Capitolo 3

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"Boy, you're an alien
Your touch, so foreign
It's supernatural
Extraterrestrial."

E.T. - Katy Perry.

Il vento mi scompigliava i capelli; veniva dalla finestra semichiusa, la luce era offuscata ed illuminava quel poco la stanza, in modo da far vedere la strada a chi camminava.
La mia testa era piena di confusione, pesava tantissimo, come ogni giorno quando mi svegliavo. Come ogni giorno da quando tu, mio amato Eiji, non c'eri più.
La fatica che sentivo nello sforzo di alzarsi è sempre stata enorme, fin da bambino; un dormiglione, come diceva Tanaka. Il suo signorino è sempre stato un dormiglione. Ma mentre accanto a me, la mattina, avevo la mia luce, avevo più voglia, più forza di alzarmi, di affrontare la litigata coi miei genitori, di ascoltare le sclerate delle sorelle Fuji.
Le tende che coprivano le finestra si muovevano al suono del vento, creando un suono dolce, a ninna nanna. Era il vento che le cullava, ed insieme cullava il mio sogno.
Girai la testa per schiacciarla, coprendo occhi, naso, bocca. Le mie braccia, una distesa, l'altra teneva la mia fronte.
Con gli occhi chiusi, ho cercato di ritornare con la testa a quel dolce tepore, quel sogno della sera prima, di tu, a stringermi forte, e nonostante il più forte fossi io, eri sempre tu che mi abbracciavi da dietro. Mi circondavi con quelle braccia mingherline, che a mala pena riuscivano a sollevare uno scatolone pieno di libri.
Ma ciò che contava era il calore emesso dal tuo corpo, il battito del tuo cuore contro la mia schiena; che aumentava ogni volta che sfioravo la tua mano, ogni volta che afferravo il tuo polso e lo avvicinavo al mio petto, facendoti sentire come anche il mio cuore batteva per te.
Tutto questo, avvinghiati sotto quella coperta, sdraiati sul futon, in camera mia, con il vento che, proprio come ora, entrava dallo spiraglio della porta lasciato dal mio maggiordomo.
Si trattava proprio del rumore del vento; lui è stato colpevole di riportarti a me. Ti piaceva ascoltarlo, perché pensavi parlasse, e lo facesse con te. Ti piaceva sentirlo tra i capelli, udirne il sussurrare...
Ti è piaciuto, io mi sono sempre domandato, anche mentre ti affrontava e cercava di fermarti...?
Il rumore della vita fuori dalle finestre mi ha riportato sulla terra, purtroppo. Ma io ho voglia di dormire, di continuare a dormire...
I miei sensi sono spenti, chiusi, inattivi, tutto addormentato quasi anestetizzato. Potrei muovermi, ma no...Difficile tirare su le braccia pesanti...
Vicino a me, ho sentito un altro leggero fruscio, ma non tanto forte ed importante da attirare la mia completa attenzione.
Sarà qualcuno entrato nella stanza per vedere se il morto qui è ancora vivo.
O semplicemente era il vento.
O tu, nel vento.

Sì... eri tu. Eri tu, riconoscerei il tuo tocco fra mille.
Le tue lunghe dita, morbide e delicate, mi hanno appena sfiorato la guancia. Eri tu, come un tempo. Togliermi una ciocca di capelli dalla guancia, per portarla dietro l'orecchio.
E' stato il tuo tocco, e di nessun altro; il vento è tornato sotto tuo comando, a prendersi cura di me.
Un altro fruscio, e questa volta ho sentito una leggera spinta alla schiena, il rumore di un tessuto spostato e un leggero tocco sulle spalle.
Mi sono mosso, e tu ti sei spaventato, ti ho sentito trattenere il respiro.
Oh Eiji, non dovresti avere paura di me...
Poi, hai continuato; hai sistemato qualcosa sulle mie spalle, lo hai stirato, massaggiandomi un poco la schiena e poi, con un coraggio che non sapevi nemmeno tu di avere, ti sei avvicinato. Percepivo il tuo tocco tremante, dubbioso, ogni tua paura veniva trasmessa da quella mano situata dietro la mia schiena. Poi il tuo odore, il tuo respiro si sono fatti più vicini al mio viso...
E le tue caldi labbra hanno lasciato un leggero bacio sulla mia guancia.
Ed, infine, i passi veloci di chi correva via dopo un fatto pericoloso. Subito il freddo prese possesso del mio corpo, lo stesso freddo che ho provato a vederti andare via.

Non lasciarmi ancora una volta... Torna qui.

Tremavo, tremavo come una foglia sull'albero pronta a cadere. Tremavo e per coprirmi, la mia mano ha afferrato il tessuto che hai appoggiato sulla mia schiena.
Riconoscerei sempre la mia giacca. L'ho stretta forte tra le mie mani, l'ho stretta a me, chiudendomici dentro, come un bozzolo.

"C'è un errore nei miei calcoli" - BoyxBoy - [Revisionata]Where stories live. Discover now