ci sia una persona accanto a voi"
"Non abbiamo bisogno di una persona che ci dica cosa fare. Noi lo sappiamo benissimo" rispose Sophie con un sorriso falso.
"Ma me l'ha chiesto il direttore"
Sophie sbuffò, facendo appannare una piccola zona del casco. "Puoi scusarci un secondo, Rose?"
I due astronauti si voltarono e si allontanarono da lei, che rimaneva a fissarli.
"Non ci possiamo permettere rischi" sussurrò Sophie.
"Qual è il problema? La uccidiamo"
"Sarebbe troppo facile capire che siamo stati noi. Se davvero è stato il direttore a chiederle di seguirci non sarà un problema a collegare i punti; saremo le uniche persone con cui passerà la maggior parte del tempo"
"Potremmo utilizzare le botole per entrare in casa sua ed ucciderla lì, allora"
"Karl, qui non siamo sulla Skled... qui ogni cazzo di volta che ci vogliamo spostare dobbiamo passare attraverso quei fottuti Airlock. È più complicato di quanto pensi"
"Lo so... però le botole ci potrebbero essere sicuramente d'aiuto un domani. Però adesso che facciamo con lei?"
"Se gliel'ha chiesto il direttore non possiamo opporci. Ma dobbiamo fare attenzione. Non prendiamo troppe confidenze"
"Ovviamente"
Si voltarono nuovamente e si diressero verso Rose che era ancora lì ad aspettarli.
Sophie si mise le mani sui fianchi. "Sarà un piacere lavorare con te, Rose"
Sorrise. "Lo sarà sicuramente anche per me. Possiamo iniziare ad andare verso l'ufficio per la cena"
"Dobbiamo comunicare il nostro arrivo a Mira" la interruppe Karl.
"Oh, d'accordo. Vi aspetto nella mensa, allora. A dopo"
Sophie e Karl s'incamminarono verso la sala delle comunicazioni, mentre di fronte a loro il buio iniziava a calare e si iniziavano ad intravedere le stelle. Il cielo non era ancora del tutto scuro, ma aveva assunto quel colore blu che ricordava ai due astronauti la Terra, la loro casa che non vedevano da ormai un mese.
Il sorriso sul viso di Rose scomparve. Restò lì immobile ad osservare Sophie e Karl che si allontanavano sempre di più.
"Stronzi. Scoprirò la verità prima o poi"

"Guarda il cielo" disse Karl a sua sorella, sorridendo.
"Di solito sulla Terra cenavamo sempre quando aveva assunto questo colore" affermò lei.
Era impossibile non notare la nostalgia che i due provavano, che Polus aveva creato. Avrebbero dovuto passare un altro mese lontani da casa, e cercavano di nascondere la loro malinconia in tutti i modi. Se da una parte lavorare nello spazio fosse così affascinante e meraviglioso, dall'altra parte comportava a rinunciare a tutto, alla normalità, alla famiglia, agli amici. Inoltre, tutto ciò che era accaduto sulla Skled non faceva altro che amplificare questa triste sensazione.
Giunti davanti all'Airlock, non esitarono ad aprire il portello e ad entrare nella camera. Una volta che il portello fu chiuso, attuarono di nuovo la procedura di pressurizzazione; dopodiché poterono rimuovere la tuta extraveicolare e le bombole d'ossigeno. Così, entrarono nella sala delle comunicazioni: aveva le pareti color verde scuro e al centro era presente un tavolo di forma rotonda. Sulla parete di fronte a loro, invece, si trovavano due computer e una scrivania. Vi si avvicinarono.
"Vedi se ci sono messaggi da Mira" disse Karl.
Sophie afferrò il mouse ed iniziò a controllare i file sul monitor.
"Sì, ehm... qui ci sono una ventina di messaggi. Chiedono notizie di noi e Polus risponde che non riescono a contattarci"
"Solo questo?"
"No...aspetta cos'è questo? Risulta inviato oggi". Cliccò un file inviato circa quattro ore prima, al momento del loro arrivo. Era un'immagine, un articolo di un giornale online.
"Oh cazzo..." sussurrò Karl.

« Il disastro della Skeld: i dieci astronauti inviati nello spazio per la missione su Polus potrebbero essere deceduti a causa di un malfunzionamento del reattore presente nell'astronave »

"L'hanno detto" disse Sophie girandosi verso suo fratello. "Hanno pubblicato l'articolo esattamente quando siamo atterrati. Si aspettavano notizie da noi al nostro arrivo"
Karl le poggiò una mano sulla spalla. "È meglio così"
"No, non è meglio così! Quando torneremo sulla Terra ci riconosceranno"
"Sophie, sulla Terra ci torneremo tra un mese e una settimana, cazzo, se ci torneremo. Dobbiamo prima concludere la questione di Polus e poi potremmo pensare alla Terra. Non possiamo fare tutto insieme. Una cosa per volta" disse Karl in tono arrabbiato. Si mise le mani sugli occhi e sbuffò, cercando di calmarsi. Poi poggiò entrambe le mani sulla scrivania. "Che cosa diciamo a Mira?" chiese a bassa voce.
"L'unica cosa che possiamo riferire è che non siamo mai arrivati. Non vedo altre possibilità" rispose Sophie.
"E allora va bene. Scrivi questo"
Sophie poggiò le dita sulla tastiera del computer e iniziò a digitare il messaggio.

« Ore 19:56, Polus. L'equipaggio della Skeld sarebbe dovuto essere qui circa tre ore e mezza fa, ma siamo spiacenti di riferirvi che purtroppo gli astronauti non sono giunti sul pianeta »

"Invio" disse Sophie. Cliccò il tasto sulla tastiera e in una frazione di secondo, sul monitor comparve  una scritta che annunciava che l'informazione era stata inviata alla Terra.
"Bene" sussurrò lui mentre s'infilava le mani in tasca. "Dobbiamo fare in modo che nessuno entri in questa stanza"
"Certamente"
I due si diressero verso l'Airlock.
"L'hanno scritto sui giornali. Senza prove" disse Sophie mentre si toccava il naso con lo sguardo rivolto verso il basso.
"Era l'unica ipotesi possibile che potevano fare, perché se fosse stato un problema relativo all'ossigeno avremmo trovato un modo per comunicare oppure se fossimo morti si sarebbe sentito un fruscio proveniente dal microfono della nave. Invece non si sentiva proprio niente"
"Hai ragione. Andiamo?"
"Sì"

Verso le 20:30, i dipendenti della base e i due astronauti erano riuniti attorno al tavolo della mensa, e stavano cenando con un piatto tipico del pianeta.
"Insomma, abbiamo scoperto Polus solamente cinquecento anni fa, e in così poco tempo siamo riusciti a raggiungere grandi obiettivi" disse il direttore.
"Non avete avuto problemi con l'ossigeno per così tanti anni?" chiese Karl mentre si portava un bicchiere d'acqua alla bocca.
"In realtà abbiamo sempre avuto questo tipo di problema ma non è mai stato così grave. Riuscivamo a respirare, almeno"
"Polus è davvero un pianeta fantastico. Se non fosse per la sua atmosfera così sensibile sarebbe perfetto" affermò Sophie.
"Lo so. È fantastico. Invece la Terra com'è? Non abbiamo molte foto"
"Oh, bhe, la Terra è meravigliosa. Ci sono posti così belli che non sembrano reali... gli oceani, le foreste, i deserti... è a dir poco meravigliosa"
"Vi manca?"
"Sì..." risposero entrambi con esitazione.
"Immagino... noi siamo nati tutti qui su Polus e abbiamo sempre desiderato visitare la Terra, insomma, voi non avete problemi con l'atmosfera..."
"Se esclude i problemi dell'inquinamento allora possiamo dire che sì, effettivamente non abbiamo problemi con l'atmosfera" rispose Karl.
"Noi confidiamo molto in voi, e siamo certi che riuscirete a salvare il nostro pianeta. E allora, brindiamo alla Terra!"

Il cielo scuro lasciava intravedere migliaia e migliaia di stelle. Era uno spettacolo mozzafiato. Sophie e Karl passeggiavano tranquillamente per le strade che si trovavano vicino alla base. Adesso almeno riuscivano a distinguere il giorno dalla notte. Erano le 22:45, e sarebbero dovuti essere già nella loro camera, ma si erano concessi una breve camminata per ammirare la bellezza di Polus.
"È stata una bella serata" affermò Karl.
"Lo so. È strano non vedere la Luna in cielo. Polus ha due satelliti ma sono più piccoli della Luna e non credo si riescano a vedere". Poi alzò lo sguardo al cielo ed iniziò ad ammirare le stelle. Alcune erano davvero luminose. A quel pensiero, si ricordò delle parole di suo fratello, e il sorriso che fino ad ora aveva sul viso, scomparve. Sentì un vuoto nello stomaco. Karl lo notò immediatamente. Si avvicinò a lei e alzò lo sguardo anche lui.
"Non preoccuparti, la vedi quella stella?" chiese indicando quella più luminosa che riuscivano a vedere. "White è lassù".

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