Capitolo Dodici - Retaggio (quarta parte)

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Quella sera, nonostante fosse ancora di malumore, Narell decise di cenare insieme ai Drakeford. Dopo aver riposato un po', rimanendo coricato sul letto con gli occhi chiusi senza addormentarsi, aveva passato il resto della giornata al capezzale di Liam, sperando che si svegliasse o che almeno reagisse alla sua voce e alle sue carezze; ma nulla era cambiato rispetto alla mattina, e il ragazzo non se l'era sentita di lasciare il fratellino da solo. Tuttavia, una volta calata la sera, i morsi della fame si erano fatti troppo dolorosi perché potesse ignorarli ancora, e aveva capito di dovere delle scuse a Nefrion e Sovialte per come si era comportato: cenare con loro e scusarsi era il minimo che potesse fare... E avrebbe colto l'occasione per porre le domande che, a causa del litigio, si era dovuto tenere per sé, e per dettare le condizioni di una sua possibile collaborazione con i Custodi.

L'idea non lo allettava: c'erano troppe cose che non sapeva o capiva, e la prospettiva di affiancare un'elfa che aveva permesso che i suoi simili sterminassero la gente di Pietraluce gli faceva ribollire il sangue nelle vene; ma al momento non aveva altra scelta. Le ultime parole di sua madre gli rimbombavano ancora in testa: poteva fidarsi solo di Nefrion Drakeford. E l'avrebbe fatto, ma in cambio voleva che alcune sue richieste fossero soddisfatte.

Lasciò Liam a malincuore e tornò nella propria stanza per darsi una sistemata. Attese l'ora di cena camminando avanti e indietro davanti allo specchio, ripetendo ad alta voce ciò che avrebbe voluto dire ai Drakeford da lì a poco e sentendosi tremendamente stupido. Dopo l'ennesima passeggiata, si fermò e lanciò un'occhiata alla spada di Daron che, com'era successo a Pietraluce, era stata ripulita e riposta con cura sulla scrivania.

Si avvicinò e prese l'arma tra le mani. Se mi avessi visto fare qualcosa del genere, mi avresti preso in giro senza pietà, pensò, mentre le sue labbra si estendevano in un sorriso malinconico. «Dammi una mano, Daron. Ovunque tu sia.» Accarezzò il fodero con i pollici, poi adagiò nuovamente la spada sullo scrittoio. Doveva andare.

Uscì dalla propria stanza e bussò alla porta di quella di Eirween, che si trovava nell'ala opposta degli alloggi privati; non ricevette risposta, quindi si diresse da solo nella Sala Piccola, dove sapeva che i Drakeford pasteggiavano quando erano soli oppure ospitavano gli amici più intimi. Aveva sempre adorato quella sala da pranzo, accogliente e dalle ampie vetrate colorate; tra le sue mura c'era un tepore che l'aveva sempre fatto sentire a casa.

Trovò la porta a doppia anta aperta, il vociare allegro di Nefrion e sua figlia che si riversava nel corridoio; trasse un profondo respiro ed entrò nella Sala Piccola, attirando subito l'attenzione su di sé.

«Narell!» Lia, moglie di Nefrion e Guardiana di Vandria, si alzò immediatamente per raggiungerlo; i due non si erano ancora incontrati, perciò l'abbraccio che si scambiarono fu estremamente caloroso. «Sono lieta che tu abbia deciso di unirti a noi» gli disse staccandosi da lui. «Stai meglio, mi auguro.»

Lui le sorrise. Nel viso della donna non poté che rivedere Eirween, che come lei aveva i capelli biondi e mossi e il viso estremamente dolce, nonostante i tratti spigolosi. «Sì, sto meglio.»

«Faccio apparecchiare anche per te» lo informò l'amica alzandosi a sua volta. «Scusa se non sono venuta a chiamarti. Non volevo disturbare.»

«Non preoccuparti, Winny.»

«Vieni, sediamoci.» Mentre la figlia lasciava la sala, Lia prese il ragazzo sottobraccio e lo condusse al lungo tavolo coperto da una tovaglia riccamente decorata, occupando il posto a capotavola e facendo accomodare Narell alla sua sinistra.

Lui salutò Nefrion e Sovialte e si sedette, dando un'occhiata ai vassoi colmi di selvaggina ancora fumante e alle fruttiere d'argento, un'esplosione di colori e profumi che lui, nel Garadrion, vedeva e sentiva solo di rado. Il suo stomaco si spalancò di colpo, e dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per non avventarsi sul fagiano che aveva davanti prima che i domestici gli portassero un piatto e un coltello.

L'Era del Risveglio - Il VarcamondiWhere stories live. Discover now