23. Scelte

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Capitolo 23: "Scelte"

La mattina successiva mi svegliai con una strana felicità. Il profumo di Federico mi si era incollato addosso e fu la sensazione più bella di tutte.
Era al mio fianco, con un braccio a contornare il mio corpo.
Svegliarlo mi sembrò una bastardata, ma il lavoro mi attendeva.
Senza dire nulla mi avvicinai a lui e gli lasciai un bacio sulle labbra.

«Mmh» mugugnò stringendomi forte.
«Buongiorno amore mio» sussurrai al suo orecchio.
«Buongiorno» rispose aprendo finalmente gli occhi.
Ero poggiata con la testa sul suo petto nudo e da quella vicinanza i suoi occhi erano così magnetici.
«Devi proprio andare?» mi chiese facendo gli occhi dolci.
Sentii una stretta al cuore.
«Si, ma essendo che stavo quasi per morire l'ultima volta, passi a prendermi per il pranzo?» ironizzai, sistemandomi meglio tra le sue braccia.
«Assolutamente».

Il tempo di lasciargli un ultimo bacio e mi decisi ad alzarmi.

Sentii il suo sguardo bruciarmi addosso.
Guardò ogni mio movimento, mentre prendevo l'occorrente per la doccia.

«Sai uno studio scientifico dice che fare la doccia insieme apporta un minore spreco d'acqua» iniziò a parlare, nel frattempo avevo quasi raggiunto il bagno.
«Te lo scordi, farò tardi al lavoro» gli dissi, voltandomi verso di lui e mostrandogli la lingua.
«Fallo per il pianeta Chloe!!» mi disse in risposta.

Scoppiai a ridere e chiusi la porta del bagno dietro le mie spalle.

Quando fui pronta, scesi le scale velocemente, Federico era in cucina. Me ne resi conto dall'inconfondibile profumo di caffè.
Così lo raggiunsi e lo scorsi, seduto alla penisola, con la tazza fumante tra le mani.

Mi avvicinai a lui, senza troppo indugi, gli tolsi la tazza dalle mani e presi un sorso.

«Ehy!» protestò.
«Scusa, sono in ritardo, mi farò perdonare stasera» dissi. Lasciai un bacio frettoloso sulla sua guancia e mi diressi verso la porta d'ingresso.

La poca luce rese la guida abbastanza complicata, per non parlare della cappa di nebbia che circondò la città quella mattina. La visuale che mi restò non andava oltre un paio di metri.

Per mia fortuna riuscii a raggiungere l'ufficio sana e salva.

Frettolosamente salii le scale e mi chiusi nel mio ufficio, impaziente di mettermi a lavoro e far si che quella giornata potesse filare liscia come l'olio.

«Chloe, ti aspetto nel mio ufficio tra dieci minuti» Antonio si affacciò alla mia porta. Dal suo sguardo non mi parvero buone notizie.

Annuii e nel mentre i pensieri mi affollarono la mente. Non capivo cosa potesse essere successo di così urgente, da convocarmi in ufficio di mattina così presto.

Un milione di strane idee si insinuarono nella mia testa, tutte più spaventose delle precedenti.

Ma ormai era tempo di andare, così mi feci coraggio e camminai verso il suo ufficio.
Mi parve di star percorrendo il miglio verde in quel momento, pronta per il patibolo.

La porta dell'ufficio di Antonio era aperta.
I passi che mi separarono da quest'ultima erano pochi e la curiosità mi crebbe dentro come una nuova vita.

«Eccomi Antonio» dissi, entrando con le gambe tremanti, dopo aver bussato.
«Chloe, mettiti seduta abbiamo tanto di cui parlare» indicò la sedia libera e io mi accomodai.
«Di cosa dobbiamo parlare?» la mia voce risultò roca, come se un groppo in gola bloccasse il suo normale flusso.
«Giovanna mi ha informato dei tuoi problemi, mi ha detto che ti ha vista al distributore del caffè ed eri abbastanza scossa» cercò di spiegarmi, senza andare diritto al punto.
«Ho avuto un po' di problemi con gli ultimi articoli, in effetti» sussurrai, ero imbarazzata, fino a quel momento svolsi il mio lavoro al massimo.
«Stai prendendo in considerazione di cambiare ramo? Infondo il giornalismo è così vasto» tentò.
«Giovanna ti ha detto anche questo vero?» possibile che non mi facesse prendere da sola le mie decisioni? Con i miei tempi e dopo averci riflettuto bene?
«Non prendertela con lei, io lo capisco, se vuoi provare a cambiare basta chiederlo, per il momento pensaci» sembrò così calmo mentre parlò, come se ci tenesse davvero ad aiutarmi.
«Va bene, lo farò, ci penserò» dissi alzandomi dalla mia seduta.
Lo vidi annuire e percepii che la conversazione fosse finita.

L'intervista || Federico Chiesa Where stories live. Discover now