33. Furto.

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Rose si girò di soprassalto e nascose la foto dietro la schiena. Appena vide la figura di Sophie di fronte a sè, spalancò gli occhi e un senso di imbarazzo iniziò ad assalirla, ma anche di timore. Era la seconda volta che ciò succedeva in sua presenza. La sua sicurezza era di nuovo calata notevolmente in maniera improvvisa. In realtà era tutto molto più semplice di quanto pensasse: aveva paura di lei e non riusciva ad affrontarla. L'ansia le impediva di pensare, e iniziò come a balbettare e ad evitare il contatto visivo con Sophie.
"Oh... niente... io stavo... avevo solo..."
Sophie la interruppe: "Chi ti ha autorizzata a venire qui?"
"Nessuno ma-"
"Soltanto i membri della Skeld possono accedere all'astronave. E tu non dovresti essere qui" la interruppe nuovamente con tono sempre più minaccioso.
"Posso spiegare..."
"Non ho bisogno di spiegazioni, devi andartene da qui, adesso". Iniziò ad alzare la voce, e le si avvicinava a passo lento ma deciso. Rose nel frattempo era sempre più intimorita dalla sua sicurezza, e il modo in cui camminava verso di lei la faceva sentire un essere insignificante.
Appena le fu abbastanza vicina, Sophie incrociò le braccia e iniziò a fissarla con uno sguardo freddo e minaccioso, per incuterle timore. Rose continuava ad evitare il contatto visivo, e solo dopo qualche secondo, Sophie riprese a parlarle, sussurrando.
"Non so cosa tu abbia fatto qui, ma sono sicura che tu abbia visto abbastanza, anzi, fin troppo. Quindi ora vattene e non tornare più, e ricorda che se apri bocca è finita"
Nonostante la sua paura, Rose voleva ribellarsi e non farsi mettere i piedi in testa, dire quello che pensava e dimostrare che poteva essere superiore. Perciò, si fece coraggio e iniziò a parlare.
"Io non sarei così tranquilla se sapessi che qualcuno ha scoperto tutto ciò che ho fatto"
Contrariamente a ciò che si aspettava, Sophie rimase a dir poco sorpresa da quella risposta, perciò decise di essere ancora più dura con lei.
"Ah, adesso fai tanto la forte?"
La afferrò dal collo della tuta spaziale e la forzò a guardarla negli occhi, e di conseguenza Rose sussultò. Il cuore riprese a batterle all'impazzata.
"Ascoltami bene, non fare cazzate e tieni la bocca chiusa. Chiaro?" la minacciò.
Rose cercò di calmarsi, e il suo sguardo tornò sereno, ma freddo allo stesso tempo.
"Va bene" fu tutto ciò che riuscì a dire, senza alcuna emozione.
Sophie allentò la presa e Rose se ne andò, nascondendo la foto che ancora aveva tra le mani. Sophie la seguì con lo sguardo fin quando non entrò nell'Airlock.
Appena il portello si chiuse dietro di sè, Rose osservò di nuovo la foto che teneva nascosta, pensando a come avrebbe potuto vendicarsi.
"Devo ucciderla questa stronza"

"Sono le due e mezza, penso che vada bene come orario"
"Sì, va più che bene. Karl, ricordati la strada. Qui non è come la Skeld, è facile perdersi nei condotti"
"Sì, sì, tranquilla"
Terzo giorno su Polus. Erano le due e mezza di notte e i due astronauti erano nella loro stanza. Dovevano riuscire a raggiungere il laboratorio attraverso i condotti di ventilazione dato che non potevano entrare liberamente nella base, perché era chiusa. In quella stanza c'erano ancora le sostanze blu che Sophie aveva proposto di rubare, ma se qualcuno li avesse visti per loro sarebbe stata la fine. Chiaramente i condotti di ventilazione erano la miglior soluzione. In poche ore erano riusciti a creare una mappa completa di esse, che si collegavano alla base. Fortunatamente, ogni stanza era collegata alla camera di produzione dell'ossigeno, perciò sarebbe stato facile: bastava raggiungere quella camera, e poi da lì prendere il condotto per il laboratorio. Ma il problema era proprio questo: dato che da lì partivano tutti quanti era facilissimo scambiare una via per un'altra.
"Ti ho inviato la mappa sullo smartwatch" disse Sophie mentre si metteva sulle spalle lo zaino che avrebbero usato per infilarci dentro le sostanze, mentre nel frattempo Karl stava entrando nella botola.
Lui controllò il suo smartwatch. "Ho notato"
"Comunque non sbucheremo direttamente nel laboratorio, bensì dalla vent che si trova nel bagno, del laboratorio"
"Fai sul serio?"
"Non ho costruito io il sistema di ventilazione"
Karl rise. "Pff, e va bene".
S'infilò nella botola e dal suo smartwatch accese la torcia.
"Ok, vado io avanti. Sbrigati, entra" disse lui.
"Arrivo"
Immediatamente anche Sophie entrò nel condotto, e anche lei accese la torcia dal suo orologio digitale. Così, iniziarono a gattonare lungo quel buio corridoio, l'unico che avevano di fronte a loro.
"Meglio di quelli della Skeld" affermò Sophie. Non aveva ancora parlato di ciò che era successo poco prima con Rose a suo fratello, e pensava che per il momento forse era meglio così. Era meglio completare la missione, prima. Se ne avesse parlato in quel momento, molto probabilmente sarebbe saltato tutto all'aria, e non poteva permetterselo.
Arrivati nella camera di produzione dell'ossigeno, Karl si fermò.
"Siamo arrivati" disse. Cercò di intravedere attraverso le grate della botola cosa ci fosse lì dentro, e, anche se al buio, vide l'albero da cui veniva prodotto l'ossigeno.
"Sì, siamo qui" confermò.
"Bene, ora dobbiamo capire quale di queste vie conduce al laboratorio..." disse Sophie, illuminando con la torcia del suo orologio le numerose vie che partivano dal punto in cui si trovavano.
"Aspetta, fammi vedere" rispose Karl. Dallo schermo del suo smartwatch si poteva visonare la mappa dei condotti, ed era evidenziato in rosso il punto in cui erano stanziati.
"Dovremmo passare di qui" disse Sophie mentre indicava un punto sulla mappa.
"Esatto" le rispose lui.
Presero quella via, e in poco tempo si ritrovarono nel punto stabilito. Come prima, Karl si assicurava che fossero arrivati nel punto giusto guardando attraverso la grata.
"Perfetto, siamo arrivati" disse.
"Bene, apri la botola"
"Sei sicura che non ci siano allarmi o telecamere?"
"Ho controllato stamattina, telecamere no ma sinceramente di allarmi non ne so nulla"
"Va bene, dobbiamo fare attenzione allora"
Karl aprì prudentemente la grata e uscì dal condotto. Poi verificò che effettivamente non ci fosse nessuno, puntando la torcia in tutte le zone, dopodiché aiutò sua sorella ad uscire dalla vent.
"Bene" disse lei una volta fuori. Con le mani si tolse la polvere dalla tuta che le si era attaccata addosso, e poi iniziarono a camminare silenziosamente verso il laboratorio, sempre puntando le torce in tutte le direzioni. Una volta nella stanza, le luci illuminarono il tavolo centrale con sopra di esso gli strumenti che avevano utilizzato quella mattina.
"Le sostanze dovrebbero essere nel mobile là infondo" disse Sophie, illuminando il mobile accanto al telescopio, dove effettivamente si trovavano le sostanze. Senza pensarci due volte, s'incamminò verso di esso, mentre Karl rimase immobile lì dov'era. Sembrava piuttosto perplesso.
"Sei davvero sicura di volerlo fare?" le chiese.
Sophie si girò verso di lui. "Ovviamente. Perché? Pensi ancora a quello che ha detto Rose?" gli rispose mentre riprese a camminare verso le sostanze. Sarebbe stato il momento perfetto per raccontargli ciò che era accaduto poco prima.
Karl non le rispose subito, e si fermò a riflettere.
"Bhe..." fu tutto ciò che riuscì a dire, ma poi si ricordò di quando sua sorella aveva provato che la storia raccontata da Rose riguardo le sostanze era falsa, ma allo stesso tempo della discussione di qualche ora prima. Non sapeva più a chi credere.
Sophie si tolse lo zaino dalle spalle e aprì la cerniera che lo chiudeva. E poi prese la sua decisione: doveva dirgli cosa era successo con Rose.
"In realtà, devo dirti una cosa"
"Cosa?" chiese incuriosito Karl.
"E riguarda la tua amichetta" lo prese in giro lei.
Karl cercò di non farsi pesare quelle parole, anche se lo avevano un po' innervosito.
"Sentiamo"
Sophie fece per far scorrere il vetro che teneva al riparo i barattoli nel mobile e riprese a parlare: "Bhe, prima stavo-" , ma quando il vetro si mosse appena, un assordante allarme accompagnato da una luce rossa proveniente da un angolo della stanza scattò. Entrambi sussultarono e immediatamente Sophie rimosse la mano dal mobile.
"Cosa hai fatto?!" urlò Karl.
"Non lo so, stamattina non faceva così!" esclamò lei.
Karl sbuffò arrabbiato e corse verso di lei afferrandole il braccio con forza. "Muoviti, andiamo prima che arrivi qualcuno"
Sophie cercò di rimuovere la mano dal suo braccio.
"No, devo prendere le sostanze"
"Cosa?! Sei impazzita? Dobbiamo scappare!"
Sophie sbuffò. "Tu va', dato che non te ne frega più un cazzo"
Karl era sempre più innervosito dalla situazione. "Smettila di fare l'imbecille, andiamo!" disse, e tentò di nuovo di trascinarla via prendendola dal braccio, ma Sophie lo allontanò spingendolo dal petto.
"Ti ho detto di andare senza di me!"
Rimasero per un momento immobili, uno scioccato dalla reazione dell'altro, mentre la luce rossa dell'allarme continuava ad illuminare di quel colore i loro visi. Allora Karl aggrottò la fronte e scosse la testa, e tornò verso il condotto da cui erano venuti. Sophie non distolse lo sguardo da lui fin quando non lo vide scomparire dalla stanza, mortificata dai suoi comportamenti, dopodiché si girò nuovamente verso il mobile e infilò tutti i barattoli nello zaino velocemente. Allora se lo rimise in spalla e corse verso la direzione per tornare alla botola, ma prima di lasciare il laboratorio, diede un'ultima occhiata alla stanza per assicurarsi di non aver dimenticato nulla, e poi se ne andò.

"Tutto sta andando secondo i piani" disse Rose, che aveva visto tutto dall'esterno attraverso la vetrata del laboratorio.

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