30. Goodbye

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Capitolo 30: "Goodbye"

La mattina successiva, mi svegliai presto, silenziosamente scesi dal letto, per non svegliare Alba e Noah che ancora dormivano.

Presi l'occorrente per prepararmi e mi chiusi in bagno, in fondo al corridoio.
Quella mattina diedi ad Antonio la risposta alla proposta, ovviamente partire mi sembrò la scelta giusta da fare, per me stessa.

Lasciai scorrere il pigiama lungo il corpo e aprii l'acqua nella doccia per farla riscaldare un attimo.
Entrai nel box e mi lasciai cullare dall'acqua che scorse sul mio corpo. Mi rilassai un po' prima di decidere di darmi una mossa, avrei fatto tardi altrimenti.
Lavai i capelli biondi con accuratezza, massaggiando bene la cute e strofinando i capelli lunghi verso le punte. Poi passai al corpo, insaponandolo con il bagnoschiuma al muschio bianco, il mio preferito.
Le mie narici si inebriarono di quel profumo, tutto intorno a me prese quella fragranza.
Chiusi il getto d'acqua e uscii dalla doccia, avvolgendo il mio corpo nel morbido accappatoio lilla.
Velococizzai i miei movimenti, frizionando bene i capelli per poter togliere l'acqua in eccesso e successivamente prendendo il phon per poterli asciugare.
Una volta pronta, asciugai il mio corpo e indossai l'intimo.

Percorsi la strada a retroso, tornando nella mia camera e aprendo l'armadio.
Mi meravigliai di trovare ancora Alba e Noah a dormire beati.
Estrassi un jeans chiaro che abbinai ad un maglioncino bianco, poi aprii un'altra anta e presi degli stivaletti neri, con il tacco largo e abbastanza alto.
Indossai il tutto e afferrai, borsa, telefono e cappottino beige, uscendo dalla stanza in punta di piedi, perché quei tacchi facevano decisamente troppo rumore.

Una volta fuori dalla camera, iniziai a camminare normalmente, scendendo le scale e infilando al contempo il cappotto.

Scesa al piano inferiore, iniziai a cercare le chiavi della mia auto, mi chiesi più volte, dove diamine le avesse lasciate Noah il giorno precedente

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Scesa al piano inferiore, iniziai a cercare le chiavi della mia auto, mi chiesi più volte, dove diamine le avesse lasciate Noah il giorno precedente.
Le trovai, abbandonate, sul tavolo del salone. Le afferrai e mi avviai in strada.

Ero decisamente calma, e la cosa mi sorprese, perché io non ero mai calma, ci doveva sempre essere qualcosa che mi metteva agitazione, ma quella mattina, sapevo di star facendo la cosa giusta.

Guidai tranquillamente verso il mio ufficio.
Parcheggai l'auto nel posto riservato a me e scesi.
L'aria rigida mi colpì in pieno, così decisi di affrettarmi e aumentai il passo, per poter raggiungere la porta d'ingresso più velocemente.

L'atrio dell'azienda era vuoto, i miei colleghi probabilmente non erano ancora arrivati.
Salii le scale con passo spedito e il rumore dei tacchi riecheggiò per il corridoio, mentre raggiunsi l'ufficio di Antonio.

La porta era chiusa e bussai, aspettando un suo invito ad entrare, ma ciò non avvenne, così aprii la porta, che emise uno scatto sordo.
L'ufficio era immerso nella penombra e di Antonio non c'era traccia.

L'intervista || Federico Chiesa Where stories live. Discover now