Capitolo 5 - "La trappola del falco"

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Quella notte mentre l'intero regno dormiva, le stelle in quel cielo scuro assistevano all'incontro fatidico tra Oreste, Ernesto con il bandito del gruppo dei falchi neri, l'aria in quel momento si era fatta molto pesante quei tre uomini si fissarono con uno sguardo immenso pronti ad agire in qualsiasi momento.

Oreste dopo essere stato salvato dal suo amico Ernesto prese in mano la situazione e iniziò a parlare verso il bandito: <<Ormai sei in trappola...Vuota il sacco e dicci quali sono le tue intenzioni e quella del tuo gruppo di malviventi...>>

Il bandito sentendo le domande del cavaliere si fece una grossa risata sarcastica rispondendogli: <<Non ti devo dire proprio nulla...Soldatino del regno...Poi...Chi l'ha detto che sono in trappola?>> Nell'istante in cui finì la frase alzò la sua mano e schioccò le dita, nel silenzio tombale che regnava il quel momento, iniziò un grande frastuono, i due eroi videro uscire dalle ombre della notte sagome che si rilevarono essere scagnozzi del bandito; da ogni angolo di quel vicolo ne uscirono sei pronti a combattere.

Ernesto e Oreste vedendo quei individui sbucare davanti ai loro occhi si allarmarono, la situazione si era ribaltata; si misero subito sulla difensiva: Ernesto caricò il suo arco con una freccia pronta per scoccarla e Oreste impugnò più strettamente la sua spada e nel mentre avvertì il suo compagno dicendogli: << Occhi ben aperti Ernesto! La faccenda si sta facendo complicata!>>. Ernesto sentendo il suo amico non si perse d'animo, i due eroi improvvisamente furono circondati dagli scagnozzi, la poca distanza che si creò con i loro nemici li portarono a stringersi di spalle tra di loro per non avere angoli ciechi, i due eroi avevano l'adrenalina al massimo si sentivano in difficoltà per la differenza numerica che si creò.

In quella trappola qualcuno si fece avanti, uno scagnozzo in preda alla rabbia attaccò con la sua spada Oreste, e a catena tutti lo seguirono attaccarono il duo contemporaneamente; Oreste si riusciva a difendere tra pugni e spadate per la distanza ridotta che si trovata con i suoi nemici, tra un fendente e l'altro anche tra tre scagnozzi contemporaneamente; Ernesto invece con il suo arco scagliava frecce a raffica cercando di evitare che si avvicinassero a lui e per proteggere le spalle al suo compagno Oreste.

Il bandito vedendo i suoi nemici in difficoltà si fece una grossa risata e se ne scappò, Ernesto in preda all'ira cercò di raggiungerlo facendosi strada da pugni e calci scaraventando gli scagnozzi per terra svenuti, <<Fermati dove scappi!>> Disse Ernesto inseguendolo. Oreste vedendo il suo compagno inseguire il bandito da solo si allarmò e gli gridò dietro: <<Non essere impulsivo...Fermati!>> Cercò di inseguirlo ma fu subito bloccato da uno scagnozzo.

Ernesto nell'inseguimento aveva in mente solo il pensiero di acciuffarlo e vendicarsi per la sconfitta del precedente incontro, così prese l'arco e sperimentò le sue frecce di riccio, così mentre correvano Ernesto si fermò e scoccò una freccia verso il bandito, andò a una certa velocità che come aveva collaudato si aprì creando innumerevoli spine. Il bandito mentre correva, si accorse che stava per arrivare qualcosa verso di lui grazie al suo sesto senso, così si girò e vide quella quantità di spine che gli venivano addosso; cercò di evitarli dietro un angolo del vicolo, Ernesto cercò di raggiungerlo ma lui ricambiò con la stessa moneta scoccando la sua freccia di riccio che risultò essere molto più efficace rispetto a quella scoccata da Ernesto, molto più resistente e più veloce creando più spine. Ernesto fece in tempo a fare una capriola nascondendosi dietro a un cassone di legno mentre quelle spine si scagliavano con violenza sulla strada, vedendo l'opportunità di sfuggirlo il bandito ricominciò a correre, Ernesto si rialzò subito e riprese a inseguirlo.

Oreste nel frattempo si sentiva stremato ad affrontare da solo quei tre scagnozzi rimanenti così pensò in se stesso "Devo finirli il più prima possibile!" Cercò di riflettere mentre si calmarono per un momento le acque dato che anche i malviventi cominciarono a cedere le loro forze con sospiri profondi. Oreste chiuse gli occhi e cercò una tecnica che li potesse neutralizzare una volta per tutte, finché aprì gli occhi e con la spada in pugno si abbassò verso uno scagnozzo facendo un montante che lo colpì in pieno a una certa velocità tanto da non accorgersene, il taglio creò una linea verticale sul suo corpo rossa di sangue facendolo svenire di colpo cadendo sul suolo.

Freccia d'ArgentoWhere stories live. Discover now