5. La Misteriosa Indagine

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Maryam si trovava nella biblioteca di casa al PC, al piano terra. Una stanza di modeste dimensioni ma bellissima a vedersi. Le pareti erano totalmente ricoperte da una libreria di legno scuro che arrivava fino al soffitto e occupava tre lati dell'ambiente. Sugli scaffali di legno si potevano intravedere tomi più che datati e polverosi, di ogni genere possibile. Alcuni erano contrassegnati da un numero romano ed elencati in ordine crescente, spesso volumi accademici sulla storia dell'archeologia risalenti agli anni '60, oppure manuali d'inizio Novecento sulla storia della letteratura francese, per non parlare di vecchie enciclopedie mai aperte o consultate. Su un'altra area si potevano intravedere gli interessi di Simon: libri sulla fisica dell'universo, saggistica sulle ultime teorie matematiche più strampalate fino ad arrivare ai classici, la parte della libreria più frequentata ed amata da Cécile. E così si alternavano Shakespeare, Dumas, Hugo, Dostoevskij, Pirandello, Dante e tanti altri celebri romanzieri che avevano alimentato la fantasia della giovane lettrice.

Un camino in mattoni rossi, incastonato nel muro, interrompeva uno dei tre lati della libreria, mentre la scrivania dava sulla vetrata del giardino. La nostra protagonista, infatti, amava leggere i libri in quello studio così suggestivo e il cui profumo le ricordava il legno. Era il suo passatempo preferito leggere lì quando la madre non era in quel luogo per lavorare.

E a proposito di lavoro, quella mattina Maryam era intenta a catalogare il materiale raccolto negli scavi dell'antica Parnasium. Cocci di vasi, resti di colonne romane cadute per terra, ma anche tavolette di pietra, oggetti di vita quotidiana rimasti incastonati per due millenni nelle rocce. Tutto rientrava nell'ordinario lavoro che la studiosa era solita svolgere. Le foto di ogni reperto erano state meticolosamente scattate per ricordare ed elencare tutto il materiale acquisito. Il lavoro più difficile era sempre stato quello di decifrare gli antichi reperti, interpretare e decifrare le lingue. Ciò richiedeva una preparazione notevole nelle lingue antiche, di cui Maryam era un'esperta. La sua conoscenza del latino, del greco, dell'antico idioma egiziano, della lingua sumera e dell' aramaico, l'avevano spinta in numerosi siti archeologici del mondo, dall'Iraq alla Grecia, per finire al Cairo e in Italia.

All'università di Marsiglia, era stata allieva del professore Gérard Blanc, un simpatico archeologo baffuto che l'aveva subito avviata al lavoro nei contesti archeologici più gettonati al mondo. Lui era stato quasi come un padre per lei; trovatasi sola in città, l'uomo era diventato un punto di riferimento per molti aspetti della sua vita. Conosciuta grazie al progetto Erasmus quando era giovane, l'aveva aiutata a trovare il suo primo appartamento quando aveva solo vent'anni, e l'aveva sempre consigliata bene sulle scelte professionali. Tutt'ora, lavoravano insieme nel sito di Parnasium, poiché l'uomo ormai in pensione, non riusciva a rimanere fermo e così aveva deciso di continuare a lavorare negli scavi finché le forze e le energie glielo avessero consentito.

Maryam e l'ormai settantenne Gérard stavano lavorando in team per la catalogazione, insieme al collega Horace. La madre di Cécile era a un buon punto con il lavoro. Le mani della donna battevano sulla tastiera incessantemente, digitavano parole, caricavano file, foto, informazioni, al fine di realizzare un lavoro meticoloso. Una grande tazza di caffè si trovava vicino al computer e la sosteneva nella sua impresa, mentre una piccola lampada era accesa nonostante fosse pieno giorno. È risaputo che le biblioteche, anche di giorno, emanino un'aura tenebrosa, quel sapore di "nero" e oscurità intellettuale che aiuta a immergersi nel vivo della concentrazione.

E mentre Maryam si apprestava a finire il suo lavoro, aveva ancora in mente quella strana tavoletta di pietra che aveva ritrovato nelle catacombe, e il cui contenuto sembrava scritto in una lingua forse mai parlata, per non dire mitologica. Non a caso, aveva deciso di lasciare la questione della tavoletta per ultima. Tuttavia, era certa che, per quanto non fosse una lingua conosciuta, certamente il tipo di materiale e tecnica utilizzata per scrivere il contenuto fosse inequivocabilmente di origine romana.

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