1 .

61 5 22
                                    

"There are days when you feel so small and you know, you could be so tall"
-'Noise', Tokio Hotel 00.31 Humanoid


Non sapeva nemmeno perché avesse accettato. Forse la sua vita gli sembrava troppo vuota, priva di emozioni e avventure. O forse semplicemente Minho lo aveva tormentato talmente tanto da averlo fatto cedere alla sua insistenza. Era seduto su un aereo diretto verso l'Italia per partecipare a quello che doveva essere una specie di vacanza culturale, ma che non lo convinceva affatto. Non aveva capito bene cosa comportasse, nonostante Minho glielo avesse spiegato ogni giorno più di una volta.

Poggiò la testa al finestrino, guardando le nuvole dall'alto con un'espressione annoiata. Lasciò sfuggire un sospiro, quasi pentendosi ogni secondo di più della scelta che aveva fatto. Non conosceva una parola di italiano, non sapeva nulla dei posti che avrebbe visitato, né conosceva nessuno che vivesse lì o che ci fosse mai stato. Sapeva solo che sarebbe arrivato in quel luogo a lui sconosciuto, sentendosi completamente spaesato e fuori posto. Si girò leggermente verso l'amico seduto vicino a lui, che dormiva beatamente appoggiato al cuscino da viaggio che aveva comprato poco prima dipartire. Lo guardò con invidia, maledicendolo mentalmente per averlo trascinato in quella situazione. Poi riportò lo sguardo sull'esterno, lasciando che il leggero movimento dell'aereo lo cullasse, finché non si addormentò.

Una mano fredda sul suo avambraccio nudo e una voce assillante lo svegliarono da quello che a quanto pare era stato un sonno più lungo del previsto. Minho lo stava chiamando, scuotendolo con forza.
Il ragazzo si strofinò gli occhi, cercando di realizzare dove sitrovasse. Sentì la pressione abbassarsi leggermente e guardando fuori dal finestrino accertò la sua teoria: stavano atterrando.

«Siamo a Roma, Newt!» esclamò entusiasta Minho, senza staccare la mano dal braccio dell'amico, cercando di trasmettergli l'eccitazione che lo pervadeva.

Newt si liberò dalla presa dell'amico, imprecando contro di lui, che di risposta gli lanciò un ghigno di soddisfazione. «Mi ripeti esattamente cosa dovremmo fare?» chiese con voce roca il ragazzo a Minho, che di risposta sbuffò rumorosamente.

«Andremo in un grande hotel, riservato solo ai ragazzi iscritti. Avremo la possibilità di girare per Roma, avendo a disposizione degli esperti.È un modo per farci conoscere meglio la storia romana. È come studiare all'estero, senza stress, esami e voti» gli rispose tutto d'un fiato Minho.

Newt non gli rispose, sicuro che le parole pronunciate dall'amico non fossero altro che una ripetizione a pappagallo del discorso che gli aveva fatto milioni di volte precedentemente.

Newt e Minho scesero dall'aereo, seguendo la folla di passeggeri che si dirigeva verso l'uscita. Newt si sentiva stanco e confuso, non era sicuro di aver fatto la scelta giusta. Minho invece era elettrico e impaziente, non vedeva l'ora di iniziare il viaggio culturale.

«Allora, Newt, sei pronto per l'avventura?» chiese Minho, dandogli una pacca sulla spalla.

«Non lo so, Minho. Tu ci tieni e io lo so bene ma, davvero, non credo proprio che a me piacerà. In quanto a relazioni sociali non sono il massimo» rispose Newt, con un tono di voce incerto.

«Lo so, Newt, ma tu comunque non dovresti essere così negativo. Questa è un'occasione unica, sono sicuro al cento per cento che appena vedrai il Colosseo cambierai idea.» gli disse Minho, il suo sguardo si addolcì «Ti divertirai, te lo prometto» aggiunse cercando di rassicurarlo.

«Speriamo.»rispose Newt, comprimendo il più in basso possibile ogni sua preoccupazione. Alla fine quella vacanza era uno dei più grandi sogni di Minho e lui non poteva permettersi di rovinargli tutti i piani con le sue paranoie.

Humanoid~ Newtmas AUWhere stories live. Discover now