2.8 - BEVERLEY 💋

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Voglio vincere la scommessa.

No, non è vero, quello che voglio è risvegliare il senso di competizione di Mandy, ma forse avevo ragione quando gli dicevo che era un opportunista. Per lui ero solo qualcuno da tenere ai suoi piedi e quei baci, l'ultima sera, non erano veri. Voleva solo giocare sulle mie debolezze. Forse si ricorda anche di me, ma mi sta solo prendendo in giro. E magari con Jane si fa un sacco di risate alle mie spalle, quando scopano a letto.

Ma chi se ne frega se lui non mi ama, no? Abbasso la testa. Troppe domande, e troppe lacrime che sto tentando di nascondere. Io sono Beverley Mark, quella che sta sopra.

Devo solo dare del mio meglio ora, metterlo KO e voltargli le spalle, dimostrare che sono meglio io, che non mi faccio mettere sotto per una scopata o due.

Lungo il corridoio del settore del campus ci sono un sacco di ragazzi che mi seguono con lo sguardo e non solo, le voci che girano, che sono lesbica, forse mi aiuteranno, o forse Bab e Debbie mi hanno del tutto tagliato fuori dal cazzo di qualsiasi maschio qui.

«Mark?» da dietro la voce del professore di elettronica mi blocca.
Mi passo la mano sul viso. «Professore?» mi giro e gli sorrido, anche se devo abbassare la testa: è un nanerottolo di un metro e mezzo. Forse è un Gremlin. La cosa mi fa ridere.
«Tu e Ferguson siete i migliori del corso».

Annuisco, lo so.

«C'è un concorso statale, per un progetto di elettronica. Chiaramente, noi partecipiamo. Voglio che mi presentiate il progetto insieme». Mi allunga un foglio con scritto sopra "bando" a lettere cubitali.

«Lei ha già chiesto a Ferguson? Non so se voglia partecipare» lo informo, a voce spenta, «Abbiamo una specie di faida in atto, sui voti».

Annuisce «Lui ha accettato, ha detto di dire che se non accetti, è come se tu ammettessi la sconfitta» alza il sopracciglio, «Non so di cosa stesse parlando, ma lui ha detto che avresti capito».

Cos'è questa emozione? Lui mi ha lanciato una sfida? O vuole solo una scusa per starmi vicino? Forse quello che pensavo non è vero. Forse è attratto da me anche se non si ricorda.

Le dita mi si piegano nelle scarpe, ho un prurito tale sotto i piedi, che vorrei correre e saltare per il campus dalla... gioia? Possibile che questa sia la felicità? Qualcosa che ti fa volare così in alto che senti di poter scavalcare anche l'edificio più alto del campus?

Però non posso fargli vedere come mi sento, né al professore, né a Mandy.

In biblioteca lo individuo e gli sbatto la cartella davanti al computer. «Ci tocca lavorare per un bel po' gomito a gomito».

Lui alza su di me quegli occhi di ghiaccio. Ha una calma che mi pare impossibile. Saltami addosso, Mandy, come solo tu sai fare, ti prego.
«Senti, Ferguson», lo guardo negli occhi «Patti chiari: io e te si lavora e basta».

Annuisce «Tanto, se è vero che lo fai perché vuoi mascherare che sei lesbica, siamo pari con la mia presunta impotenza».

Non sono lesbica. Sei tu Mandy, che puoi prendermi quando vuoi. No, non posso dirglielo. «A proposito, forse, e dico forse, sono davvero lesbica, ma se non vinciamo il primo premio, ti prendo di nuovo a pugni».

Si alza di scatto, la sedia stride e rimbomba in tutta la sala, è a due centimetri da me, sento il caldo del suo respiro sulle labbra, quel profumo di mare. Sposta la testa di lato e raggiunge il mio orecchio con la bocca. La sua guancia appena rasata sta sfiorando la mia, e ho i brividi tra le gambe, mi sembra ancora di sentirlo dentro, pulsante e caldo.

«Se vinciamo, voglio baciarti. Lesbica o meno». Mi lascia sola, paralizzata in mezzo alla sala.

C'è Debbie che mi guarda di sbieco da una scrivania in fondo alla sala.

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