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Scarlett dovette ammettere almeno a sé stessa di essere tesa quasi quanto i tre Omega mentre facevano il loro ingresso nella stanza. Il lettino ricoperto da una carta blu e la fila di pinze, dilatatori e tamponi che si susseguiva sul tavolo di sterile acciaio non facevano che rendere l'ansia più reale, mentre il forte tanfo di disinfettante nell'aria rendeva già difficile il respiro. I corpi incollati al suo iniziarono a tremare impercettibilmente e la ragazza non poteva biasimarli. Fu solo quando la porta dell'ambulatorio attiguo si aprì che riuscì, finalmente, a lasciare che un minimo di sollievo le alleggerisse il petto.

-Scusate se vi ho fatto attendere, cari! So che dovete già essere in apprensione, ma vedrete che ci metteremo pochissimo!

La donna che fece il suo ingresso nella stanza aveva un viso tondo e gote arrossate, che enfatizzavano il suo sorriso rassicurante, e il caschetto corto che le abbracciava i lineamenti sembrava rendere la sua espressione ancora più dolce. Ma, inevitabilmente, il dettaglio che catturò davvero l'interesse di Scarlett fu la scritta evidente sul suo distintivo.

Omega.

Non sapeva se fosse opera dell'infermiere Beta o se fosse solo una coincidenza, ma Scarlett voleva ringraziare il cielo in ginocchio. Il tremore che proveniva dai tre corpi scemò velocemente e poté percepire la loro presa allentarsi appena dalle sue braccia.

Un'altra Omega come loro. Qualcuno che poteva capirli e poteva trattarli con la delicatezza dovuta. Qualcuno che non avrebbe potuto fare loro del male.

-Allora, cari, adesso ho bisogno che uno alla volta vi stendiate qua e io cercherò di essere super veloce, ok? Se vi faccio male, mi chiamate e io mi fermo! Se non riuscite a chiamarmi bussate contro il lettino e io saprò che devo fare una pausa.

Scarlett sorrise alla donna, respirando un po' più profondamente prima di lanciare uno sguardo ai tre giovani accanto a lei. Con occhi curiosi ma corpi cauti, guardavano la dottoressa prima di fissare gli strumenti sul tavolo, come se non riuscissero a decidere se credere alle sue parole o indulgere nelle proprie paure. Ma quando la voce della donna eruppe nuovamente, Scar si ritrovò a voltare di scatto la testa verso di lei.

-E voi, signorina, volete restare con loro?

Non sapeva perché, ma la ragazza si ritrovò a combattere con un muro di imbarazzo mentre si forzava a pronunciare una risposta.

-Ah, ehm... sì. Io sono del Centro protezione Omega. Sono qui per assisterli durante gli esami prima di riaccompagnarli al dormitorio.

Alla sua risposta, però, Scarlett vide gli occhi della donna percorrere il suo viso per poi scivolare sui tre corpi aggrappati a quello di lei. Un sorriso, più mitigato di quello che aveva mostrato in precedenza, quasi nascosto, come se volesse essere solo per se stessa, nacque sulle labbra della dottoressa. Lo sguardo che tornò a osservarla sembrava nascondere un segreto che non sapeva se condividere o meno. Poi, la vide annuire lentamente.

-Ma certo. È evidente che gli Omega siano... molto a loro agio con voi, perciò se a loro va bene potrete assistere all'esame.

Scarlett analizzò per un istante le parole della donna nella sua testa, soppesando il tono e la pausa con cui aveva enfatizzato il comportamento dei ragazzi. Ma non ebbe tempo di arrivare a capo di ciò che poteva significare perché la dottoressa si era già voltata per afferrare i guanti di lattice e accedere un vaporizzatore che aveva mancato di notare, posto su un mobiletto accanto al lettino.

-Cerchiamo di spingere un po' di odori rilassanti in questa stanza, che dite? Dunque, chi è il primo coraggioso?

Quando la donna si rivolse nuovamente verso di loro con un ampio sorriso, quasi come se stesse chiedendo ai tre Omega chi volesse ricevere un gelato, Scar riportò lo sguardo su di loro. La sua bocca era già in procinto di tradurre le parole della dottoressa, che si fermò. I tre sguardi si osservavano come se già sapessero e dovessero solo prendere quella decisione. Con serietà, si contemplavano a vicenda e, di nuovo, non pronunciarono neppure un suono. Scarlett posò gli occhi sul viso dell'angelo quando si allontanò appena dal suo corpo, fermandosi a pochi passi per guardarla con sopracciglia aggrottate e una leggera tensione nelle labbra. La ragazza inghiottì la preoccupazione dalla sua gola e si forzò a sollevare gli angoli della bocca.

Vaniglia e caramello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora