Capitolo XVIII

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Quando sono rientrata in casa mia sorella mi viene incontro.
«Buongiorno,» dice, «dove sei stata?»
«A casa di Stefano,» dico di getto, pentendomene un attimo dopo.

«Che cosa?» Domanda lei strabuzzando gli occhi.
«Io, ehm, intendevo dire...»
«Giulia, ti senti bene?»
«Sto bene, sì! Ero a casa di Stefano perché l'altra volta ha detto di aver raccolto le foto dei passeggeri. Volevo vederle per cercare quella del ragazzo dei miei sogni e scoprire il suo nome!»
«Oh mio Dio! Come è casa di Stefano?»

«Giada!! Ma hai sentito cosa ho appena detto?»
«Beh, che c'è? Sono curiosa... L'hai sognato di nuovo?»
«Sì, questa notte. Non pensi sia strano? Avrei dovuto sognare Diego dopo ieri sera.»
«In effetti questo ragionamento non fa una piega. Come è andata la vostra serata?»

«Mi ha baciata,» dico e mia sorella fa un sorriso che non sembra felice, sembra invece preoccupato.
«Ero un'altra persona, prima dell'incidente. Non mi riconoscevo nei racconti di Diego. Non so se mi piacesse la ragazza che ero diventata insieme a lui.»

Mia sorella annuisce, «te l'avevo detto, e te lo dicevo anche prima, ma tu non mi davi ascolto. A quanto pare ti andava bene così, eri felice. C'erano cose che apparivano strane a tutti, ma tu sembravi non vederle o comunque non ti interessavano. Ho pensato che te ne saresti accorta da sola con il tempo ma, più questo passava più la tua metamorfosi sembrava irreversibile.»

Annuisco e, forse per la prima volta in modo serio, mi fermo a riflettere sul destino.
Come ha suggerito il misterioso ragazzo dell'aereo, siamo noi stessi gli artefici del nostro destino, se la storia con Diego riprenderà dovremo riscrivere tutto daccapo, la Giulia di cui lui si era innamorato era solo un personaggio di finzione che avevo inventato per giocare il ruolo della fidanzata perfetta, ma adesso non reggerei il ruolo di un personaggio che sento mi starebbe stretto, che non riconoscerei e interpreterei con fatica. Quella Giulia non esiste più.

«A che pensi?»
Al ragazzo dell'aereo – ma non lo dico ad alta voce – lui mi lascerebbe scegliere il drink.
«Non ordinerebbe al posto mio...»

Gin tonic! Urla la mia mente all'improvviso. Era questo che beveva il ragazzo sull'aereo, il drink tanto familiare di cui però non ricordavo il nome.

«Giada, sei davvero sicura che non avessi conosciuto nessuno prima di partire?»
«Come? Ancora?!»
«Niente, lascia stare.»

Devo aver sognato quel drink solo perché io e Diego lo avevamo bevuto da poco.
È così che succede nei sogni, no? Ci capita di rivivere piccoli episodi già successi durante la giornata, proprio come nel caso di quel Gin tonic. Non ho davvero vissuto quel momento sull'aereo con il ragazzo misterioso, si trattava solo di un riflesso di quanto era accaduto poco prima con Diego.

«Sei sicura di stare bene?»
«Tu credi che io faccia fatica ad accettarmi per come sono? Credi che tendo a mettere gli altri al primo posto perché ho paura che la parte più autentica di me possa non piacere?»

Mia sorella continua a guardarmi con aria perplessa.
«Faccio davvero fatica a seguirti, Giulia. Io penso che tu sia una persona magnifica e non dovresti avere paura di farlo vedere al mondo.»

Le stesse parole del ragazzo dell'aereo. Beh, più o meno, lui ha detto che non cambierebbe una virgola di me.

«Ricordi che oggi devi incontrare la dottoressa Martelli?»
«Già, magari lei mi aiuterà a capirci qualcosa.»
«Ti va di andare a fare colazione? Muoio dalla voglia di sapere meglio di ieri sera.»

Nell'andare in cucina recupero il mio cellulare. C'è un messaggio di Natalia. Invita me e Diego a cena dal suo ragazzo questa sera. Accetto senza troppa convinzione.
Subito dopo aver inviato il messaggio di risposta ne ricevo un altro. È Diego, che mi augura il buongiorno e scrive che non vede l'ora che arrivi stasera. Giada non si accorge che ho il telefono in mano, è intenta a preparare il caffè. Io allora penso a qualcosa da poter scrivere a Diego, ma mi arrendo appena mia sorella mi deposita una tazza fumante davanti.

Raccontami di meWhere stories live. Discover now