Capitolo 55 - Se sei perso nell'oscurità, cerca la luce -

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AMELIA POV'S
Prendo il corpo di Alexandra e lo carico nell'auto parcheggiata nel retro del bar. Mentre guido verso la destinazione, come programmato, penso alle sue parole. Sapevo in fondo, dentro di me, che aveva ragione. Seguivo un sogno disperato, irreale. Compiacere mio nonno, avere la sua approvazione, perché così sono cresciuta. Non conosco un mondo senza la violenza e non andava bene, non mi andava più bene. Ma ormai sono dentro fino al collo, nessuno é dalla mia parte. Se andassi contro Marcus o mio nonno proprio adesso, mi ucciderebbero e peggiorerei le cose. Dopo mesi di dispute, di programmazione per ogni minimo dettaglio per uccidere Alexandra e la sua famiglia, so cosa devo fare.

Arrivo fuori città, su un vasto prato. Scendo dalla macchina e alzo lo sguardo. Le macchine che corrono sull'autostrada, sopra dei ponti, si sentono fino e qui giù. Alexandra riuscirebbe a farlo cedere con un solo pugno sulle fondamenta. É sempre stata la più forte tra le due. Lei é riuscita a liberarsi, io no. Noto un'ombra sul ponte. So che é Marcus, lo percepisco dalla sua postura, troppo grande per un ragazzino di vent'anni. Mi osserva, ma non mi raggiunge, non erano questi i piani. Mi incita a continuare con un movimento della testa. Continua a osservarmi, no! Non può farmi questo.
Gli do le spalle e faccio un lungo respiro. Prendo il corpo di Alexandra dal cofano. Appoggio delicatamente Alexandra a terra. Prendo la pala dai sedili posteriori.
Do le spalle e inizio a scavare, non riuscendo a trattenere le lacrime.

HOPE POV'S
<<Ti prego!>> urla disperata Lizzie. Siamo incatenate io, Lizzie, Josie e Caroline. Una lunga catena ci collega tutte e quattro. A guidarci é il nonno di Alexandra.
Siamo in una antica parte del cimitero di New Orleans, le tombe non ci sono, c'è solo una grossa piazza con il pavimento di pietra e un'altare così pieno di maestosità che i suoi particolari mi distraggono per un secondo o poco più. Numerose leggende si narrano su questo luogo e quando Freya me le narrò, non pensavo che potesse essere così...
<<Sembra l'entrata degli dei, non è vero?>> chiede Caroline, sussurrando al mio orecchio. Annuisco. Noto alcune candele messe sui lati, in modo da formare una scaletta.
Qualcosa ci tira bruscamente davanti, é lui.
<<Per quanto possa essere bello, é qui che morirai, Hope Mikaelson>> afferma il nonno di Alexandra. Dai suoi occhi si percepisce la cattiveria che risiede in quell'uomo.
<<Allora finalmente abbiamo un incontro formale>> mi giro verso la voce. Marcus ha le braccia incrociate. Tramite il linguaggio del corpo si percepisce la sua finta sicurezza. Cerco di avvicinarmi bruscamente verso di lui ma vengo trattenute dalle catene.
<<Fottiti>> gli sputo in faccia, senza troppi giri di parole. Sorride. Quel sorriso del cazzo vorrei levarlo sulla faccia della terra. Dopo tutto il male che ha causato ad Alexandra, non può vivere ancora su questa terra, non gli è concesso.
<<Hai lo stesso caratterino di tua sorella>>
<<Quando mi troverà, sarai ufficialmente morto>>
Alza lentamente la mano verso di me, come se volesse accarezzarmi. Retrocedo leggermente ma una mano mi afferra i capelli e mi costringe a non indietreggiare. Che nonno bastardo deve aver avuto Alexandra, d'altronde l'ho visto nei suoi ricordi.
Marcus mi accarezza il volto.
<<Povera creatura>>
<<Ha bisogno di un'abominio per combattere>> continua
<<Non dire questo di lei!>> quasi ruggisco.
<<Non lo dico io>>
<<Lo dicono tutti>>
Vengo strattonata leggermente, prima di essere libera.
Lo osservo, sembra che abbia fretta di andarsene, come se fosse impaziente.
Indietreggia guardandomi dritto negli occhi, con un sorrisetto stampato sulla faccia.
<<The show must go on>> dice, prima di voltarsi e andarsene, scomparendo in pochi millisecondi dalla visuale. Il nonno ci trascina.
<<Andiamo!>>




KLAUS POV'S
<<Dove sono?>> chiedo impaziente
<<Sono entrati nel cimitero>> dice Alan.
<<Con lei c'erano anche...>> dice Anthony.
<<Caroline e le sue figlie>> continua dopo poco Alan.
Strabuzzo gli occhi.
<<Dannazione!>> urlo. Per sfogare la mia rabbia, sbatto il pugno sul tavolo.
<<Manteniamo la calma>> dice Freya.
Faccio un profondo respiro e la guardo.
<<Cosa possiamo fare adesso?>> dice Freya.
<<Sappiamo la posizione di Hope>> dice Hayley.
<<Dov'é Alexandra?>> chiede Alan.
<<É...scomparsa>> dico.
Alan spalanca gli occhi leggermente, il suo cuore batte più velocemente.
<<Devo scegliere, di nuovo>> penso tra me e me, non mi accorgo di averlo detto sussurrando dall'espressione degli altri noto che mi hanno sentito.
Arriva una notifica su un telefono. Ascolto e percepisco che proviene da un telefono sul divano.
<<Di chi é ?>> domanda Freya.
<<Il mio>> afferma Alan.
<<Numero sconosciuto>> annuncia.
<<Cosa dice?>> lo incita Kol.
Sento il suo cuore battere d'impulso velocemente, come se il messaggio fosse stato il fatto scatenante. So cosa spera.
<<Dice 'A S56. Sangue'>>
<<Che cazzo vuol dire?>> impreca Marcel.
<<Conosciamo solo una A>> afferma Anthony.
<<Alexandra>> continua Alan.
<<S56...cosa potrebbe essere?>> chiede Anthony
<<Una strada>> dice Elijah a sorpresa di tutti.
<<S56 é il rettilineo che porta fuori New Orleans>> dice Kol.
<<Come può Alexandra trovarsi su un'autostrada?>> chiede Hayley
<<Non si trova sopra, ma sotto>> continua Elijah.
<<C'é una parte della strada che si alza e diventa un ponte, poco dopo l'uscita di New Orleans>> continua
<<Sotto c'è una campagna>> dico, ricordando le innumerevoli volte in cui ho percorso quella strada diretto a Mystic Falls.
<<Sotto c'è una campagna, e li che si trova>> dico
<<Perché sangue?>> chiede Marcel.
<<Lo scopriremo in corso d'opera>> dice Kol.
<<Dividiamoci, Elijah Hayley Rebekah e Freya con me da Hope, Alan Anthony Kol Marcel e Davina>>
Li guardo ad uno ad uno. Confido in loro e non so cosa farei per questa famiglia.
Raderei al suolo ogni città di questo maledetto mondo.
<<Troviamole>> dice Kol, dandomi una pacca sulla spalla.

ALEXANDRA POV'S
Mi sveglio di soprassalto, non ci metto tanto a capire che sono in una bara. Percepisco la terra, tra i vari spazi delle doghe della bara, me la pagheranno. Bella cara. Non hanno avuto nemmeno la decenza di comprare una bara dignitosa. La butto sul ridere. Perché mi manca il respiro. Non riesco a ragionare. Sbatto i pugni sopra di me. Urlo, urlo fino a quando non mi sento tagliare le corde vocali. Ma nemmeno in quel caso mi fermo. Urlo, fino a farmi mancare il fiato. Poi il fiato mi manca veramente. Chiudo gli occhi, mi arrendo per un po'. Che potrà mai succedere. No! Non mollare! Non urlare più. Ragiona. Respira. L'aria c'è, é solo una tua percezione. C'è poca, ma c'è. Sii audace. Sii una guerriera.
É inutile urlare. Senza rendermene conto, chiudo gli occhi per un secondo e mi ritrovo in un campo aperto. Sento la schiena schiacciare contro la sabbia. Mi alzo lentamente per via dei dolori. Dolori. Dolori ovunque.
Mi guardo intorno, conosco questo posto.
<<Ci rivediamo>> mi giro e la vedo. Me stessa. Me stessa, senza filtri.
<<Sono più forte di te, te l'ho dimostrato!>> dico nel pieno del panico.
<<Potresti anche essere più forte di me, cosa poco improbabile, ma non sei la figlia che mia madre ha sempre voluto>>
<<Io sono quella che cerca di salvare Amelia, sono quella che sacrificherebbe la propria vita per la sua famiglia>>
<<Lo sai che sono più forte di te, sono riuscita a uscire e nemmeno te ne sei accorta!>>
Rimango perplessa, non so come controbattere. Ha ragione, é uscita nei momenti in cui non c'era bisogno: in fin di vita con la magia di Amelia che mi strangolava, mentre sono sottoterra sotto non so di quanti metri.
<<Io sono la figlia che mia madre ha sempre voluto, io sono la figlia che mio padre ha sempre sperato che fossi>>  continua
<<Non tu>>
<<Guarda!>> mi giro, il mio subconscio sta puntando dietro di me. Una luce si sta avvicinando, sembra che stia per inghiottire tutto intorno a me.
<<Sono loro!>>
<<Sono la mia famiglia>>
Ritorno cosciente, sputo sangue e terreno dove mi capita. Sono cosciente. Qualcuno mi ha trovata! Sento improvvisamente qualcuno che mi prende tra le braccia, un  calore che subito riconosco.
<<Alexandra!>>
<<Alan>> cerco di parlare ma mi esce un flebile suono non decifrato.
<<Non sforzarti!>>
Mi guardo intorno, é Kol che ha parlato. Vicino a lui ci sono Marcel Anthony e Davina, noto un leggero strato di sudore improntato su tutti i volti degli maschi.
Li guardo, domandandomi come. Alan sembra percepire la mia confusione.
<<Qualcuno ci ha avvisati tramite un messaggio in codice, ha lasciato delle tracce di sangue sopra il terreno>>
Amelia.
Cerco di accarezzare il volto di Alan a fatica. Mi prende la mano e la avvicina al suo volto. Solo ora sto notando delle lacrime che gli scendono sulle guance.
<<Pensavo di essere morta>> dico in un sussurro.
Ho capito solo ora che le debolezze non sono fallimenti, ci rendono unici, umani.
Avere una debolezza ci fa ottenere qualcosa che può andare perso, ma non importa adesso. Lo bacio, lo bacio come se fosse una cosa necessaria, le nostre labbra unite che sanno di attesa, di amore e rispetto uno per l'altra, sa anche un po' di terreno. Le nostre lingue si incontrano leggermente, non è un bacio focoso, ma un bacio necessario. Mi stacco da lui, per quanto lo ami, mi manca l'aria, per davvero.
<<Alexandra Mikaelson morta?>> ride Alan, seguito da un'altra risata. La riconosco, l'ho sentita tante di quelle volte negli anni precedenti.
Anthony si accascia vicino a me, di fronte ad Alan. Coprendo il sole, non riesco a guardarlo come vorrei. Sembra tutto così surreale. Ho la sensazione di star nascendo di nuovo.
<<Non farlo mai più, stronzetta>> dice Anthony. Ha la voce spezzata.
<<Vuoi alzarti?>> mi chiede Alan. Annuisco. Mi sorreggono i miei bei maschioni. Così mi piace chiamarli, non so nemmeno se sia corretto, ma rende l'idea. Maschioni, alti e potenti. I miei angeli protettori.
Guardo Davina, poi Marcel.
<<Felice di vederti>> dice Davina. Le sorrido.
Marcel si avvicina lentamente verso di me. So che vorrebbe dire qualcosa, glie lo leggo negli occhi, ma non lo fa. Vengo lasciata da Alan e Anthony, perché Marcel mi abbraccia: Marcel Gerard sta abbracciando Alexandra Mikaelson.
Si stacca dopo poco, senza dire una parola. Ci guardiamo solo negli occhi, e questo basta e avanza per me. Sono grata, nonostante tutto, di averlo come fratello.
Guardo Kol.
<<La mini Klaus é viva>> dice sarcasticamente. Si avvicina e mi abbraccia.
<<Darling, per quanto io sia grata di averti trovato viva, abbiamo un problema>>
<<Dov'é Hope?>> chiedo senza esitazione.
<<Tuo nonno e Marcus le hanno rapite>> risponde Kol.
<<Sembra proprio che siamo all'atto finale>> afferma Marcel.
Tossisco, avere il terreno in gola e avere la sensazione che sia ovunque sul tuo corpo non é una delle migliori sensazioni.
Alan mi accarezza la schiena mentre caccio altro terreno. Mi schiarisco la gola.
<<Lasciatemi fare un pit stop>>
Ho bisogno di sangue, molto sangue.
<<So dove farlo>> afferma Marcel.

Alexandra Mikaelson - the eldest childWhere stories live. Discover now