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Dopo aver messo a posto tutte le sue cose, Simone si era steso sul letto e si era addormentato all'istante.
Adesso si era svegliato e si sentiva abbastanza riposato. Tutto sommato Simone si sentiva contento, speranzoso. Città nuova, vita nuova, no?
E Simone sapeva che tutto sarebbe cambiato: le sue abitudini, i suoi amici, persino la sua casa.
Ma Simone sapeva che una cosa, o meglio, una persona, sarebbe rimasta sempre. Mimmo.
Mimmo che era il motivo per cui era lí, Mimmo che ogni giorno lo faceva alzare con la speranza di ritrovarlo da qualche parte.
Simone era a Bologna da nemmeno un giorno e già aveva iniziato a immaginarsi i piú fantasiosi scenari in cui avrebbe potuto rincontrare Mimmo. In facoltà, in un bar, alla cineteca, in Piazza Maggiore. O magari lo avrebbe trovato tra centinaia di persone in una manifestazione. A Simone scappó un sorriso, ce lo vedeva proprio Mimmo in un corteo.
Magari studiava lettere, o filosofia, chissà.
A Simone piaceva immaginarsi tutte queste cose e allo stesso tempo lo odiava.
Lo odiava perchè ció che si immaginava rimaneva nella sua testa.

"Simó sei sveglio?" dice Carmine bussando alla porta. Simone si asciuga alcune lacrime che gli erano scappate e risponde "Si si, arrivo".
Si alza velocemente, si stiracchia un po' e apre la porta.
"Ei ciao, io sono Andrea, tanto piacere" un ragazzo alto piú o meno quanto Carmine, dalla carnagione quasi pallida e dai capelli castani molto chiari, tendenti al biondo, gli allunga la mano.
Simone la stringe non troppo forte e gli ricambia il sorriso "Piacere mio, Simone".
"Allora, ho pronotato per stasera in una pizzeria buonissima in Montagnola" Simone vede Carmine alzare gli occhi al cielo con un sorrisino sarcastico stampato in faccia.
"No ti prego basta con quella pizzeria Andrè" Andrea gli diede una leggera spinta "E sta zitto Ca' ".
Simone rimase un po' confuso, di sicuro c'era qualcosa che loro due sapevano e lui no, ma giustamente si erano appena presentati.
"Simone non farci caso, ti giuro che è davvero buona" Carmine rise "Ja' fosse quello il problema" e disse a bassa voce.

Simone si fece una doccia veloce e si mise un semplice maglione rosso scuro e dei jeans neri un po' larghi.
Passó davanti allo specchio per aggiustarsi un po' i ricci e pensó che poteva dirsi soddisfatto.
Uscito dalla sua stanza non trovó nessuno, di sicuro gli altri due erano ancora a prepararsi.
Simone seduto al tavolo della piccola cucina si trovó a pensare alle parole che suo padre gli aveva detto il giorno prima.
Ovviamente avevano discusso, perchè per Dante quello che suo figlio aveva deciso di fare, non aveva alcun senso.
Simone si era sentito talmente incompreso e giudicato che quella mattina, prima di partire, nemmeno lo aveva salutato.
"Mimmo non lo ritroverai di sicuro a Bologna, non puoi continuare a basare la tua vita su di lui Simone" e migliaia di altre cose che avevano fatto sentire Simone un assoluto deficente.
Forse la sua reazione era stata eccessiva, ma Simone non era proprio riuscito a controllarsi.
"Simó, Simone!" Simone si riscosse alzando la testa di scatto "Ah scusa Ca', ero sovrappensiero".
Carmine mi si avvicinó scuotendo leggermente la testa "Tranquillo Simó, counque tra tipo 5 minuti andiamo, sei pronto?" Simone annuí e proprio in quel momento Andrea entró nella stanza.
"Okay regaz, se siete pronti io direi di andare" Carmine peró non voleva finirla di punzecchiarlo "Maró Andrè, cos'è tutta sta fretta?".
Andrea lo fulminó con lo sguardo e Simone non potè fare a meno di sorridere a quella scenetta.
"Come si chiama questa pizzeria?" chiese curioso Simone dopo qualche secondo "Mimí".
Simone spalancó gli occhi, chiedendosi subito se non si trattasse di uno scherzo.
Mimí.
Simone prese la sua giacca strofinandosi la faccia con una mano e cercando di non dare peso agli sguardi un po' confusi dei suoi coinquilini, poi tutti e tre uscirono dall'appartamento.

infinito +1 → mimmoneWhere stories live. Discover now