Capitolo 5

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"Hey, I felt the coldness of my winter
I never thought it would ever go
I cursed the gloom that set upon us, 'pon us, 'pon us
But I know that I love you so"

The rain song, Led Zeppelin.

La pioggia continuava a cadere incessantemente, battendo sulla tettoia del negozio. Sentivo i brividi portati dal vento alzare i peli sulle mie braccia; proprio quel vento che mi avrebbe dovuto accarezzare.
Potevo stringermi nelle braccia e cullarmi col suono della vita che scorreva davanti a me, delle lacrime delle nuvole, ed immaginare che invece eri tu, a vivere.
Eri tu ad abbracciarmi; era il tuo tocco, anche se più freddo.
Ti vedevo ovunque, non sono mai riuscito a toglierti dalla mia testa. Eri nel vento, nella pioggia, nel sole che tentava di bruciarmi, eri nel mondo, nel mio mondo.
Ma tu hai deciso di distruggere quella vita che avevamo e il perché è sempre rimasto nascosto con te. La verità non è mai uscita, nemmeno Yoshida ha trovato qualcosa, indagando tra i tuoi oggetti.
Con gli occhi chiusi, mi tenevo le braccia, massaggiando gli avambracci coperti dalla sola camicia bianca, cercando un leggero calore.
Ma il freddo che sentivo forse non era causato dal vento, ora; era un freddo interno, nelle mie ossa.
Il freddo lasciato dal tuo abbandono.
E mentre mi perdevo nei miei pensieri su di te, le nuvole andavano spostandosi, camminando via, andandosene e portando con sé quel tuo ricordo.
Avrei voluto portassero via questo gelo dell'inverno che avevi lasciato in me. Non ho più sentito un'estate, una primavera, solo il freddo del mio inverno.
Il sole caldo non riusciva a fare il suo lavoro, e non venivo mai riscaldato.
Ancora con gli occhi chiusi, mi sono stretto di più le braccia. Il mio cuore batteva piano piano, come se fosse morto, come se non volesse più vivere, senza qualcuno a completarlo. Qualcuno che, purtroppo, aveva deciso di andarsene e fermare il suo, di cuore.
Le gocce di pioggia scivolavano dai miei capelli e continuavano a bagnarmi le guance; cadevano incessanti, ed andavano ad infrangersi per terra.
Mi percorrevano tutto il viso e, abbassando la testa, mi sono accorto di come cadevano irregolari al suolo.
Poi, improvvisamente, si è spento tutto, la poggia è sparita, così come era arrivata e il mondo ha ripreso a vivere normalmente; i primi coraggiosi hanno iniziato a ricamminare per raggiungere la loro destinazione.
Ed io invece ero ancora lì a sgocciolare, senza una giacca a proteggermi da questo gelo.

«Professore...»

È stato così inaspettato.
Ho alzato di scatto la testa verso quello studente a cui avevo prestato la giacca, motivo per cui non l'avevo più.
Mi ero talmente isolato, mi avevi così tanto bloccato a te, che mi sono scordato di essere con qualcuno, nascosto alla pioggia.

«Lei...»

Mi tendeva la mia giacca. Era molle all'interno, dopotutto lui era bagnato più di me; tremava, lo vedevo dalle sue labbra, ma continuava a tendermi la mia giacca.
Quegli occhi nocciola... Così simili, così profondi.

Non mi guardare così. Non guardarmi come se provassi pena per me, non studiarmi come facevi sempre...

Ho scosso la testa e accompagnando indietro la sua mano, ho riappoggiato l'indumento su di lui.
Uno di fronte all'altro, le sue mani chiuse sul petto, le mie che stringevano la giacca e mi assicuravo coprisse anche il suo collo - meglio evitare un raffreddore.

«Lei piange.»

La sua voce.
Poi il tocco gentile, il contatto della sua pelle, nonostante il tempo, leggermente calda. Le sue lunghe dita mi hanno accarezzato la guancia, hanno fermato la lacrima che cadeva.
Il suo palmo ha riscaldato completamente quella piccola parte di viso.
Il tocco, così familiare. Così bello.
Così simile.
Ho ceduto: mi sono lasciato un secondo andare. Ho sistemato meglio la mia guancia a contatto col suo palmo, ho adagiato il mio viso verso di lui.
È stato solo un secondo, un piccolissimo secondo di debolezza.
Ho subito allontanato il viso, preso il suo polso e spostato dalla mia pelle. Ed il dolore che ha causato, il freddo che ha colpito quella parte era indescrivibile.
Il leggero calore che aveva offerto, svanito nel nulla, sostituito, anzi, da un ghiaccio incredibile, che non avevo più provato da quella notte.

"C'è un errore nei miei calcoli" - BoyxBoy - [Revisionata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora