Fase della Negazione

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Capitolo uno: Fase della Negazione

Si cominciò a svegliare mentre sperava che il mal di testa le fosse passato. Fu così per fortuna, era immersa nell'attimo in cui gli occhi non distinguono bene le cose. Doveva essere prestissimo con la mente ancora annebbiata, e gli occhi che stavano facendo fatica ad aprirsi percepiva l'arancio intenso dell'alba.

"Troppo arancione" pensò dopo che gli ingranaggi del suo cervello cominciarono a girare. Si raddrizzò lentamente, ma, ebbe ancora un'altra sensazione: quella di stare in diagonale e di avere dei gradini sotto di se. Assurdo, almeno che Sara sentendola russare non l'avesse buttata fuori di casa. Tanto Tea non se ne sarebbe accorta, quando dormiva niente l'avrebbe potuta infastidire. Ora i suoi occhi erano, dopo una dura lotta con la stanchezza residua, aperti. Scattò in piedi e rise. Di certo non era stata Sara a farla trovare dove si trovava, "dopo lo devo scrivere" pensò con gioia e ansia di non perdere l'idea, ne le immagini che stava vedendo. Era davvero un bellissimo sogno. Era su una scalinata di marmo, che conduceva a quattro archi, che dall'alto dovevano formare un semicerchio. Archi come quelli che aveva visto nelle chiese barocche. Guardò bene intorno a se, la sua immaginazione aveva superato se stessa: c'erano nuvole bellissime al di la della balaustra. Avevano varie sfumature prima in viola poi azzurro e arancione per poi, verso la fine di ogni una di esse, sfociare nel bianco. Voleva sporgersi ma appena provò ad avanzare si accorse di un altro "dettaglio": c'erano persone sparse per la scalinata, ancora addormentate. Tutte sparse in su e in giù, tutte diverse. Notò a qualche centimetro di distanza dai suoi piedi un ragazzo. Aveva più o meno la sua età, capelli castano chiaro e corporatura normale. Pensò che fosse bello. Ma subito dopo pensò anche che era d'intralcio tra lei e il guardare più da vicino quelle nuvole così dense da sembrare solide. Se la misteriosa alba non fosse divenuta meno forte, ci sarebbe di sicuro inciampata sopra. Peccato che non aveva sognato anche Sara li, le avrebbe detto in un attacco di euforia

" Svegliamolo mettendogli un suono fortissimo nell'orecchio". Accennò un sorriso pensandolo, aveva otto anni ma secondo la sorella il suo entusiasmo per le cose "macchiettistiche" non sarebbe cambiato. Il suo pessimo senso dell'umorismo sarebbe rimasto intatto. Tea sperava almeno che con gli anni avrebbe trovato qualcuno a cui piacevano questo genere di cose come a lei. Almeno non sarebbe stata sola, ad essere considerata strana. Scavalcò il ragazzo e si sporse. Quello che vide, avrebbe voluto fotografarlo o per lo meno avere l'illusione di farlo, se solo il suo cervello le avesse fatto sognare il cellulare. I suoi occhi cercavano inutilmente di catturare ogni cosa fosse loro possibile vedere, e facendo così si alimentavano di nuova curiosità. Le nuove si erano talmente dense da sembrare solide ma diventavano quasi trasparenti quando le si vedevano da vicino. L'universo, le stelle, gli asteroidi, le galassie tutto si vedeva. Si sentivano, se si faceva attenzione, delle note di violino in lontananza. Ricordò che quando aveva l'età di Sara voleva impararlo a suonare. Ma i suoi genitori non potevano permetterselo, così rimase un desiderio perso, chi sa dove nei meandri più reconditi della sua mente, sembrava banale ma quelle note le avevano portato alla memoria questo ricordo. Lontanissimo c'era la terra "Devo scriverlo quando mi sveglio" guardò ogni dettaglio dieci volte, aveva timore che la sveglia l'avrebbe portata via da tutto quello. Sentì un rumore dietro di se, in un primo momento credette che si trattasse del ragazzo dal nome ignoto. Ma in realtà era una donna anziana che aveva "dormito" più in là verso la fine della scalinata marmorea. Vide la ragazza che la fissava da lontano

<<Ciao>>

provò a dire in maniera disinvolta

<< Dove siamo ragazza?>>

Aggiunse

<< Non si preoccupi tra qualche minuto mi sveglio>>

La donna parve non capire. Anche gli altri cominciarono a svegliarsi. C'era chi scattava per guardare tutto, chi restava seduto zitto, chi abbracciava e parlava con qualcuno. Molti sorridevano, altri erano dispiaciuti. Altri ancora piangevano, disperati.

Dall'altra parte dell'universoWhere stories live. Discover now