CAPITOLO 19

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Le 22:00 si avvicinano velocemente, mi affretto a mettermi le scarpe e a uscire di casa il più rapidamente possibile.
Isolde mi aspetta già da cinque minuti e odia i ritardatari. Ma ammetto a me stessa di non essere mai stata puntuale per certe cose.

«Iso, scusa per il ritardo. Giuro che non riuscivo a cercare le scarpe adatte»
«Almeno sei scesa, su andiamo» dice senza staccare gli occhi dal volante.
Le do un bacio sulla guancia mentre osservo Mia che si ritocca il trucco.

«Amelie hai messo i tacchi, finalmente!» Esulta Mia per le mie scarpe.
«Vedi come sono stata brava?» muovo di poco i piedi per mostre meglio le mie semplici décolleté nere.
Il mio abito d'altronde è davvero semplice, corto e di colore bianco. Come accessori, ho lasciato la mia collana che indosso sempre e gli orecchini.

Arriviamo al locale e con fatica troviamo parcheggio, segno che veramente troppa gente ha voglia di ballare il giovedì sera.

Entriamo nel locale, e Isolde individua subito Ludwig seduto a uno dei divanetti. Cerca invano di convincere Mia a seguirla, ma a me non lascia scelta
"Tu vieni con me."

Sospiro, seguendola verso la zona riservata a chi ha prenotato il tavolo.

«Ludwig, ehì» la mia amica si avvicina a lui, salutandolo con una voce fin troppo dolce per il suo solito tono deciso. Si siede di fianco a lui e mi invita a prendere posto in uno dei posti liberi.

«Piacere, Ludwig» mi allunga la mano, e io la stringo presentandomi a mia volta.
«Amelie, piacere mio» gli sorrido cordialmente.

Ludwig richiama l'attenzione di un cameriere e ordina da bere.
«Spero non vi dispiaccia se ho ordinato anche per voi» dice rivolto a noi.

Isolde ride, assicurandogli che non ci sono problemi. «Tranquillo, io e Amelie beviamo di tutto»
Mi limito ad annuire, mentre la mia migliore amica cerca di fare bella impressione.

Appena arrivano i drink, ne prendo uno, portando la cannuccia alle labbra.
Faccio un sorso, assaporando il gusto amaro della bevanda. Fa davvero schifo.
Tengo il bicchiere tra le mani, guardando il ghiaccio all'interno.

Mi sento fuori posto, soprattutto quando Isolde e Ludwig iniziano a baciarsi. Sto per andarmene, ma l'arrivo di un gruppo di persone mi ferma.

Tre ragazze che non ho mai visto fanno la loro apparizione, insieme a due ragazzi a me sconosciuti. Ludwig si stacca da Isolde, salutando i suoi presunti amici.

«Vi presento Isolde e Amelie.»
«Piacere di conoscervi!» dice Isolde con tono allegro. Tutti le rivolgono un sorriso mentre si presentano uno ad uno.
Melanie, Nadie, e Bianca sono le ragazze, mentre i ragazzi si chiamano David e Markus.
«È un piacere anche per me.» Sorrido gentilmente ad ognuno di loro, e uno dei ragazzi si siede di fianco a me.

«Markus, il piacere di conoscerti è solo mio.»
Il suo sorriso ha qualcosa di malizioso.
«Dimmi Amelie, come mai non ti ho mai visto qui?» Poggio il bicchiere sul tavolino prima di rispondergli. «È la prima volta che ci vengo.» Lui annuisce, facendomi l'ennesimo sorrisino.
«Infatti mi sarei ricordato di te.» Aggiunge.

La conversazione viene interrotta da una sesta persona che prende posto proprio sul divanetto di fronte a dove ci troviamo io e Markus.
«Müller, finalmente sei ritornato.»
L'attenzione di Markus si sposta sul nuovo arrivato.
«Una non mi voleva lasciare andare, che sanguisuga.» Quella voce la conosco, anche fin troppo bene.

Guardo di fronte a me e lo vedo, seduto su quel divanetto beige. Sebastian.
Isolde mi guarda velocemente, prima che Ludwig la distragga di nuovo.
«Oh, povero il mio Sebastian!» piagnucola una delle ragazze, penso Melanie.

Lei si fionda verso di lui, sedendosi sulle sue gambe.
Chi è ora la sanguisuga? Osservo ogni singolo momento, prima di essere distratta nuovamente da Markus.

«Piccolo angelo, dicevamo.» Cerco di non ridere per via del soprannome, ma al posto della mia risata ne viene un'altra.
«Markus, che soprannome di merda, è così che conquisti le ragazze?» Markus rotea gli occhi.
«Stanne fuori Sebastian, deve piacere a lei, non a te.»
«A lei non piace.» Grugnisce serio.

«Invece mi piace come soprannome, è carino.» Dico mantenendo il contatto visivo con lui.
Markus ha un sorriso vittorioso sul viso.
«Vuoi ballare?» Guardo Markus, vorrei rifiutare ma qualcosa in me scatta e accetto.

Prima di buttarmi in pista bevo uno, due o forse drink, non sarei riuscita a fare nulla da sobria.
Prendo Markus per mano, andando in mezzo alla gente.

Inizio a muovermi seguendo il ritmo della musica.
Mi avvicino a Markus facendo muovere i nostri corpi a tempo. Prendo le sue mani e le metto sui miei fianchi, la tensione sensuale aumenta.

Non sono attratta da lui, ma sono attratta dal desiderio di osare. Le sue mani, ora sempre più strette sui miei fianchi, seguono il mio corpo.
I nostri corpi si fondono in una danza provocante, mentre lui mi avvicina sempre di più a se.

Così vicino che mi bacia. Resto ferma per qualche secondo, poi forse, per via dell'alcol, ricambio il bacio.
Quest'ultimo però dura poco, Markus viene spinto lontano da me. Resto ferma nella confusione più totale, vedo tutto sfocato.
Non avrei dovuto bere così velocemente.

Sento una mano che mi porta via dalla pista da ballo.
«Non verrò con te! Non so chi sei.» Protesto.
«Oh stai sicura che sai chi sono, Pimpi.»

Non so dove mi sta portando, non so nemmeno perché lo sto seguendo. La sua mano stringe così forte la mia che sembra che non mi dia altra scelta.

«Dove stiamo andando? Io volevo ballare» mi lamento. Sicuramente è l'alcol che parla al posto mio.
Lui non risponde, come la maggior parte delle volte. «Ecco ora non rispondi, mi lasci stare» piagnucolo.

Entriamo in una stanza, isolata da tutta la gente fuori. «Che stanza è? Non mi piace» cerco di staccare la mia mano dalla sua.
Lui in risposta mi tira verso di lui.
«Hai seriamente baciato quell'idiota?» annuisco e sorrido.
«L'ho fatto, le sue labbra hanno toccato queste» mi indico la bocca.

«Smettila di ridere, sei ubriaca marcia» mi lascia la mano.
«Agli occhi degli altri, sarai la mia fidanzata a partire da sabato, come gli spieghi che hai baciato un altro?»
Ora sono io nel torto? Aveva letteralmente una tipa sulle gambe.

Guardandolo meglio mi accorgo di una macchia violacea sul suo collo. Un succhiotto.
«Non sono io nel torto, ma tu» sarò pure ubriaca, ma ho ragione. «Fai la predica a me, ma tu hai letteralmente un succhiotto sul collo, per non parlare della tipa che tenevi in braccio» le mie labbra si curvano in un sorriso beffardo.

«Guardati prima di venire a rompere a me, io mi stavo solo divertendo» il suo guardo serio mi fa rabbrividire.

«Ti puoi divertire anche senza Markus»
«È Markus il problema? Bene cercherò qualcun'altro» Mi giro per andare verso la porta, ma lui prende il mio polso e mi attira a sé.

«Piccolo angelo» sbuffa con disprezzo.
«Nessuno può darti un soprannome meglio del mio.»
È così sicuro di sé, mi fa innervosire.

Mantengo il contatto visivo.
«Non sei nessuno, Sebastian» faccio una piccola pausa.
«Smettila di avvicinarti a me solo quando ti fa comodo» sputo con acidità quelle parole.
«Mi avvicino a te quando lo decido io» le sue parole mi colpiscono con la stessa violenza con cui ho sputato le mie.

«Trovati un'altra finta fidanzata, perché io non ti salverò il culo a quel ballo»
«Tu verrai» protesta.
«Non hai scelta.»

«Preferisco raccontare a tutti che ho mentito e avere un appuntamento combinato, che trascorrere con te un giorno da fidanzati»
Rotea gli occhi sorridendo, un sorriso malizioso e infastidito allo stesso tempo.
«Mi brami, Amelie. Ti si legge negli occhi.»
«Bramo la mia libertà» mi stacco da lui, con un movimento deciso ed esco da quella stanza.

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