CHAPTER FIVE

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You know I love a London Boy

Ha modo di rivedere Harry dopo due settimane, e stranamente, per quanto le statistiche dicessero il contrario, l'idea non è di Louis, ma anzi arriva alla Casa Bianca sotto forma di cartoncino d'oro, direttamente dalla Famiglia Reale.

E' un bene, questo, perché Louis stava impazzendo. Se gli chiedete come mai, non sa precisamente rispondervi, eppure è così. Non fa altro che mandare ad Harry mail e messaggi, in quelle due settimane, si sente come un ragazzino lontano dalla sua cotta del liceo per le vacanze di Natale, solo che Harry è davvero inafferrabile, è lì, lontano dalla punta delle sue dita, a un oceano e un continente di distanza. Non ha più paura di dirgli che gli manca, lo fa una volta al giorno, almeno, e la sensazione che ha, su tutta la faccenda, è strana. Dopo quella notte a Los Angeles si sente come se fosse rannicchiato sul fondo del corpo di Harry, piccolo come un girino, tutto arrotolato e al caldo. Non riesce a smettere di pensarci, fissa il muro per minuti interi, poi sospira e si riscuote, ritornando alla sua vita. O almeno, fino all'invito, appunto.

E' bordato di decorazioni e assolutamente aristocratico, se glielo chiedete. Chiama Harry e chiede senza salutare: ''Esiste gente povera nel tuo paese? E poi, ci sono già stato nel palco reale. Stai smettendo di offrirmi novità luccicanti come una volta, principino.''

''Se tua madre non fosse la donna d'America, direi che sei un delinquente. O una piaga, non lo so'' valuta dopo un attimo, prima di cambiare tono: ''Vieni, per favore?''

Quindi, ovviamente Louis si ritrova a Wimbledon. E' il suo unico giorno libero dalla campagna elettorale e ha attraversato un paio di fusi orari solo per stare con Harry. Ma sta alla grande. ''Come ti ho già detto'' sta dicendo il Principe, che cammina al suo fianco ''Ci sarà anche Philip. Cosa di cui mi dispiace. E poi, chiaramente, qualche Reale con cui ti capiterà di parlare. Gente di nome Basil.''

''Ho dimostrato di avere una buona tendenza a gestire i nobili.''

Harry sembra ingoiare a vuoto: ''Hai del coraggio a parlare così come se niente fosse, comunque. Me ne servirebbe un po'.''

Louis saluta calorosamente Bea quando arrivano ai loro posti, notando che il sole, per una volta, splende piacevolmente su Londra, illuminando gli spalti bianchi. Inquadra con la coda dell'occhio varie celebrità britanniche che, ovviamente, già stanno guardando nella loro direzione. ''Centrali e frontali?'' domanda Harry, occhieggiando i posti. E' nervoso e si vede. Bea alza le spalle:

''Cosa ti aspettavi? E' il palco reale e tu sei il Principe.''

Nonostante tutto, Harry si siede tra Bea e Louis, ma si tiene lontano dal suo spazio con gomiti e ginocchia, le spalle rigide. Passano del tempo a seguire gli incontri della giornata (a quanto pare nel tennis non si urla e non c'è una vera e propria tifoseria, cosa che non capisce pienamente), finché Philip e Martha non fanno il loro ingresso: lui sembra un'ameba, quasi, uno schiaccianoci di legno, Martha è carina, dalla pelle luminosa e il sorriso leggero. Louis si chiede come facciano lui ed Harry ad essere fratelli. La genetica è sorprendente, deve dire. ''Buongiorno'', saluta l'erede al trono, sedendosi accanto a Bea. Più di una volta squadra Louis, come se si stesse seriamente chiedendo che diamine ci faccia lì seduto, tra di loro. Anche la moglie imita la stessa occhiata, ma forse lei ce l'ha ancora per la torta. Louis non avrebbe scusanti. ''Harry'' dice, con tono assolutamente piatto, eppure suona accusatorio. La schiena dell'altro si tende contro la sedia, ma ancora, non parla. ''Mi fa piacere vederti. Sei stato così impegnato, negli ultimi tempi. Con l'anno sabbatico e il resto.''

Red, White & Royal Blue ||L.S.||Where stories live. Discover now