21. Always and forever

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ESTHER POV

I raggi di sole penetrano dalla finestra e illuminano debolmente la mia stanza. Apro gli occhi e non appena tento di scostare la coperta un brivido di freddo mi percorre la colonna vertebrale e l'emicrania si impossessa delle mie terminazioni nervose.

Per qualche istante perdo completamente il senso dell'orientamento, serro immediatamente le palpebre e stringo tra le dita il piumone soffice.

La consapevolezza di essere caduta nuovamente così in basso mi fa vergognare di me stessa. Ma, d'altronde, finchè agisci nell'oscurità e nessuno può vedere, tutto è meno reale.

Prendo un bel respiro e mi metto a sedere sul bordo del materasso appoggiando le punte dei piedi al pavimento, dopo qualche minuto mi sento decisamente più stabile così tento di alzarmi.

Il sapore acido del vomito mi avvolge la lingua, ho un assoluto bisogno di lavarmi immediatamente i denti.

Barcollando e sbattendo qua e là riesco ad arrivare al bagno, il rumore della bottiglia che si schianta al suolo fa capolino nella mia mente.

Ora, però, non c'è nemmeno un frammento di vetro sul pavimento e sono abbastanza certa di non essere stata io a pulire quel disastro.

Il mio sangue si raggela all'improvviso,

nonna Agata è tornata?

Mi precipito in cucina per controllare e, mentre percorro il corridoio, il profumo di muffins al cioccolato e caramello aleggia nell'aria.

Non è nonna Agata, lei mi avrebbe preparato la crostata di more.

Non appena varco la soglia, rimango a bocca aperta nel vedere Sarah che rimbalza come una pallina da ping pong impazzita per tutta la cucina. I suoi lunghi capelli castani svolazzano qua e là mentre si accinge a mescolare con una frusta l'impasto al cioccolato.

Immerge l'indice all'interno per poi assaggiare la miscela, lo porta alla bocca e nell'assaporarlo si sporca gli angoli delle labbra color ciliegia.

La cucina è un vero disastro: sull'isola sono sparse qua e là delle ciotole sporche, il pacco della farina è caduto di lato e ce n'è una piccola montagnetta vicino ai fornelli. I tasti della bilancia sono macchiati di impronte marroncine. La teglia di muffins fumanti sta quasi per cadere a terra dato che l'ha lasciata sul bordo del bancone.

Se mia nonna fosse qui, le verrebbe un infarto.

Ridacchio sottovoce e Sarah sembra accorgersi solo ora della mia presenza.

Mi sorride, radiosa e bella come mai prima d'ora.

"Buongiorno dormigliona. È quasi ora di cena", non mi da nemmeno il tempo di risponderle che, come suo solito, parte in quarta con i suoi monologhi,

"Ho preparato i muffins. Vuoi? Ho chiamato tua nonna, le ho detto che mi fermo qui per farti compagnia. È molto contenta", sfila i tortini fumanti dallo stampo per metterli in un vassoio, "Hai fame? Oppure vuoi qualcosa di salato?",

continua a parlare a raffica e necessito di tutte le mie energie per starle dietro,

ha preparato i muffins,

rimane qui,

nonna Agata è contenta,

ho fame?

dolce o salato?

Aspetta... Sarah rimane qui?

"Sarah...", non voglio che rimanga o, meglio, lo vorrei ma non mi va che veda tutta la merda che mi sto portando dietro e dentro in questo periodo della mia vita, non voglio trascinarla in questo mare di schifo perchè non lo merita,

MOY SVETWhere stories live. Discover now