Capitolo 4

33 4 0
                                    

"Saluteremo dalla nostra finestra
Il tempo che passa"

Canzone del tempo che passa - Gianmaria Testa

Salivo le scale molto lentamente. Il terzo piano apparve davanti ai miei occhi; quel corridoio bianco e lungo, in cui ho messo raramente piede, in quanto le mie classi sono sempre state al primo ed al secondo.
Affacciandomi dalle scale, la prima cosa che mi è saltata agli occhi è stata il deserto; nessun rumore di scarpe, nessun chiacchiericcio, nemmeno un'anima viva che camminava per questo piano. Dalle finestre chiuse - proibito aprirle, rischio morte - osservavo il giardino sul retro, pieno di studenti che correvano dietro ad un pallone, dipingevano o scattavano foto ed intervistavano persone - soprattutto i membri del club di giornalismo, alla ricerca di nuovi scoop.
La prima cosa che mi ha fatto sospettare di questa riunione e storcere il naso è stato notare come due ragazzi del consiglio studentesco - su 5, riconoscibili per quella fascia rossa odiosa - erano in giardino, ad osservare che tutto andasse secondo le regole scolastiche, evitare litigi e altro.
Mi sono guardato nuovamente intorno, ho osservato il mio orologio da polso ed ho tastato la tasca alla ricerca del cellulare, pronto a mandare un messaggio ad Akane, un s.o.s. vienimi a salvare perché mi rapiscono.
Yoshida spuntò da una classe in fondo al corridoio, sventolò la mano per attirare la mia attenzione e, con un semplice gesto, mi intimò di avvicinarmi.
Secondo allarme.
La stanza in fondo non era una classe, nemmeno una sala riunioni, ma uno sgabuzzino.
Eppure ho continuato a camminare verso di lui, sorpreso da come non dubitavo veramente delle intenzioni di quel ragazzo.

«Entri pure.»

Sono state le sue parole.
Ed ancora, ho seguito le sue istruzioni; sono entrato nello sgabuzzino, stretto e pieno di ripiani con oggetti perduti del terzo piano, attrezzi per pulire e molte altre cianfrusaglie.
Mi sono girato, trovandomi le spalle al muro e la via d'uscita sbarrata da lui.

«Che... bel posto per una riunione.»

Non ho lasciato la mia cartellina, come solitamente avrei fatto, e l'ho stretta nel mio palmo, pronto ad usarla in caso di necessità estreme.
La mia testa era piena di stupidaggini: avevo timore di un ragazzo di 18 anni. Io, che durante gli anni di scuola, facevo a pugni un giorno sì e l'altro pure. Sì, mi sono proprio rammollito.

«Non è così stupido. O almeno lo spero...»

Yoshida si guardò intorno, indicando con fare teatrale la stanza.

«Pensa ancora essere una riunione?»

«Perché mai dovrei dubitare delle parole di un mio studente?»

Esatto Ryu, giocatela così.

Yoshida fissò le sue iridi celesti nelle mie, tirando indietro il ciuffo che minacciava di cadere davanti a quegli occhi.
E di nuovo, quella strana sensazione di "ho già visto questa persona."
Gli occhi, non solo il colore, ma anche le dimensioni e lo sguardo che ti scrutava fin dentro l'anima. Ed in più, il colore dei capelli, aveva una qualche tonalità di biondo già vista.
L'unico problema restava il fatto che non ho mai conosciuto un ragazzo che rispondesse perfettamente a queste descrizioni.
Anche perché mi sarebbe sicuramente rimasto impresso... Era quasi il mio tipo.
Strinsi forte la presa sul mio telefono, posizionato nella tasca destra dei miei pantaloni, ed attesi, calmo e tranquillo, aspettando una qualche spiegazione.
Non dovevo chiederla, era sottinteso nell'aria che la volevo e doveva darmela. E lui, lo leggevo dalle sue mani in continuo movimento, non vedeva l'ora di annunciare ad alta voce la verità.
Mi fissò un'altra volta, e questa volta, il suo sguardo rimase troppo ancorato a qualcosa...
Non potevo guardarmi allo specchio, ma le iridi non erano alzate per guardare nelle mie, ed anche il mento stava riposando tranquillamente, senza essersi sollevato. Eppure guardava dritto e, seguendo la traiettoria...

"C'è un errore nei miei calcoli" - BoyxBoy - [Revisionata]Место, где живут истории. Откройте их для себя