𝟭𝟯. 𝘀𝗼𝗺𝗲𝘁𝗵𝗶𝗻𝗴 𝗼𝗻𝗹𝘆 𝘄𝗲 𝗸𝗻𝗼𝘄

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 Le voci di corridoio, mischiate alla già precaria posizione di mia madre, cominciarono a seminare discordia tra Rhaenyra e i genitori di Laenor, Rhaenys e Corlys

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Le voci di corridoio, mischiate alla già precaria posizione di mia madre, cominciarono a seminare discordia tra Rhaenyra e i genitori di Laenor, Rhaenys e Corlys. Queste osavano suggerire, se non incriminare, che la nostra famiglia avesse a che fare con la morte del giovane Velaryon. Non avevano lasciato proprio nessuno al caso, nemmeno il piccolo Joffrey. A quel punto era entrato il secondo mese: nessuno di noi dissentiva sul voler tornare a Roccia del Drago prima dello scadere dei tre mesi, ma così facendo avremmo recato offesa al Re. "Non voglio un altro motivo per essere odiata," aveva bisbigliato Rhaenyra. Negli occhi le leggevo la stanchezza, lo sconforto, la mancanza. E non lo sopportavo. 

Poi venne l'ora del pranzo, che trascorse nel silenzio più assoluto, qualche volta spezzato dalle posate che cozzavano contro i piatti o i sorsi di vino presi da Viserys di tanto in tanto. Sembrava che tutti avessero persino paura di respirare. Ero tentata di schiarirmi la gola, ed intavolare una conversazione non necessaria pur di non sentire più quel silenzio assordante: anche se gli occhi dei presenti mi avrebbero inchiodata alla sedia. Tuttavia fu proprio Rhaenyra, l'ultima persona che avrei mai immaginato a prendere parola durante il pranzo. Si schiarì la gola, e si assicurò di utilizzare un linguaggio che avrebbe compreso soltanto chi meritava davvero di sentire.

"Nyke raqagon naejot addemmagon naejot mēre issaros bantis,*" incalzò la Delizia, alzandosi dal suo posto. Nessuno all'infuori del vero drago avrebbe mai compreso, e forse in quel modo mia madre sperò di addolcire quell'astio che Rhaenys aveva cominciato a nutrire verso di lei e i propri nipoti. Viserys alzò anch'egli una coppa di vino, sotto lo sguardo stralunato di Alicent, che ovviamente di alto Valyriano non spiccicava nemmeno una parola. Aemond e sua sorella, tuttavia, compresero all'istante. Soltanto quest'ultima si affrettò nel replicare le gesta di suo padre. - Vorrei rendere omaggio ad una persona stasera*

"Naejot issa valzȳrys, naejot se kepa hen issa riñar*" lo disse così solennemente, così duramente, quasi a promettere che nessuno avrebbe più osato mettere in discussione la sua posizione ed il sangue che scorreva nelle vene dei suoi figli - A mio marito, al padre del miei figli*

"Naejot Laenor*" avanzai coraggiosamente innalzando la mia coppa intoccata. Lo strisciare della sedia sovrastò il mio batticuore, ed anche il peso di quella bugia che mi portavo sulla coscienza. Perché alla fine dei conti, io avevo commesso un reato gravissimo agli occhi della corte e al cospetto del Re. Avevo manipolato le prove. Per un inganno simile Viserys non mi avrebbe mai perdonata.

 In seguito a quel gesto, Corlys dovette calmare sua moglie posando la propria mano su quella delicata di ella. Lo vidi chiaramente, che se non fosse stato per il Serpente di Mare, Rhaenys avrebbe contrattaccato - A Laenor*

"Naejot Laenor" mi fece eco Aemond, suscitando stupore a chiunque gli posasse lo sguardo addosso. Pareva lo avesse fatto per il semplice gusto di infastidire, eppure nonostante quel sentore di fastidio, lo zio nell'innalzare la sua coppa di vino, non interruppe per un sol secondo il contatto visivo con il mio. Come una calamita, mi sentivo attratta da quell'occhio ametista.

❝🐞🐉❞ 

"Presto tornerai a casa," mi incalzò il Guercio.

Non lo avevo sentito arrivare, a dir la verità. La caoticità della capitale, la vita che scorreva tra le sue stradine, i garriti dei gabbiani e forse anche il rumore dei miei pensieri, mi avevano distratta per un poco.

Mi staccai dal muretto di pietra, distogliendo lo sguardo dalle navi appena sbarcate, e dopo aver temporeggiato per qualche secondo, mi voltai per rivolgergli la mia attenzione. Aemond sorrise buffamente, e le rughette espressive gli incresparono le guance. Quella era la prima volta che mi si rivolgeva in quel modo così pacato, così..gentile. Che fosse perché di lì ad un mese sarei andata via? Probabilmente non lo avrei scoperto mai.

"Si," gli feci eco. Desideravo casa più che mai, nonostante l'avvertimento di Viserys mi rimbombasse in testa. "Salva la dinastia del drago," sentivo e risentivo come un disco rotto. Quando le mani cominciarono a formicolare per essere state stritolate troppo a lungo, le lasciai andare, ed Aemond in quel momento le afferrò tra le sue. "Non ho cambiato idea su di te," mi precedette veloce, mentre stralunata, osservavo le nostre dita che si intrecciavano. "Ma non credo tu sia cattiva." aggiunse. "E quale idea hai di me?" domandai curiosamente, senza avere la forza di staccarmi da quel caldo contatto. Lo zio sorrise piano. "Sei una Targaryen, senza ombra di dubbio. Ma c'è qualcosa in te. Qualcosa di secondario, non palpabile, ma assolutamente mistico: sfidi la comprensione umana, come una malia che è pronta a piombarti addosso."


𝐃𝐑𝐀𝐆𝐎𝐍𝐒 𝐊𝐈𝐍𝐆𝐃𝐎𝐌 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Where stories live. Discover now