CAPITOLO 18

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«Amelie, sbrigati senno farai tardi a scuola», la voce di mia madre risuona in tutta la casa.
Mi sembra di essere tornata a quando avevo 15 anni e lei mi svegliava per la scuola.

Questa mattina non ho sentito la sveglia, o forse non l'ho neanche messa. Sono ancora scombussolata da tutto quel che è successo.

Mi precipito in bagno, già con i vestiti tra le mani e mi lavo velocemente.
Spruzzo il profumo e vado in cucina, dove la dolce colazione di mamma mi aspetta.

«Oggi torno a casa», mi dice mia madre, mentre sorseggio il mio caffè.
«Va bene mamma, ma andiamo fino all'università insieme», lei annuisce e sorride mentre mi passa la borsa.
«Chiama Sebastian, voglio salutarlo». Come immaginavo, gli è piaciuto fin troppo.
«Lo chiamo dopo», non voglio disturbarlo e per fortuna mia madre non insiste.

Usciamo di casa e camminiamo verso la scuola.
«Vienna è così bella, mi manca tanto», sospira, mentre guarda il cielo sereno di Vienna.
Lei è nata qui, ma a soli 2 anni si è trasferita in Francia, fin quando non è ritornata qui per studiare.
Ha studiato nella mia stessa università, dove ha conosciuto mio padre.

Ma dopo il matrimonio, si sono dovuti trasferire nuovamente in Francia, dove poi sono nata.
Mia madre, dopo la morte di mio padre ha voluto esaudire il suo desiderio, ritornare a Vienna.
Ma questo è durato solo un anno, perché poi mia madre ha scelto di vivere in campagna, lasciandomi vivere a Vienna da sola.

Tra un pensiero e l'altro, arriviamo davanti al cancello della mia università.
«Siamo arrivate, a che ora parte il tuo autobus?» Le chiedo gentilmente.
«Tra due ore, ho tempo per salutare Sebastian e magari anche Isolde», lei si guarda intorno.
«Chiamo Isolde e le chiedo se è già sveglia, lei dorme sempre fino a tardi» prendo il telefono facendo partire lo squillo.

«Pronto?» Risponde con voce assonnata.
«Sei ancora a letto, mia madre voleva salutarti», annuncio, ma in pochi secondi mia madre mi prende il telefono tra le mani.
«Iso, ciao!» Le lascio parlare.

Qualcuno mi tocca delicatamente la spalla, mi giro e gli occhi verdi di Sebastian si incatenano ai miei.
Il mio sguardo ricade subito sul suo labbro, sempre arrossato ma meno gonfio.
Ho medicato bene le sue ferite. Penso tra me e me.

«Buongiorno», dice con voce calma. Appena mia madre sente quella voce si gira, regalando a Sebastian un sorriso smagliante.
«Sebastian! Buongiorno» saluta velocemente Isolde dicendole: "Isolde cara, non vedo l'ora di passare del tempo con te, ora devo salutare il ragazzo di Amelie, a presto".

Prendo il telefono tra le mani e me lo porto all'orecchio.
«Dimmi che ho sentito male» dice Isolde, con tono confuso.
«Prometto che ti spiegherò tutto quando sarai qui» ho bisogno davvero di una chiacchierata terapeutica con lei.
«Sarà meglio» chiude il telefono e io mi avvicino a mia madre e al mio finto ragazzo.

«Sono venuto a prendervi questa mattina, ma non eravate a casa»
sta cercando di peggiorare le cose? Perché fa tanto la parte del bravo ragazzo.
Roteo gli occhi. «Ma non dovevi, dovresti sapere che io preferisco camminare, Tesoro», tesoro? Ma da dove mi è uscito.
«Amelie, dovresti ringraziarlo invece» mi sgrida mia madre.
«Non preoccuparti Sarah, è sempre così» lui fa un piccolo sorriso ironico.

Lo guardo male, ma solo pochi attimi dopo mia madre annuncia che deve andare.
Sebastian si offre di portarla fino alla stazione degli autobus, ma fortuna vuole che lei rifiuta.
Non voglio nemmeno immaginare la scena di loro due, da soli in macchina mentre parlano sicuramente della sottoscritta.
La saluto, dandole un bacio sulla guancia, prima di vederla salire su un taxi e partire.

«Perché?» Mi esce spontaneo chiederglielo.
«Perché, sei diventato il ragazzo perfetto davanti agli occhi di mia madre» mi giro verso di lui.
«Che cosa ci hai guadagnato?» Concludo.

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