5 ― Calamite dello stesso polo

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― 𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝑪𝒊𝒏𝒒𝒖𝒆 ―
𝑪𝒂𝒍𝒂𝒎𝒊𝒕𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒔𝒕𝒆𝒔𝒔𝒐 𝒑𝒐𝒍𝒐

― 𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝑪𝒊𝒏𝒒𝒖𝒆 ―𝑪𝒂𝒍𝒂𝒎𝒊𝒕𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒔𝒕𝒆𝒔𝒔𝒐 𝒑𝒐𝒍𝒐

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«Vieni Yoongi accomodati»

Il lieve bisbiglio di Taehyung in quel pomeriggio di dicembre confuse l'amico «Perché bisbigli Tae? Jungkook sta ancora dormendo? Se vuoi passo più tardi» chiese l'altro. Jungkook, infatti, con l'arrivo della malattia aveva aumentato a dismisura le sue ore di sonno, arrivando quasi - nelle sue giornate peggiori - a dormire diciotto ore totali nell'arco della giornata. Il suo fisico dava i suoi primi segni di cedimento e lui aveva bisogno di riposo; ecco cosa gli aveva risposto il medico a Taehyung quando il ragazzo gli aveva raccontato il fatto e quella risposta lo aveva visibilmente scosso, perché questi segni di cedimento sapeva bene a cosa avrebbero portato.

«No tranquillo. È che di là in salotto c'è la psicologa con Kook»

«Okay allora rimango fuori finché non avete finito»

«Ti ho detto che puoi entrare» Taehyung insistette, e nel farlo prese un braccio di Yoongi per tirarlo dentro casa.

«Ma non disturbo? Insomma gli incontri con gli psico-»

«Jungkook non sa che è una psicologa. È convinto che si tratti di un'infermiera che viene a controllare il suo stato di salute ogni due settimane» gli spiegò «La sua mente si rifiuta categoricamente di vedere una psicologa, è convinto che la signora di là sia la stessa infermiera che gli somministra i trattamenti di chemioterapia»

Le sopracciglia di Yoongi si aggrottarono lievemente confuse «E la seduta in cosa consisterebbe? Non sono private solitamente?»

«Solitamente ci sediamo in salotto e lei chiede a Jungkook come sta, cosa ne pensa della malattia, i farmaci, il suo umore e cose del genere. Partecipo anche io a queste sedute soltanto perché Kook non vuole rimanere da solo, ma rimango sempre e comunque in disparte per lasciargli la loro privacy»

«Ho capito»

Ad interrompere la loro conversazione fu l'arrivo di Jungkook che quel giorno - vinto dalla pigrizia - aveva deciso di rimanere tutto il giorno in pigiama, con l'aggiunta però di una delle tante felpe di Taehyung che tranquillamente pescava dall'armadio e poi indossava fieramente. Erano più grosse di lui di quasi due taglie vista l'evidente magrezza, ma Jungkook le indossava perché - secondo le sue stesse parole - quelle felpe avevano ancora impregnato l'odore buono di Taehyung, odore che si impuntava sempre ad annusare e riconoscere per evitare che la sua mente si dimenticasse anche di quello «Signor. Kim? Perché non torna di là?» gli occhi grandi del minore si spostarono da Taehyung verso Yoongi, analizzandolo dalla testa ai piedi «Tu chi sei? Ci conosciamo?»

Il nominato dovette prendere alcuni respiri per calmarsi prima di presentarsi al minore: voleva fare le cose per bene con Jungkook e di certo spaventarlo per colpa di un suo passo falso non rientrava nella lista delle sue priorità «Sono Min Yoongi, Jungkook. Sono tuo amico, giocavamo a basket insieme da piccoli ti ricordi?»

Our beautiful memories || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora