CHAPTER TWO

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I play it cool with the best of them
I wait patiently

Quando parla di nuovo al telefono con Harry, non è piacevole. Per niente. Ma vista la giornata in cui è capitato, Louis non sa come esserne stupito.

E' il giorno del suo compleanno, la Vigilia di Natale, e anche se la Casa Bianca è in fermento per la festa del giorno dopo, la sera a cena, come sempre, c'è suo padre. Perché è una giornata importante e perché Louis fa ventitré anni, quel giorno, e anche se lui e sua madre sono divorziati da anni, ormai, a certe cose Léon non manca, mai. Louis prova sentimenti contrastanti, a riguardo, perché da una parte ne è grato, ma dall'altra è suo padre, cazzo, e forse essere lì al suo compleanno è una specie di minimo sindacale.

Sua madre non era nemmeno Presidente, quando si erano lasciati. E' stato tanto tempo fa. Léon, pur non volendolo, era sempre stato una specie di ombra, nella sua carriera: europeo, ex marito, politico di uno stato lontano dall'America eccetera eccetera. C'è da dire che non aveva mai usato questa posizione per aggravare quelle che erano le sorti di sua madre, anzi, entrambi tenevano la loro fragile vita familiare lontana dal lavoro, come avevano sempre fatto. E finché erano stati insieme erano una coppia difficile, sempre pronta a dare troppo o troppo poco, ma da quando hanno preso strade diverse c'è una sorta di quieto vivere, tra di loro, sempre sul punto di esplodere.  Letteralmente, ogni volta che si vedono. Louis e Lottie non sapevano più cosa pensare, di quelle occasioni, se esserne felici o no.

Come sempre, perché Louis nella vita è sempre stato portato a sperare in maniera quasi impossibile, si dice che per il suo compleanno le cose saranno diverse, anzi, se lo ripete durante i giorni precedenti. E la mattina del suo compleanno tutto va bene: sommerso di auguri dal pubblico, sommerso di auguri dalla famiglia, sommerso di auguri dagli amici. Persino Harry gli scrive Buon compleanno!, e poi una foto di David. Era ovvio che lo sapesse, ma lo fa sorridere lo stesso.

Léon arriva con il suo sciame di sicurezza e valigie di pelle francese (è un tipo patriottico, niente da dire), e si sistema nella stanza della Casa Bianca che Jay gli ha riservato, prima di fare il suo ingresso lontano da completi eleganti, Servizi Segreti e impegni politici. Come sempre quando viene in visita a Natale, stringe prima Louis: ''Bonjour, petit. Buon compleanno.''

''Grazie, papà'' preme nella sua spalla, e Léon lo guarda con un'occhiata decisa, anche se sta sorridendo. Louis si corregge abbassando il mento: ''Merci.''

Suo padre si lascia andare ad un occhiolino, prima di prendere Lottie tra le braccia e complimentarsi con lei per i suoi ultimi articoli, accarezzandole i capelli e passando quasi meccanicamente dal francese all'inglese, come se niente fosse. Sua madre non era mai riuscita a imparare bene la lingua come forse avrebbe voluto, quindi tutti e tre evitano di usarla, se sono insieme, ma sia Lottie che Louis sono cresciuti, fino a un certo punto, in bilico tra l'America e la Francia, ed è per questo che sono ugualmente fluenti in entrambe. A volte, pensare in francese gli riesce persino più facile, ma non è un potere di cui abusa. Già è contento di avere suo padre in giro, perché anche se la Casa Bianca risucchia via tanto, di una vita familiare normale, la presenza di suo padre in famiglia è qualcosa che prescinde, da quello. E a volte Louis si abbandona a pensare a come potevano andare le cose.

A cena, ovviamente, sia Lottie che Louis provano a parlare di qualsiasi cosa che non sia lavoro. E' il compleanno di Louis e Liam, prima di partire, presenzia alla cena esattamente per quello, dopo avergli borbottato il suo stupore per la capacità di Louis di sopravvivere così tanto. Eppure, visti i loro genitori, le parole cadono comunque lì. ''Stavo pensando di darti una mano per le prossime campagne elettorali'' butta lì Léon, e Jay smette di tagliare il suo filetto.

Red, White & Royal Blue ||L.S.||Where stories live. Discover now