Capitolo 1

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"Where do I begin
To tell the story of how great a love can be"

(Where do I Begin?) Love Story - Francis Lai/ Andy Williams

La luce che filtrava dalla finestra illuminava la navata centrale della chiesa.
Quel raggio assomigliava a quelli tipici di una scenografia di un film rosa; colpiva perfettamente il mosaico situato al centro della navata, illuminando tutto intorno di un bellissimo mix di colori, diretti verso le quattro diramazioni di quel corridoio, arrivando a colpire anche le panche posizionate una dietro l'altra, ai due lati della chiesa - destra e sinistra. 
Il fascio di luce nascose l'ombra che avanzava, annunciata solo dal rumore dei suoi tacchi che rimbombavano ogni passo, fino a raggiungere il centro della navata, interrompendo la danza di colori con quel lungo vestito bianco che nascondeva proprio il rumore che raggiungeva le mie orecchie.
Situato in piedi, con le mani legate davanti e le braccia stese in modo da coprire leggermente lo smoking, osservai di sfuggita il sorriso felice del prete, prima di concentrare tutta la mia attenzione su due occhi verdi che brillavano, quasi a voler sfidare i colori di quel mosaico sotto i suoi piedi. E loro erano più luminosi, nonostante fossero nascosti da quei grossi occhiali caratteristici della mia amica.
Raggiunge, con passo lento, le prime panche vicine all'altare, dove si trovava, in piedi e con un vestito azzurrino che le fasciava il corpo, sua sorella; gli occhi lucidi, dello stesso colore, minacciavano di far cadere copiose lacrime. Le dita, coperte di anelli, stringevano un fazzolettino che, all'occorrenza, avrebbe nascosto il danno.
I nostri occhi si incrociarono per un secondo, di sfuggita, e nessuno avrebbe potuto notare come in quel momento vi era una intesa. Tutti concentrati sul duo che stava per nascere, non potevano immaginare che, in realtà, eravamo una triade; l'unica che avrebbe potuto notare quello scambio e che, infatti, si accorse di quelle occhiate era Nanami, quella stessa donna vestita di bianco, i capelli legati in una crocchia ed adornati con un bellissimo velo che le calava sulle spalle. Con un braccio sul grembo e l'altro stretto alla figura del padre, raggiungeva gli scalini di pietra che conducevano all'altare.
Abbandonando dietro di sé quella figura dagli occhi che minacciavano copiose lacrime, salì quei gradini, liberandosi del padre che fece qualche passo indietro, raggiungendo il resto della sua famiglia.
La cerimonia fu molto veloce: si trattava, dopotutto, di un matrimonio organizzato in fretta e furia. 
Mentre cercavo di ascoltare le parole del prete che aveva l'incarico di realizzare questa unione, cercai di osservare quelle poche persone che avevano ricevuto l'invito a quel matrimonio.
Non potei evitare di andare proprio lì, con lo sguardo, dove sapevo che lo avrei visto: infatti, austero come sempre, sulle panche laterali accanto alle varie candeline accese per le preghiere e le donazioni, stava quell'uomo dai capelli marroni scuri, corti, con un taglio molto simile a quello militare. I suoi occhi scrutavano ovunque, ed osservava impassibile la cerimonia, nemmeno un sorriso o un accenno di approvazione, in netta contrapposizione della donna sorridente al suo fianco.
Si stringeva a lui e dentro di me sapevo come combattesse quella voglia di nascondere il viso sul braccio dell'uomo al suo fianco. Ma si trattenne perché non poteva perdere un secondo di quel momento così magico, che aveva aspettato dal primo momento in cui avevo messo piede in questo mondo.
Con quei suoi tipici guanti da festa, con le decorazioni floreali, stringeva il fazzolettino nella mano libera e si puliva qualche volta una lacrima che cadeva lungo la guancia, a cancellare quello strato di trucco eccessivo per tutte le donne di questo pianeta.
Sentii la mano di Nanami racchiusa nella mia dare una leggera stretta. La guardai, spostando i miei occhi azzurri su di lei, cercando di mostrarle un sorriso, per tranquillizzare quel suo sguardo preoccupato.
Ammisi a me stesso che, dopo aver incontrato quegli occhi così freddi e distanti dell'uomo sulle panche, smisi di ascoltare le parole del prete. Le mie orecchie si erano chiuse, rendendo ogni suono ovattato.
Si risvegliarono solo quando udirono la tipica frase, anche questa da film.

"C'è un errore nei miei calcoli" - BoyxBoy - [Revisionata]Where stories live. Discover now