13. Intentio

1 0 0
                                    

Clarissa

«Quindi io dovrei essere in grado di schivare le pietre che mi lanci? Non sono un vampiro, non ho la supervelocità.»

Definirmi scettica in quell'occasione era un eufemismo, quando David aveva accettato di addestrarmi non pensavo che mi sarei ritrovata a rischiare il linciaggio per mano del vampiro davanti a me.

«Sbagliato. Ti puoi muovere più veloce di qualsiasi umano. Devi solo volerlo.»

«Se basta solo volerlo perché devi lanciarmi contro dei sassi?» Protestai alzando un sopracciglio, ero pronta a scommettere che lui, a differenza mia, si stesse divertendo.

«Perché devi imparare a comandarlo.» Rispose come se stesse parlando della cosa più stupida del mondo, cosa che invece non era per nulla scontata.

«Non c'è un altro metodo?» Mi rifiutavo di credere che non ci fosse, insomma quale essere sano di mente si sarebbe messo a lanciare pietre contro qualcun altro solo per fargli imparare a usare un potere?

«No, temo di no.» Sorrideva lo stronzo, se a fine giornata mi fossi ritrovata con i lividi addosso lo avrei ucciso.

«Se mi colpisci...» Gli puntai il dito contro lasciando in sospeso la frase, non serviva che la concludessi per percepire la minaccia neanche troppo velata.

«Se ne schivi almeno uno usando i poteri ti compro un libro nuovo.» Promise lui, sorridendo.

«Non vale corrompermi in questo modo.»

«Funziona?» Domandò sapendo bene che la risposta era affermativa.

«Per tua fortuna sì, però lo scelgo io il libro da prendere.»

Credo sia inutile dire che i primi tentativi non andarono a buon fine, non che mi aspettassi di riuscire al primo tentativo, ma neanche di prendermi tutti quelle pietre addosso. David sosteneva che le stava lanciando piano, peccato che, per quanto poco dolorose si rivelassero, erano comunque veloci abbastanza da non darmi il tempo di processare quello che l'occhio vedeva.

«Ti stai concentrando troppo. È tutta una questione d'istinto.»

Lo guardai come se avesse due teste in più. Ma si ascoltava quando se ne usciva con certe cose? A sentirlo sembrava quasi che dovessi chiudere gli occhi e pregare di schivare quei sassi per miracolo divino.

«Dico davvero, i tuoi sensi sono più sviluppati di quel che credi. Lascia che il cervello agisca a livello inconscio.»

«Tu fai così?» Domandai e quando lo vidi annuire con convinzione non mi rimase che arrendermi e cercare di capire cosa intendesse.

«Okay, riproviamo, vediamo quanto ci metto a capirlo.» Pronunciai ancora, ero rassegnata al fatto di venir di nuovo colpita e in effetti quello fu il risultato del primo e del secondo lancio, al terzo però qualcosa cambiò perché la pietra mi prese solo di striscio. Mi voltai verso David in cerca di una spiegazione ma lui stava sorridendo a trentadue denti.

«Vedi? Non è così difficile.» Mi motteggiò già pronto a lanciare di nuovo.

«Lanciane un'altra.» Incalzai concentrata, ero decisa a schivarla. Non andò proprio così, ci vollero più tentativi per avere pieno successo e David non mancò di prodigarsi in altri consigli, quando però ci riuscii usai istintivamente quell'acquistata nuova velocità per saltargli addosso ridendo.

«Bava stellina, ci hai messo meno di quel che pensavo.» Il vampiro aveva un'espressione compiaciuta. «Adesso usiamo questa velocità per un bel corpo a corpo.»

«Contro di te?» Domandai mentre lui mi faceva tornare a terra. «Ti batto di sicuro.»

«Ma se non sai neanche come si tira un pugno.» Mi scompigliò i capelli in un gesto affettuoso, con lui avevo trovato subito una dimensione di comfort che non avevo neanche con chi conoscevo da anni e quella cosa ancora mi destabilizzava, ma quelle interazioni erano così facili che rinunciarci mi pareva impossibile.

«Non è vero.» Gli feci una linguaccia. «Me l'hai fatto vedere l'altro giorno.»

«Bene, allora colpisci.» Alzò una mano come se fosse uno di quei guantoni che usano gli allenatori di pugilato.

Esitai per un momento, poi sferrai il colpo che andò a impattarsi contro il suo palmo, David scoppiò a ridere e chiuse la mano per bloccare la mia ancora stretta a pugno.

«Vedo come ti ricordi quello che ti ho detto.» Mi fece posizionare bene il pollice. «Il giorno in cui ti farai male perché lo metti nel modo sbagliato, ti ricorderò che hai fatto di testa tua e che io mi ero raccomandato di fare esattamente il contrario.»

Arricciai il naso il una smorfia giocosa.

«Alla prossima lo faccio bene.»

«Ora che te l'ho appena detto è facile, ne riparliamo tra qualche colpo. Forza, riprova.»

David mi fece ripetere quello stesso movimento finché non fu soddisfatto di quel che vedeva, poi passò a farmi provare qualche altro colpo che già mi aveva spiegato e alla fine, quando credetti che eravamo giunti alla fine di quell'allenamento, sorrise prima di impartire un altro ordine.

«Bene, ora rifacciamo tutto daccapo ma devi usare tua la velocità.»

«Cosa? No.» Protestai sedendomi in terra. «Sono troppo stanca anche solo per pensare di alzare il mignolo.»

«Appunto per questo, devi usare l'istinto e la memoria muscolare.» Tese le mani per aiutarmi ad alzarmi nuovamente. «Mostrami e riesci a usarla anche solo a livello inconscio e poi ti porto a prendere quel libro che ti ho promesso.»

Ci vollero altre due ore piene per completare la sua richiesta, a detta di David mi ostinavo a ragionarci troppo sopra, ma alla fine riuscii a spegnere il cervello e a riprodurre quella velocità sovrumana che stavo scoprendo. Quando mi resi conto di esserci riuscita, esausta, alzai bandiera bianca per stendermi sull'erba che era stata terreno di allenamento fino a quel momento e non prestai volutamente ascolto ai tentativi che il mio amico stava facendo per invogliarmi a provare un'altra volta.

«Basta.» Pronunciai ansante avvertendo una gocciolina di sudore scendere dalla mia tempia, dovevo essere madida di sudore. «Mi alzerò da qui solo per andare in libreria.»

L'ombra della figura di David che torreggiava su di me oscurò la luce diretta del sole, stava sorridendo sornione come se non mi avesse appena torturato per ore dalla mattina. E a giudicare dalla posizione del sole doveva essere primo pomeriggio. Mi doveva anche un pranzo lo stronzo, altrimenti non l'avrebbe passata liscia.

«Non ti porto da nessuna parte se prima non passiamo a casa tua e ti fai una doccia, puzzi.»

Non ne dubitavo, la quantità di sudore che mi si stava cristallizzando addosso mi faceva pensare che la pungente sensazione di freddo che stavo avvertendo forse non fosse dovuta al leggero venticello che si era alzato.

«E di chi è la colpa? Non è che poi tu stia messo tanto meglio eh.» Rimbrottai cercando di calmare il battito del cuore che non accennava a rallentare, anche nelle ore di Educazione Fisica non avevo mai fatto un tale sforzo.

«Scherzi? Io profumo.» Sperai per lui che fosse ironico, era vero che lui si era mosso molto meno di me ma di certo non era uscito lindo e pinto da quella mattinata.

«Ah ah.» Feci leva sulle braccia per riguadagnare una posizione decente e non spiattellata al suolo, poi alzai lo sguardo sul mio amico e, facendo il falsetto alla voce di un bambino, dissi: «Mi porti davvero in libreria?»

Il suono della risata sguaiata di David si sparse per l'aria e io mi unii a lui qualche secondo dopo sancendo la fine di quell'allenamento massacrante.

----------------------------------------------------------

Siparietti divertenti a tutto spiano! Amo la chimica tra loro due, un po' mi brucia il fatto di aver fatto fare quella fine lì a David (ma fooorse...).

Prossimo appuntamento: 8 aprile

Giorgia

Fragmenta AmorisWhere stories live. Discover now