19. Dirty Girl

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🔞 Capitolo molto pesante,
leggete consapevolmente 🔞

ESTHER POV

Pensavo che non potesse andare peggio ma forse mi sbagliavo. La voragine nel mio petto che solo lui era riuscito a riempire per brevi e fugaci istanti minaccia di riaprirsi e allargarsi ancora di più fino ad inghiottirmi.

Sto iniziando davvero a dubitare di me stessa. Sono completamente vuota, si è portato via tutta la serenità che era riuscito a regalarmi.

I momenti con lui avevano ricolorato la mia vita, mi ha fatto riscoprire la voglia di vivere ma si è portato via tutto. Ora vedo solo grigio intorno a me.

Di notte lo sogno. Di giorno non riesco a smettere di pensarlo.

Ne sono ossessionata? Può essere. O forse rincorro disperatamente l'unica cosa bella che mi è capitata dalla morte di mia madre.

So che tutto questo può sembrare esagerato ma, in questo momento, mi sento come una bambina che viene privata del suo peluche preferito, l'unico in grado di farla addormentare serena e al sicuro.

Christian, in pochissimo tempo, mi è entrato dentro tutto d'un fiato. Ha messo cerotti e ha disinfettato le mie ferite. Non mi ha mai fatta sentire rotta.
Non ha mai approfittato della mia debolezza, a differenza di qualcun altro.

15 Agosto

Ryan era fermo con le spalle appoggiate al muro accanto alla porta d'entrata del bar. Stava sempre lì, impalato, nella speranza di trovare qualche malcapitato a cui vendere l'eroina che nascondeva nei boxer.

"Ehi bellezza", raddrizza la schiena quando mi vede, un leggero venticello caldo e appiccicoso tipico del mese di Agosto mi colpisce alle spalle mentre esco dal locale barcollando,

"E-ehi", sbiascico con gli occhi appannati per la sbornia e la bocca secca, non riesco nemmeno a mettere bene a fuoco il viso di chi mi sta parlando, riesco solamente a distinguere una folta chioma di capelli biondi che ricadono disordinati in una serie di riccioli dorati, le labbra sottili che si incurvano in un sorriso malizioso e gli occhi azzurro ghiaccio dalla forma allungata che indugiarono un po' troppo a lungo sul mio corpo percorrendolo da cima a fondo.

"Piacere Ryan", porge la sua mano dale dita lunghe e magre nella mia direzione,

"Piacere Esther", anche se riluttante gli stringo la mano e avverto il calore della sua stretta forte e decisa scaldarmi il petto.
Finalmente un po' di calore. Anche se, in questo stato, non riesco a capire se sia lui o tutto l'alcol che ho ingurgitato a farmi avvampare.

"Che ci fai qui?", Ryan molla la presa e mette di nuovo la distanza tra i nostri corpi riappongiandosi con la schiena al muro,

"Cerco di distrarmi", sussurro impercettibilmente, mi rendo conto che mi ha sentita perchè sul suo volto fa capolino lo stesso sorriso di chi la sa lunga che aveva poco fa,

"Potrei avere quello che cerchi", nel ghiaccio degli occhi di Ryan balena un luccichio,

"Cioè?", domando titubante,

"Ho la felicità. Qui", con una mano stringe il cavallo dei pantaloni e io sgrano gli occhi,

"No, bellezza. Non è quello che intendo", Ryan scoppia in una fragorosa risata intuendo la piega che le sue parole avevano preso nella mia testa, "Intendo dire che ho qualcosa che potrebbe farti stare meglio. E no, non è il mio cazzo. Anche se non mi dispiacerebbe", ammicca come se fosse del tutto normale per lui quella situazione.

MOY SVETWhere stories live. Discover now