One Shot Anime/Manga

breathin' - Kento Nanami

Ambientata dopo gli eventi di Shibuya, ci saranno piccoli spoiler del manga.
Per motivi di trama Nanami è sopravvissuto all'incidente di Shibuya

Il crepuscolo avvolgeva la Tokyo post-Shibuya, dove i canti degli uccelli e i suoni della città mescolati creavano un'atmosfera di quiete forzata.
In quella città però non c'era più neanche un briciolo di tranquillità, dagli eventi di quella maledetta notte si era scatenato il caos in città e in tutto il paese.

Il mondo della stregoneria era ormai in subbuglio, quella notte era cambiato tutto soprattutto nel cuore di Y/N.
La donna, stregone di primo livello, aveva combattuto in prima linea durante tutta la battaglia ma i suoi sforzi erano stati vani, inutili.
Il peso della sconfitta gravava su di lei e la sensazione di panico si era infusa ormai nel suo petto e nel suo cuore, un'ansia costante che non accennava a diminuire neanche per un istante, ad ogni ora del giorno e della notte era lì a ricordarle della sconfitta e del fallimento, di quanto avessero perso tutti loro.

Anche quella fredda sera di novembre la sensazione di panico non accennava a diminuire nel suo petto e mentre si ritrovava sul balcone della sua stanza ad osservare le luci del crepuscolo la sua mente volò agli eventi della notte di Halloween, ancora e ancora.
La testa le scoppiava, sentiva di star impazzendo lentamente dall'interno e quel dannato macigno che si era depositato sul suo cuore rendeva il tutto più doloroso.
Aveva perso il conto ormai di quante notti era rimasta sveglia, di quanti incubi avesse avuto, di quanti pasti avesse saltato per via dello stomaco chiuso e del senso di nausea, di quante lacrime avesse versato, ogni singolo evento di quella maledetta notte impresso nella sua mente.

Avevano perso Gojo, sigillato dalla maledizione di livello speciale che aveva preso possesso del corpo di colui che in vita era stato il migliore amico dello stregone più forte.

Avevano perso Nobara, o quasi, non lo sapeva neanche più ormai in che condizioni versasse la ragazza. Avevano provato a fare tutto il possibile ma non era ancora chiaro se stesse lottando tra la vita e la morte o se se ne fosse già andata.

Todo aveva perso la sua tecnica, dando il tutto e per tutto per aiutare il suo best friend.

Avevano perso Mechamaru, il ragazzo si era alleato con colui che occupava il corpo di Geto solo per poter vivere una vita normale, per avere un corpo e poter vivere.

Avevano perso il capo del clan Zen'in e la famiglia era caduta in una lotta per la successione.

Maki aveva perso sua sorella, uccisa per colpa del suo stesso padre.

Sukuna aveva creato il caos totale, approfittando della precaria situazione, uccidendo un numero inquantificabile di persone.

E queste erano solo alcune delle cose successe quella notte, per non parlare delle conseguenze dopo l'attacco, delle condanne a morte per il preside Yaga e Itadori e per finire in bellezza i Culling Games imminenti. 

Era troppo, sentiva di non poter continuare a reggere tutto quel dolore, quella sofferenza.
L'eco degli eventi recenti la tormentava, portando con sé una sensazione di ansia crescente che le serrava il petto.
Ma non poteva lasciarsi andare, lo sapeva, lei doveva essere forte, per lui.

Lui.

Lui era l'unico motivo per cui la donna aprisse gli occhi la mattina e si sforzasse di andare avanti, con un sorriso tirato fingendo che andasse tutto bene.
Quella notte aveva perso tanto ma era riuscita a salvare una sola cosa, una sola persona.

Nanami Kento, il suo Nanamin.
Nonostante l'attacco di Jogo e la minaccia di Mahito, la donna era riuscita ad evitare che la maledizione con la tecnica di manipolazione delle anime sfiorasse lo stregone di primo livello già ferito gravemente, che nonostante tutto non aveva smesso un secondo di combattere.
Era riuscita a intervenire giusto in tempo, un attimo prima che la mano della maledizione toccasse lo stregone la donna si era messa in mezzo, attaccando Mahito con la sua tecnica con una furia che non aveva mai provato in vita sua, con la paura che non fosse arrivata in tempo e che fosse ormai troppo tardi.