Fase della rabbia

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Capitolo due: Fase della rabbia

Quando aprirono gli occhi, le loro mani erano ancora l'una nell'altra.

<< Grazie>>

disse quasi sibilando la voce di Mattia. Tea avrebbe voluto dirgli che in realtà era lei che doveva ringraziare lui, senza averlo incontrato probabilmente sarebbe impazzita di più di quanto ora non stesse già facendo. Ma ora come ora non aveva parole, ritrovarsi morta senza sapere nemmeno il motivo era troppo strano. Cominciò a non capire quello che sentiva. Si accorsero solo dopo di quello che li circondava. Lei che ancora aveva la mano in quella del ragazzo ora si strinse di scatto al suo braccio: sotto di loro vi era il vuoto. Cioè non il vuoto ma l'universo. Quello che prima aveva visto dalla balaustra. Le galassie, gli asteroidi i pianeti e lontanissimo la terra. Si ricordò di tutte le volte che aveva detto anche per scherzo, di voler andare in altri mondi. Ora era stata accontentata. Oltre che in basso guardò intorno molti si spaventarono altri continuarono a piangere altri ancora volevano tenere gli occhi chiusi.

Gli esseri che tutto sembravano ma non angeli, una volta controllato che tutti ci fossero, fecero apparire delle porte ogni una davanti ad una persona e nelle loro mani apparvero chiavi. Naturalmente anche Tea si ritrovò davanti la sua porta. Ma non era una porta comune uguale a tutte le altre. Ogni porta era diversa, lei si ritrovò davanti la porta di casa dei suoi nonni. Da piccola andava ogni domenica a mangiare li. Lo aveva sempre fatto fino a 19 anni. Poi le domeniche, persero la loro magia e le risate. Ma ora le risenti. Accostò l'orecchio alla porta e sentiva ogni cosa: la voce di sua nonna, quella di suo nonno, i suoi cugini, che facevano rumore. Ci fu una lacrima sul suo viso ma era di gioia.

<< Andrete per percorsi che vi porteranno alla pace>>

Dissero cantando incoro gli esseri.

Pochi lo fecero subito, aprirono la propria porta e sparirono. Con entusiasmo. per la maggior parte ci volle molto.

Mattia aveva davanti a se quella che sembrava una porta di una cameretta per bambini, sopra c'erano tre iniziali di lettere colorate di blu: E, F,M. Sembrava ansioso di entrare.

<< Tu cosa senti provenire dalla tua porta? Io sento io e i miei fratelli fare la lotta da piccoli. Sento anche mia madre che viene e ci urla di smettere, mentre ci porta i biscotti fatti da lei. Che buon profumo. C'è li ha sempre fatti>>

<< Per cosa stanno le iniziali?>>

Gli domandò eludendo la domanda. Non sapeva nemmeno come facesse a sapere che, ogni uno sentiva una cosa diversa ma non le importava. Mattia rimase per un minuto immobile, come se se li stesse ricordando

<< Ernesto e Fabio>>

Detto questo gli mostrò la chiave che aveva in mano, Mattia guardò attentamente lo sguardo di Tea, la ragazza sembrò incuriosita. Dopo un po' gliela prese dal palmo. L'avvicinò davanti ai suoi occhi.

Non fu certo la particolarità dell'oggetto a colpirla, era una chiave normale. Solo un particolare era carino: un nastro azzurro.

<< Perché sei calmo? Fino a poco fa piangevi. Non ti irrita tutto questo? Non vorresti risentire tutto, rimangiare i biscotti di tua madre?>>

<< Non decidiamo nulla>>

<< È proprio per questo che dovresti arrabbiarti>>

Restarono così per un po'

Ora gli esseri stavano passando tra le poche persone che esitavano ancora, uno di loro si avvicinò a quei due, che per sempre sarebbero rimasti solo ragazzi.

<< Non esitate>>

Disse cantando tutto luccicante girando intorno a loro

"Esitare è tutto ciò che mi rimane. Odio gli angeli"

Tea pensò tanto lo sapeva che se anche lo avesse detto, nulla sarebbe cambiato.

Abbassò lo sguardo e d'improvviso fu ancora più distante, distante ancora di più dalla terra, da lei stessa, da quegli esseri che sembravano avere a genio solo la felicità immotivata di un qualcosa che non era ancora riuscita a capire. Era vero non era mai riuscita a capirsi del tutto, quindi come poteva capire questo? Avrebbe voluto passare l'eternità così in piedi davanti a quella porta con lo sguardo perso. Avrebbe pregato per questo, se avesse creduto in...non lo sapeva. Dio non c'era e gli angeli non avevano sembianze umane e ali morbide. Stava cominciando ad alzare lo sguardo, rassegnata che la sua vita non era stata come la immaginava, ma mentre lo faceva, notò che gli angeli entravano e uscivano da una porta invisibile tra un gruppo di stelle un po' più in là. Fu questione di poco, ovviamente non fu la ragione a farla agire, quella sene era andata da quando la ragazza dai lunghi capelli neri e ricci si era svegliata, su quella maledetta scalinata. Si gettò tra le ultime persone e gli angeli che restavano.

<<Ferma>>

Gridò Mattia che la stava inseguendo. Se voleva far colpo su chi gestiva le cose lassù, stava andando benissimo.

Quando si accorsero quello che voleva fare si mossero con rapidità per prenderla. Era a pochi passi dalla porta invisibile. Fece per aprirla come se fosse stata una porta normale, fingendo che ci fosse una maniglia. L'aveva aperta per un secondo esitò ma a spingerla dentro senza volerlo fu il ragazzo dagli occhi nocciola. Aveva perso il controllo del suo slancio. Furono dall'altra parte e Tea chiuse la porta di scatto.

Dall'altra parte dell'universoWhere stories live. Discover now