Capitolo XXXVI

42 16 29
                                    


Dopo poco esco di casa, diretta allo studio della dottoressa Martelli.
Di nuovo lo raggiungo in metro, mi posiziono anche stavolta nell'ultimo vagone del treno, oggi un po' meno affollato della precedente.

Inizio a guardarmi intorno, non so perché ma spero scioccamente di poter incontrare di nuovo la signora dagli occhi nocciola.
Inspiegabilmente sento il bisogno di vederla ancora, di ascoltare quello che potrebbe dirmi, di trovare tranquillità nel suo sguardo. Vorrei anche chiederle se è stata l'artefice del disegno. Scuoto il capo pensando che i miei ragionamenti stanno iniziando a diventare illogici, non potrei mai davvero incontrare di nuovo la signora, né quei disegni potrebbero davvero essere stati fatti da lei.

Stavolta i miei compagni di viaggio sembrano tutti molto presi dalle loro attività.
C'è chi sfoglia una rivista, chi legge un libro, due ragazze parlano animatamente fra loro, una bambina gioca con la sua bambola. Non noto nessuno che sia particolarmente interessante, né nessuna ragazza triste o più in generale una persona bisognosa di parlare con qualcuno, di poter essere consolata o ascoltata. Sento come se la magia che si è creata la volta scorsa in questo vagone non possa più ripetersi.

Fuori dalla stazione della metro, mentre cammino verso lo studio della Martelli, penso che sia la donna dagli occhi nocciola che la ragazza disperata facciano davvero parte di una mia allucinazione, o forse, uno stratagemma del destino per attirare la mia attenzione.

Nello studio della dottoressa non c'è nessun altro paziente in attesa, proprio come l'altra volta, per cui appena arrivo mi accomodo nella sua stanza.

«Buongiorno, Giulia,» mi accoglie cordialmente la dottoressa, io rispondo salutando e poi subito mi accomodo sulla poltroncina dell'altra volta.
«Ho delle novità» dichiaro, «sto lentamente riprendendo le vecchie abitudini, a partire dal fatto che sono ritornata a casa mia.»
La dottoressa annuisce senza commentare, invitandomi quindi silenziosamente a proseguire.

«Ho ripreso anche il lavoro, ritornare in agenzia mi ha fatto bene. La mattina mi sveglio piena di energia. Avremo a che fare con un nuovo cliente, c'è in gioco un progetto importante e sono molto motivata a prenderne parte.»
«E i sogni come vanno?» Chiede lei dopo aver sorriso annuendo.
«Negli ultimi giorni non ho più sognato dell'incidente. Ma ho capito che probabilmente il ragazzo che continuo ad incontrare quando dormo rappresenta la mia coscienza.»

«Spiegati meglio.»
«Ho avuto un incontro con alcuni membri della commissione di inchiesta, mi hanno chiarito la dinamica dell'incidente e mostrato alcune foto, fra cui quelle dei passeggeri. Il ragazzo che compare nei miei sogni non era fra loro. Mi è capitato di avere un flashback, ho rivissuto per un brevissimo istante il momento dello schianto in acqua, ma in quel frangente ero sola, nessuno mi stringeva fra le sue braccia per salvarmi la vita. Quindi ho capito che il ragazzo non è mai esistito. D'altra parte, ogni volta che lo incontro e lui mi parla sembra che mi conosca benissimo, quasi meglio di quanto io conosca me stessa, ecco perché ho dedotto che deve essere stata una invenzione della mia mente che forse vuole farmi ricordare qualcosa, un ricordo che però al momento è sepolto e fatica a venire a galla. O forse è solo una figura che mi serve nel momento dell'incidente, per farmi sentire al sicuro.»

«Che cosa ti dice esattamente quando ti parla?»
«Continua a ripetermi che devo svegliarmi e ricordare, io ho dedotto che vuole che ricordi qualcosa che ha fatto l'altra Giulia, quella di prima dell'incidente. Nell'ultimo sogno ha detto che il mio passato cerca di chiamarmi. Ma non credo ci siano altre cose che devo scoprire, ho saputo davvero tutto. Mi ha anche detto che non ho dimenticato chi sono davvero, forse questo è un modo del mio inconscio per eliminare i rimpianti che devo aver avuto.»

«Cos'altro hai saputo?» Chiede la dottoressa con curiosità.
«Il motivo del mio viaggio a Milano. Simona, la mia migliore amica, è venuta a trovarmi e mi ha spiegato che avevo trovato dei messaggi sul telefono di Diego. Messaggi che lui si scambiava con altre ragazze. Mi ero confidata con lei ma non avevo avuto il coraggio di parlarne con Diego e a quanto pare non intendevo farlo... L'avrei perdonato e questo a Simona non piaceva, lei... Lei non riconosceva il mio essere così remissiva e voleva affrontare Diego e dirgli che sapevo tutto. Ecco, stavo andando da lei per convincerla a non farlo. Assurdo, vero?»

Raccontami di meWhere stories live. Discover now