𝟔𝟕- 𝐎𝐫𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐦𝐚𝐧𝐭𝐫𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐢𝐧𝐟𝐫𝐚𝐧𝐭𝐢

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Amber stava disfando la sua valigia e aveva ricoperto il letto con ogni sorta di indumento: aveva usato come criterio per raggrupparli i loro colore e il genere; avevano fatto eccezione la biancheria intima e i calzini, che erano stati gettati alla rinfusa sopra i cuscini alla sua destra.

Nonostante l'intensa mole di lavoro, riusciva di tanto in tanto a lanciare delle occhiate giudicanti verso il suo migliore amico. Aveva invaso la sua stanza con il più ignobile dei pretesti: in quell'istante, teneva incollato l'orecchio al fondo del bicchiere mentre lo teneva saldo contro la parete, oltre la quale ascoltava la conversazione tra Luke e Lakshmi; la fotografa soggiornava nella camera adiacente a quella della truccatrice.

Era stato curioso di sapere cosa si sarebbero detti fin dal viaggio in macchina.

La ragazza sollevò un body argentato dal bagaglio; mentre lo piegava, bofonchiò contro di esso. «Non ti senti un idiota? »

Il ragazzo le intimò di fare silenzio portandosi l'indice sulle labbra.

La testa platinata si voltò verso di lui e inarcò le sottili sopracciglia color nocciola. «Fai sul serio? Guarda che vengo lì e ti rompo il culo»

Le dedicò uno dei suoi tipici sorrisi fatti di sole e carisma; dopodiché, le sibilò velocemente: «Taci, mostro. Altrimenti non sento»

Amber gli dedicò un sospiro seccato mentre tornava a dedicarsi alle sue mansioni; segretamente, aveva trovato adorabile il suo comportamento puerile e non voleva fargli capire che si fosse intenerita. Anche lui tornò a dedicarsi al fondo del bicchiere dopo la loro breve interazione.

Qualche minuto più tardi, la ragazza finì di svuotare i bagagli mentre il vociferare, proveniente dall'altra stanza, aumentava d'intensità: non le era possibile distinguere le parole ma non aveva dubbi che stessero urlando.

Guardò verso la parete e quando vide che il suo migliore amico continuava a spiarli, scosse la testa. Sfilò l'elastico grigio dal polso mentre l'osservava e si legò i capelli: non erano molto lunghi ma la infastidivano quando si piegava e le finivano tra gli occhi. Dopodiché, si chinò sulle innumerevoli torri di panni che assediavano il materasso e incominciò a trasportarne una parte verso l'armadio.

Sospirò contro le ante di legno quando capì di non poterle aprire da sola.

Si voltò verso il ragazzo e si rivolse a lui con fare irritato. «Ti dispiacerebbe? »

Tony le rivolse un'occhiata veloce e lei fece un cenno con la testa verso i vestiti che la sommergevano; il parrucchiere fece roteare gli occhi e posò il suo bicchiere accanto a un altro identico su un comodino a poca distanza.

Una volta liberate le sue mani, camminò verso di lei e quando giunse a destinazione, aprì l'armadio e l'aiutò a non far precipitare l'imponente pila di indumenti che reggeva, prendendone una porzione fra le sue braccia.  La depose all'interno del mobile, poi si diresse verso il letto e trasportò nello stesso modo tutti gli altri capi; impedì a Amber di dargli una mano e quando non vi furono più capi d'abbigliamento sulla superficie del letto, si piegarono sulle ginocchia per sistemarli.

Amber provò a indicargli dove posizionarli, ma il ragazzo la conosceva tanto bene da riuscire ad anticipare ogni suo ordine; fu per questo che dopo poco la ragazza si arrese e presero a lavorare in silenzio. Nel frattempo, le loro spalle si sfioravano in continuazione.

La truccatrice non riuscì a non sbirciare verso la sua direzione: l'hairstylist indossava una canottiera nera sbracciata che contrastava con la limpida croce d'argento e di brillanti che portava al collo. La maglietta esibiva i suoi tatuaggi in tutto il loro splendore: le braccia erano coperte fino al polso di figure e scritte che ritraevano momenti importanti della sua vita. Amber conosceva ognuna di quelle storie; ma la più triste era raccontata dal piccolo viso piangente del pagliaccio che portava nascosto dietro l'orecchio.

Ciò che la morte non ti regala Where stories live. Discover now