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Il vento che sulla cima dei Picchi Gemelli soffiava senza pietà, a terra era solo una lieve brezza che accarezzava le guance pallide di Kira. La ragazza apprese questo dettaglio solo quando atterrò sull'erba soffice, dopo una lunga caduta. Il suo intento era stato quello di scendere dal Picco della Luna aggrappandosi alle sporgenze rocciose, le stesse che avrebbe utilizzato per risalire. Ma nello scendere aveva perso la presa.
Dolorante, si rialzò. «Almeno sono sfuggita alla Sacra Cerimonia», si disse. La Sacra Cerimonia era un rito che avveniva quando un ragazzo compieva sedici anni, durante la quale questo veniva unito ad un animale appartenente alla Specie-Totem della Tribù.
Quel giorno Kira compieva sedici anni, ma non voleva partecipare alla Sacra Cerimonia: dopo essa sarebbe diventata guerriera, e non avrebbe mai avuto il permesso di abbandonare il Picco di Luna, se non per raggiungere l'altro Picco Gemello: il Picco del Sole.
Scappare dai Picchi, oltre ad essere proibito, le era utile per sfuggire al suo destino da Guerriera, ragion per cui era doppiamente divertente.
Quell'impresa, se così si può definire, era proibita a tutti meno che ai Perlustratori, il cui compito era esplorare tutto il territorio della Tribù. Kira sognava di essere una Perlustratrice, ma ogni bambino che nasceva a Wilderness era destinato ad un compito preciso, scelto dai genitori. In quel caso, dal Capotribù Arik in persona e da sua moglie Ivy.
E il Capotribù aveva deciso di volere una figlia guerriera, la più abile di tutti i tempi, come le ripeteva di continuo.

Alcune ragazze della Tribù le dicevano sempre che era fortunata ad essere la figlia del Capotribù, altre che era la privilegiata, ma lei non si sentiva né fortunata, né tantomeno privilegiata. Anzi, le pareva di essere incompresa. Le negavano la libertà, obbligandola a passare il resto della sua vita a combattere battaglie inutili. A cosa portavano, poi, le guerre? Solo sangue sparso inutilmente e distruzione. Quindi che senso aveva combattere?
Se fosse stata Perlustratrice, avrebbe combattuto soltanto in casi estremi, come una Guerra tra Tribù. Guerre del genere si verificavano una volta ogni cent'anni, da quanto ne sapeva, ed era ben lontana.
O forse no?

Una voce la fece voltare, interrompendo i suoi pensieri: «Kira! Cosa ci fai tu qui?».
La ragazza sobbalzò vedendo Hakemi, la più abile Perlustratrice della Tribù delle Aquile. Lo avrebbe detto ad Arik?
«Non dirlo a mio padre!», disse di getto. «Sono scappata ed è sbagliato, lo so, ma per favore!».
Hakemi sbuffò divertita. «I giovani...», borbottò soffocando una risata. Poi aggiunse: «Ma oggi è il giorno della Sacra Cerimonia. Non puoi mancare! Ti stanno aspettando».
Kira finse di essere sorpresa. «Oh! La Cerimonia!», esclamò. «Non me lo ricordavo... Grazie».
Lo sguardo della Perlustratrice era duro. «Sai che non è vero. Sappiamo entrambe che non vuoi partecipare».
Kira sentì le sue guance tingersi di rosso. Come faceva a saperlo?, si chiese.
Scosse la testa imbarazzata, pronta a ribattere, ma l'altra la precedette: «Non devi vergognarti», la rassicurò. Le mise una mano sulla spalla. «Anch'io non volevo seguire il mio destino. Esplorare... Era troppo noioso per me».
La ragazza trattenne un'esclamazione di sorpresa e si limitò a spiegarle la motivazione del suo disaccordo.
Hakemi annuì e il suo sguardo si addolcì. «Capisco. È per questo che adesso mi piace il mio compito. Magari, dovresti cercare di trovare il lato positivo del tuo».
La donna si arrampicò agilmente sulla montagna, lasciando Kira da sola, con queste parole impresse in testa e migliaia di dubbi che la rabbuiavano.

Trovare il lato positivo di una vita sprecata combattendo inutili conflitti e uccidendo persone mosse come pedine da un loro superiore? Impossibile.
Sua madre le diceva che lo faceva per la Tribù, quindi era una cosa giusta. Ma a Kira questa spiegazione non bastava.
In famiglia erano tutti Perlustratori: la madre, il fratello... E allora perché a lei avevano riservato un compito così inutile?

Come ogni volta che pensava a tutto ciò, strinse i pugni e si guardò intorno furiosa. Ogni volta si prometteva che ne avrebbe discusso con Arik, ma quando suo padre puntava su di lei i suoi piccoli occhi severi, lei diceva la prima cosa che le veniva in mente e giurava a sé stessa che avrebbe trovato il coraggio per parlargli.
Ancora non era riuscita a dirgli niente.
Ma adesso era troppo tardi: dopo la Sacra Cerimonia sarebbe ufficialmente diventata guerriera e avrebbe potuto dire addio al suo sogno. No, si disse. Non era tardi, non se gli parlava adesso.
Si arrampicò velocemente dietro ad Hakemi, che aveva quasi raggiunto le nubi che avvolgevano i Picchi Gemelli.

Wilderness | A Shadow In The Hearts Of WarriorsWhere stories live. Discover now