Prologo

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Il rumore della pioggia, quello dei ciaff ciaff delle scarpe, quello del vento, delle macchine, della vita che scorreva davanti a me.
C'erano tanti rumori, tutti insieme, lottavano per superarsi, e nonostante questa orchestra rumorosa, solo uno era riuscito ad attirare la mia attenzione, mentre ero sotto la tettoia di un negozio.
Uno starnuto.
Tra tutti, fu l'unico a farmi girare, ad attirarmi a sé...
Sentivo le gocce di pioggia scivolare lungo il mio viso, i miei capelli molli avevano perso la loro solita forma ed erano schiacciati contro il mio viso. Sbattei più volte le palpebre, per cacciare via l'acqua e mettere meglio a fuoco la fonte di quel rumore.

Lui era lì, appiattito contro il muro del negozio, quasi nella speranza di fondersi con esso, esattamente all'angolo con il vicolo. Teneva gli occhi chiusi, lo zaino stretto davanti al corpo, come protezione; tremava, proprio come un pulcino appena nato, le guance rosse e i capelli zuppi, spiaccicati contro la sua pelle bianca.
La divisa scolastica aveva cambiato colore, scurendosi come tutti i tessuti a contatto con l'acqua.
Il mio sguardo venne attirato dal movimento nelle pozze d'acqua dei suoi piedi; spostò il primo, e poco dopo l'altro, cercando di raggiungere il vicolo. La spalla, non coperta dalla tettoia, subiva il martellare delle gocce di pioggia.
Non sapevo bene cosa fare, non sapevo bene cosa pensare, e mentre gli altri correvano via davanti a noi con le borse sopra la testa, o cercavano, esattamente come abbiamo fatto noi, riparo, tolsi la mia giacca per appoggiarla, forse anche sgarbatamente, sul suo corpo.
Il tessuto si adagiò sul suo corpo; coprendo quella chioma castana e le spalle tremanti per il freddo che l'acqua doveva provocare nel suo corpo. Così nascosto da quella giacca troppo grande per quella figura così esile, sembrava un fantasma.
Il suo viso rimaneva coperto dalla mia giacca e questo mi proibii di scorgere la sua onesta reazione. Sentivo la curiosità che mi mordeva lo stomaco: dovevo vedere la sua espressione, capire se quel viso si era contratto in una semplice smorfia di sorpresa o se era arrossito; continuare, però, ad osservarlo così tanto a lungo risultò fuori luogo. Controvoglia, fingendo un certo interesse verso quelle nuvole scure che coprivano la luce, iniziai ad osservare il cielo. 
Non potei non notare la somiglianza sbalorditiva che quelle nuvole mi riportavano alla mente e nel rumore della natura, mentre piangevano perché dovevano dimenticare qualcosa, un flebile suono di voce mi raggiunge le orecchie.

«Grazie...»

Come un piccolo brivido, quel suo sussurro mi attraversò ovunque, partendo dalla schiena fino alla gocciolina che stava per cadere dalla punta della mia ciocca.
Senza controllo, un piccolo sorriso si andava formando sulle mie labbra.

«Prego.»

E la mia voce risuonò forte e sicura, in confronto a quella dubbiosa e leggera proveniente dal ragazzo accanto a me.

Spazio per me
Salve salvino. Ho iniziato una revisione a caso della storia, perché secondo me ne aveva veramente bisogno.
Non dico di essere migliorato nella scrittura, anzi, probabilmente faccio ancora schifo lol, però era da tanto tempo che non riscrivevo così, con zero sbatti di quello che potevano pensare gli altri ahhaha. E non vedevo l'ora.
Ho provato un nuovo metodo per scrivere, per vedere come andava ma boh, vedremo come va ahhahaha.
Niente basta, ciao ciao.
Kiss.

"C'è un errore nei miei calcoli" - BoyxBoy - [Revisionata]जहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें