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"Im such a sad, sad sight
Im such a cold, cold night"
Screamin', 00.50, Tokio Hotel, Humanoid

Thomas rimase immobile, gli occhi fissi nel vuoto. Il tempo si dilatò, allungandosi come un elastico teso fino al limite. La figura di Newt, con il suo sguardo carico di odio, era ancora nitida nella sua mente e le sue parole gli rimbombavano nel cervello. Aveva lasciato Thomas proprio in quella posizione, con il cuore in gola e l'anima in bilico.

Poi, improvvisamente, la realtà lo colpì come un pugno nello stomaco. Le lacrime gli rigarono il volto, calde e salate. Erano lacrime di impotenza, di rabbia, di dolore. Si sentiva come se avesse perso qualcosa di inestimabile, qualcosa che non avrebbe mai potuto recuperare. Era come se il mondo gli fosse caduto addosso, schiacciandolo sotto il suo peso insostenibile.

Thomas si mosse, le gambe tremanti, prese un rotolo di carta igienica dalla mensola e si chiuse in uno dei gabinetti. L'aria era densa, carica di umidità e odori sgradevoli. Per un secondo si meravigliò del fatto che mentre era con Newt quell'odore di schifo non gli era proprio arrivato. Si sedette sul pavimento, ignorando quanto probabilmente fosse sporco. Non gli importava. Sembrava quasi che nulla gli importasse più. Le lacrime continuavano ad uscire, implacabili, come un fiume in piena. Ogni tanto, dovette anche soffocare dei singhiozzi e soffiarsi il naso.

Nel frattempo, la musica era di nuovo cambiata. Era tornata la tipica musica da discoteca, martellante e assordante. Thomas la odiava, ma in quel momento andava benissimo. Già solo pensare a quello che aveva fatto gli faceva male, non poteva sopportare anche di dover sentire della musica che gli ricordasse Newt. Rivide gli occhi lucidi del ragazzo fissarlo e si sentì di nuovo davanti a lui a guardarlo senza capirci nulla, ancora scombussolato da quel piccolo bacio che si erano dati, con gli Smiths che gli danzavano nelle orecchie rendendo l'immagine di Newt ogni secondo più perfetta nonostante tutto.

Improvvisamente, un pugno sbatté sulla porta di Thomas. L'intensità del colpo fece vibrare il materiale che costituiva la porta, e il suono rimbombò. «Occupato», disse Thomas, cercando di mantenere il tono il più lucido possibile. La sua voce, tuttavia, uscì roca e gracchiante, come se avesse inghiottito una manciata di sabbia. La gola gli bruciava, e ogni lettera sembrò un'agonia per lui che la pronunciava e probabilmente anche per chi era costretto a sentirlo.

«Esci Thomas» disse chiunque ci fosse fuori dalla porta con voce profonda, quasi minacciosa.

Cazzo, pensò. Thomas chiuse gli occhi e lasciò che la sua nuca sbattesse contro il muro freddo del bagno. Fece un respiro profondo poi si tirò sù. La porta si aprì con un cigolio lamentoso, e Thomas si ritrovò a fissare Gally, le braccia incrociate al petto. L'espressione del ragazzo era dura, priva di qualsiasi empatia.
«Cosa hai combinato?»
Thomas si sentì morire dentro. Avrebbe voluto piangere, urlare in faccia a Gally di lasciarlo in pace o di buttarlo in una fossa. Ma si limitò a tirare su col naso e a borbottare una piccola frase: «Ho baciato Newt».

Gally strabuzzò gli occhi, improvvisamente la sua faccia prese un'espressione incredula. Lo guardò per qualche secondo, come se cercasse di decifrare un enigma. Poi scoppiò in una fragorosa risata, come un temporale improvviso che squarcia il cielo. Thomas stette a guardarlo, ogni secondo più confuso. Cosa c'era di così divertente?

«Brutto pive maledetto», disse Gally, facendo finta di asciugarsi invisibili lacrime di gioia. «Siete tutti così impulsivi voi comuni mortali?» chiese, trattenendo a stento un'ulteriore risata. Thomas si sentì in imbarazzo, come se avesse involontariamente rivelato un segreto imbarazzante. Era vero, era stato impulsivo, non poteva negarlo.

Humanoid~ Newtmas AUWhere stories live. Discover now