6. Lacrime salate

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Il tuo sapore
è l'eco del mio dolore
🌻🌻🌻🌻

"Mbe, non dici niente?"

Simone si portò una mano al petto con fare drammatico, strabuzzando gli occhi.
"Ma sei impazzito? Che cazzo ci fai qua?"

"Che ce farai te, qui a quest'ora..." rigirò la domanda, staccandosi dal mobile e sciogliendo le braccia incrociate per poggiare le mani sui fianchi.
"Ho inventato 'na scusa per copritte e nun fa' preoccupá tu padre."

Il corvino scosse la testa e chiuse il frigorifero, sospirando.
"Non c'era bisogno."

Sentì l'altro ridacchiare "Potresti pure ringraziá 'na volta tanto invece de fa' il sostenuto, lo sai sì?"

Simone tornò a guardarlo. C'era poca visibilità in quella penombra ma si accorse lo stesso che Manuel aveva indosso una sua felpa.
Un viscerale senso di possesso lo riempiva di non poca soddisfazione nel vederlo coi suoi vestiti, pure se fingeva di esserne infastidito.

Non permise a quel particolare di distrarlo.

"Andava tutto bene", proseguì sulla difensiva "E non devi inventarti cazzate per me. Posso prendermi le mie responsabilità."

E Manuel lo sapeva. Sapeva benissimo che era in grado di farlo, il punto era che l'avrebbe aiutato sempre e comunque, come poteva.
Senza che vi fosse il bisogno di chiedere.
Aveva imparato ad esserci per Simone in ogni situazione, e stare dalla sua parte era diventato automatico come respirare.
Lui voleva esserci per lui.

Si avvicinò un po' per scrutare meglio il viso del minore.
"Non mentire", la voce seria.

Simone indietreggiò fino a sentire il bordo del tavolo contro le cosce; solo allora Manuel si arrestò a meno di un metro da lui.

"Non a me", rimarcò, gli occhi come pozzi neri.

Simone comprese come si sentivano le farfalle le cui ali vengono infilzate con puntine. In quel momento poteva solo lasciarsi guardare per quello che era, da Manuel, senza farci niente.

L'aria diventò elettrica, ma il moro proseguì imperterrito nel suo terzo grado.

"Perché non me rispondevi al cellulare?"

Era in compagnia di un altro?

A Simone parve di scorgere qualcosa simile alla paura sul suo viso.
Di cosa si trattasse esattamente, non ne aveva idea.

"Si è scaricato", disse scrollando le spalle.

Manuel volse lo sguardo verso il basso e indicò la sua gamba col mento, le sopracciglia inclinate.
"E perché zoppichi?"

Esitò un po' prima di porre la domanda successiva. Il suo pomo d'adamo ondeggiò velocemente.

"T'ha fatto male qualcuno?"

Non si era scordato del modo in cui l'anno scorso quei tre bulli avevano ridotto Simone.
E lui non era lì a poterlo difendere. Si era sentito così impotente e così frustrato al pensiero di Mimmo che lo aveva "aiutato" al posto suo.
Non ci sarebbe andato piano, s'era promesso, se qualcuno avesse osato sfiorarlo di nuovo.

Trattenne il fiato nel sentire la risposta, i pugni stretti.

Dall'altro lato, Simone si chiese come avesse fatto a notare un dettaglio tanto piccolo -soprattutto in mezzo a quel buio-.

"No. Mi sono infortunato agli allenamenti."

Attese qualche secondo.

Manuel si torturava il labbro inferiore coi denti e sembrava incerto su cosa dire, perciò Simone fece per andare via e togliere entrambi dall'imbarazzo.

GirasoliWhere stories live. Discover now