Fase della depressione parte 1

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Capitolo quattro: fase della depressione parte prima

Sentì una mano dalla pelle morbida come una pesca, che le accarezzava la guancia, la sensazione era bellissima, strano immersa in quella tragedia folle non avrebbe mai creduto di sentire una sensazione così.  Le ricordò il bacio sulla fronte che sua madre le dava da piccola per misurarle la febbre. I sensi che la morte "si era dimenticata di toglierle" si stavano riattivato uno per uno, come se la fuga da quegli esseri le avesse tolto ogni energia e capacità o almeno la loro parvenza.

<< Tea...>>

Incredibile, la ragazza dai lunghi capelli neri e ricci s'accorse di avere la mano di Mattia sulla guancia. Quella mano morbida era la sua.

<< Spero di essere all'inferno! Almeno così la cosa sarà definitiva e non logorante e svilente come ora>>.

Ora la mano di Mattia la smise di accarezzare, vide di nuovo, erano in una specie di deposito. Lei era sdraiata per terra, l'ultima volta che si era trovata in quella posizione le cose erano andate storte. Assurdo che ora avesse "paura" di quella posizione. Assurdo come una cosa semplice possa diventare un ostacolo, se la nostra pelle ne porta ancora i segni.

La sola eccezione in quella posizione era  che ora aveva la testa sulle gambe incrociate del quasi naufrago.

<< Mi dispiace per prima ma non è stata colpa mia! Quello che succede qui non è colpa mia!>>

Si alzò, non voleva false delicatezze da parte di chi l'accusava

<< Secondo te invece è colpa mia!>>

Mattia sembrava arrabbiato

<< Non vedo altri che non aprono porte o prendono chiavi. Siamo qui solo per le tue scelte, e con tutta franchezza non mi sembra che ci abbiano portato chi sa dove, e questo non mi sembra giusto>>.

Disse con provocazione

<< Ma che vuoi? Sei tu che sei voluto venire con me! Potevi stare, dove stavi! Forse quegli esseri ti avrebbero dato un'altra chiave, oppure ti avrebbero fatto aprire la porta senza! Giusto? Tu parli di giusto? La morte non è giusta. Come fai a non vederlo? Io provo un qualcosa che non si può descrivere. Voglio riabbracciare chi mi manca, ma le forze di tutto questo non me lo permettono. È terribile. Ci giriamo intorno e facciamo finta di non vederlo. Quello che sta capitando a lei non è giusto! Ti ripeto queste cose da quando ci siamo incontrati ma non so perché fai finta di non sentirmi!>>

Lo urlò talmente forte e con rabbia che ebbe paura che, se mai fosse esistito, Dio l'avrebbe potuta sentire. Dopotutto non era così impensabile. Versò anche qualche lacrima, voleva piangere ma non c'è la fece, Era stremata. Non voleva più continuare, iniziò a sentirsi come il fantasma di se stessa più che come "l'anima" di se.

<< Basta, contattiamo gli angeli, chiediamo scusa e speriamo che siano come i cartoni animati li descrivono>>

Si rimise a terra, non parlò ne pensò più

<< Non credo che tu voglia prendere decisioni in questo momento. Mi dispiace, tu hai più forza di me. Non ho preso la chiave e ti ho inseguita perché non ho il coraggio di prendere una decisione, non ho mai lottato duramente per cose importanti.  Forse lo avrei fatto ma non potrò mai saperlo. >>

Tea era sollevata, non poteva più sopportare il peso di essere l'unica a sfogarsi in continuazione. Come se fosse stato solo un suo "difetto"

<< Il lottare non mi ha portato a niente solo a conoscere altro dolore. Non so se siano già passati anni e non c'è ne siamo accorti, ma passeranno e le persone cui abbiamo voluto bene si dimenticheranno di noi, cioè non sentiranno più la nostra mancanza e non so se...>>.

Dall'altra parte dell'universoWhere stories live. Discover now