|30| Delusione

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Un mese dopo...
CARTER
"Carter, tocca a te." La voce di Chanel mi risveglia dal sonno profondo in cui ero caduto ed in un istante il pianto del bambino mi tira sull'attenti. Scatto in piedi all'istante -atteggiamento che prima o poi mi condurrà ad uno svenimento - e vado a prenderlo. Con tutta la delicatezza di cui sono capace tengo Thomas tra le mie braccia e comincio a dondolare all'interno della stanza consentendogli di placare il suo pianto.
"When the night was full of terrors and your eyes were filled with tears" Inizio ad intonare la canzone che io e Chanel usiamo per farlo addormentare ogni sera, quella canzone che ci conduce a lui, che è stata il sottofondo di qualsiasi nostro ballo insieme e che ha accompagnato Chanel all'altare sottoforma di melodia di violino.
Thomas ama questa canzone tanto quanto la amiamo noi. Ogni volta che ci sente cantarla per lui il suo pianto cessa di esistere per essere sostituito da una tranquillità disarmante.
"Dormi, piccolo di papà." Lo cullo ancora e piano piano vedo i suoi occhi chiudersi.
"When you had not touched me yet oh, take me back to the night we met."Che magia è stata quella notte di un mese fa, quando lo abbiamo conosciuto per la prima volta. Quelle sono state le ore più belle della mia vita, impresse nella mia mente e da qualche giorno anche sulla mia pelle.
Ho tatuato l'ora in cui mio figlio è nato vicino al cuore. Chanel per poco non piangeva quando l'ha visto e mi ha stretto in un abbraccio che quasi mi ha soffocato.
Amo questa vita ed ora che siamo in tre la amo ancora di più.

La mattina seguente siamo seduti a tavola tutti insieme per il pranzo di fine estate nella nostra villa negli Hamptons. I nostri genitori si sono fermati a New York in occasione delle due nuove nascite ed ora stanno per lasciare la città e raggiungere Los Angeles. Mio padre dice di avere tanto lavoro arretrato che non ha potuto visionare perché ha voluto dedicarsi totalmente al suo "tenero e dolce nipotino", così lo ha chiamato.
"Si mangia!" Urla Evan quando una delle nostre collaboratrici serve il primo piatto. Heidi lo colpisce ricordandogli che ormai non siamo più dei ragazzini e ci sono dei bambini che dormono nei passeggini accanto a Chanel e Candice.
"Non cambierai mai, Evan." Ride Dylan. Il piccolo Dyce ha ceduto e si è svegliato, così la povera Candice dovrà aspettare prima di saziare la sua fame. Sono presenti anche Jessica e Landon, ma quest'ultimo non è molto in vena di scambiare parole e sembra quasi sia stato costretto a venire da sua moglie che invece sembra stia mantenendo le sue promesse. Ne sono felice anche perché so quanto Chanel tiene alla sua amicizia. Landon se ne farà una ragione.
Verso del vino bianco nel mio calice e mi alzo in piedi, deciso a fare un brindisi.
"Io direi che è il caso di brindare. Chanel, amore, alzati." Mia moglie si posiziona accanto a me e prende il piccolo Thomas tra le sue braccia prima che possa ricominciare a strillare come venti minuti prima.
Cingo la vita di Chanel con il braccio destro ed alzo il calice in modo che tutti possano imitarmi.
"Siamo qui in occasione della fine delle stagioni più belle dell'anno, ma soprattutto perché oggi il nostro Thomas compie un mese di vita." Un applauso si leva dal tavolo e mi rendo conto di quanto io sia fortunato ad avere intorno queste persone meravigliose. Siamo sempre stati felici per i traguardi che ognuno di noi ha sempre raggiunto e quando è arrivato il momento, abbiamo anche saputo supportarci.
"Inoltre, festeggiamo anche Dyce che insieme a Thomas ha riempito le nostre vite di gioia ed amore puro."

Nathaniel si alza e rivolge un calice verso di me.
"E brindiamo anche al nuovo lavoro che attende gli Stewart in Italia! Sì, lo so. Vi mancheremo, ma staremo via solo per tre settimane. Passano veloci. Considerando che partiamo la settimana prossima, dovremmo essere di ritorno per metà ottobre e chissà... magari troverò una bella italiana." Tutti gli sguardi che avevo lanciato a mio fratello per tentare di fermarlo non sono serviti. In effetti, per quanto riguarda l'intuito mio fratello non può di certo assicurarsi un primato.
Il silenzio cala in questa stanza e Chanel si volta a guardarmi all'istante come tutto il resto degli invitati a questo pranzo.
"Di che sta parlando, Carter?" Rimango senza parole. Avevo intenzione di parlargliene, ma eravamo troppo presi dal bambino. Siamo così felici che ho dimenticato tutto il resto e per un momento ho persino pensato di non accompagnare mio fratello e mio padre in Italia, ma loro tengono alla mia presenza dato che si tratta di un progetto davvero importante.
"Chanel... te ne avrei parlato. Stavo solo aspettando il momento giusto." Un'espressione di delusione cala sul suo viso e si allontana da me come se non volesse avermi vicino in questo momento, come se io fossi l'ultima persona che vuole vedere.
"Parti tra una settimana e stavi aspettando il momento giusto? Quando avresti voluto dirmelo? In aeroporto? O magari mi avresti spedito una cartolina direttamente dall'Italia con tanto di pergamena, Carter?" Non so cosa dire, anche perché so che ha ragione. Non ho giustificazioni. Nostro figlio è appena nato e lei ha bisogno del mio aiuto. Avrei dovuto avvisarla prima e non ridurmi agli ultimi giorni. E' un viaggio molto lungo e meritava di saperlo in un modo diverso. Mi odio per non averglielo detto quando avrei dovuto.
"Hai tutte le ragioni del mondo, tesoro. Scusami, davvero." Mi avvicino a lei, ma retrocede di un passo. E' un gesto che mi fa raggelare e sento ancora più brividi in corpo quando muove i suoi passi verso l'interno della nostra villa, chiudendosi la porta alle spalle.
"Cazzo, Nate."
Mio fratello si passa una mano tra i capelli e leggo i mille sensi di colpa sulla sua faccia.
"Va' da lei, Carter." Dice Heidi. Annuisco e corro da Chanel, sperando di riuscire a sistemare presto questa situazione.

SPAZIO AUTRICE:
Carter, ma che combini? E voi come avreste reagito al posto di Chanel? Pensate che Carter abbia commesso un errore? Se sì, come potrebbe rimediare. Fatemi sapere. Amo leggervi.
XOXO

A

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