|23| GUESS WHO'S BACK

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CHANEL
Sono le tre del mattino quando sento il telefono squillare. Io e Carter dormivamo tranquillamente nel nostro letto matrimoniale della nostra nuova villa negli Hamptons fino ad un secondo fa, ma quando apro gli occhi con fatica e leggo il nome di Candice sul display, salto dal materasso rischiando quasi uno svenimento.
"Pronto?"
"Chanel! Mi si sono rotte le acque e tuo fratello sembra essere in preda al panico. Stiamo andando verso il New York Presbyterian Hospital, credo che il bambino stia per nascere." Rimango con il fiato sospeso, in preda all'agitazione a chiedermi come faccia la moglie di mio fratello a rimanere così serena in una situazione simile. Candice e Dylan si sono sposati circa un mese fa. Hanno voluto convolare a nozze prima della nascita del bambino. E' stato un giorno davvero emozionante e lei era da togliere il fiato con quel suo vestito bianco ed aderente che le fasciava con dolcezza la pancia.
"Cosa? Oddio! Arriviamo subito." Lancio il telefono in borsa e corro verso il letto per svegliare Carter.
"Carter? Svegliati. Candice sta per partorire. Dobbiamo andare in ospedale." I suoi occhi si aprono istintivamente e poi scatta in piedi.
"Ok, ci sono. Prendi le chiavi della macchina, andiamo."
"Aspetta, indossiamo qualcosa. Non vorrai mica arrivare in pigiama."
Così, indossiamo entrambi una tuta nera e partiamo il più veloce possibile per New York City.

Quando giungiamo a destinazione, in reparto troviamo Heidi ed Evan che ci comunicano che Candice è in sala parto da circa venti minuti e Dylan è con lei. Attendiamo con ansia che giungano notizie dai medici, ma le ore passano e nessuno sa niente. Fino a quando intravedo un medico uscire dalla sala operatoria. A vederlo di spalle mi sembra che abbia un'aria famigliare. Indossa una divisa azzurra e dall'aspetto giovanile immagino che sia uno specializzando. Ha i capelli biondi e la fisicità mi riporta alla mente quella di
"Landon Collins." Sento dire Evan alle mie spalle che, ritrovando il suo vecchio amico, si alza dalla poltrona della sala d'attesa e resta immobile, in attesa di una nostra reazione.

Lo stomaco mi si contorce in una morsa ed improvvisamente tutte le mie paure tornano a galla. In un attimo mi sembra di tornare ad essere quella ragazza di Los Angeles di tanti anni fa, impaurita e colma di ansia e timori. Quell'uomo, riesce in un singolo istante a portare fuori qualsiasi sentimento negativo, qualsiasi emozione nociva. In questo momento, non sono più la signora Stewart, la donna forte ed indipendente. Ora, sono la signorina Taylor, piccola e timorosa.
"Carter..." Sento chiamarlo Evan alle mie spalle. Restiamo tutti impalati, senza proferire parola e quando lui sembra accorgersi della nostra presenza si volta e per un istante pare non riconoscerci. Impiega due secondi per realizzare e quando lo fa si avvicina maggiormente a noi, incurante di un nostro possibile rifiuto. Pare accorgersi delle nostre espressioni tese, ma pare essergli indifferente.
"Chi l'avrebbe mai detto? Buonasera, signori." Stringe la mano ad Evan, mentre Heidi lo osserva contrariata.
"Signorina Taylor, è un piacere rivederti." Mi sorride con una punta di malvagità nello sguardo che mi fa rabbrividire, ma decido di acquisire quella poca sicurezza che mi rimane per rispondergli.
"Signora Stewart, a dire il vero. Carter è mio marito."
"Ah! Vi siete sposati Congratulazioni? Quando è avvenuto tutto ciò? Poco tempo fa o circa sette anni fa quando avete scoperto che la Signora Stewart aspettava un bambino?" Il mio cuore salta di un battito. Guardo Carter all'istante e in un secondo lo ritrovo davanti a me a farmi da scudo. Quando scoprii di essere in dolce attesa, concordammo con le nostre famiglie di tenerlo segreto fino a quando avremmo potuto anche perché i miei genitori temevano uno scandalo mediatico. Quando c'è stato quell'incidente, Carter pregò medici di tenere segreta la cosa e poi, quando dichiararono il decesso del bambino, pensammo che mantenere il segreto sarebbe stata la cosa più giusta da fare. Leggere titoli di giornale, messaggi da parte di fan e sentire le voci dei notiziari parlare di quella notizia non ci avrebbe aiutati a superare quel drammatico momento.
"Non osare parlare di nostro figlio." Carter mi tiene la mano che trema come una foglia.
"Come lo sai?" Domando. Lui mi rivolge uno sguardo divertito e per un istante rivedo quel ragazzo di diciotto anni che mi aveva usata per la mia fama, per avere un briciolo di popolarità in più, ignorando la mia sensibilità. Una ventata d'ira mi travolge, cogliendomi del tutto nel momento in cui mi rendo conto che ha appena rivelato di sapere qualcosa a proposito della mia gravidanza precedente e che da un momento all'altro, potrebbe rivelarlo al mondo.
"Sono un medico, Chanel. Tra medici le voci girano, soprattutto quando sei il figlio del primario del reparto di ginecologia del Los Angeles Medical Center." Avevo dimenticato che il padre di Landon fosse uno dei più abili chirurghi della California e sapere che probabilmente si trovava tra l'èquipe di medici che mi ha curata non mi tranquillizza.


"E quindi? Dovrebbe esserti utile questa informazione?" Evan si fa avanti e temo che possa rifilare un destro alla sua vecchia conoscenza. A quanto pare Heidi deve aver avuto la stessa impressiona, perché lo trattiene per un braccio.
"Dipende da come la vedi." Risponde facendomi rabbrividire.
"Sono passati anni, Landon! Sei un medico e per esserlo dovresti risultare distaccato, freddo, ma preservare comunque quel briciolo di cuore che ti rimane non ti farebbe male. Sei un uomo. Fai l'uomo."
Lui osserva il suo amico sbattergli in faccia la verità, incrociando poi le braccia al petto.
"Wow, Evan. Discorso commovente, sul serio." Alza i tacchi ed entra in ascensore. Mi chiedo se se ne sia andato per non tornare o se questa non sia altro che un'anticipazione di ciò che avverrà.
Carter mi stringe a sé, cosciente che l'apparizione improvvisa di Landon nelle nostre vite mi ha scossa ed io mi lascio travolgere dal suo istinto di protezione.

CARTER

Dopo due ore di attesa e i brevi minuti di tensione, decido di andare a prendere un caffè ed allontanarmi per un po' dalla sala d'attesa. Nel frattempo, abbiamo ricevuto circa venti chiamate e trenta messaggi dai signori Taylor che in questo momento sono in aeroporto in procinto di prendere un volo che li porterà a New York.
Verso due bustine di zucchero nella tazza di ceramica e la porto vicino alle labbra per assaporare finalmente il mio fornitore di energia. Resteremo qui tutta la notte e non sappiamo quanto durerà il parto, perciò è meglio sapere come tenerci svegli.
"Potrei averne un po' anche io?" Una voce fin troppo famigliare rimbomba alle mie spalle e non appena mi volto, la sua immagine non tradisce la mia memoria.
"Cosa vuoi ancora, Collins?"
"Parlare. E stabilire alcune questioni."
"Non abbiamo niente da stabilire." Faccio per oltrepassarlo e tornare dalla mia famiglia, ma la sua mano afferra il mio braccio destro.
"Togli subito quella mano."
"Carter, parliamoci chiaro: io posso rovinarvi. Se il mondo venisse a conoscenza di una tale notizia, verreste assaliti dai paparazzi, dalla stampa. I notiziari non farebbero altro che parlare di voi e sappiamo entrambi quanto tua moglie non sia in grado di reggere una tale pressione."
Mi svincolo dalla sua presa e mi avvicino a lui con fare minaccioso.
"Non nominare mia moglie."
"Dico solo che se avessi qualcosa in cambio, potrei tenere la bocca chiusa." A questo punto, qualcosa dentro di me mi fa desiderare di ascoltarlo. Se esiste qualcosa che io possa fare per impedire che lui crei un tale disordine nelle nostre vite -soprattutto ora che Chanel necessita del massimo riposo per il nostro bambino- allora la farò.

"Soldi? Dimmi quanto vuoi e ti strappo un assegno ora."
"Sono un chirurgo, Carter. Non ho bisogno di soldi."
"E allora cosa vuoi?" Indietreggia, appoggiando la sua schiena alla parete blu dell'ospedale.
"Tu fingerai di averla tradita." Spalanco gli occhi e per un istante freno il mio istinto di tirargli un pugno.
"Cosa?"
"Tu me l'hai portata via e lei mi ha odiato. Ora deve odiare anche te. Considerala come una piccola ripicca."
"Io non te l'ho portata via. TU L'HAI USATA. Lei ti ha odiato per questo." Lui sorride in modo beffardo per poi bere un sorso del suo caffè con una tranquillità snervante.
"Sì, ma a causa vostra io ho perso tutta la buona reputazione che mi ero costruito in quelle ultime settimane."
"Non lo farò mai."
"In tal caso ti assumerai le tue responsabilità."
"Dottor Collins, hanno bisogno di lei nella sala operatoria due."
"Corro." Mi guarda, fa un occhiolino provocatorio e se ne va, lasciandomi con mille dubbi ed il terrore dell'indecisione su quale sia la scelta migliore.

SPAZIO AUTRICE<3:
Ve l'avevo detto che non poteva esserci il sole per sempre.
XOXO

A

HEAD AND HEART AND SOUL Where stories live. Discover now