Capitolo otto: Guadalajara

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Fuggire, farlo davvero prima che le cose si complichino di parecchio, è una questione di fretta.

Avete presente quelle persone che dicono sempre "eh, me ne vorrei andare, vorrei fare le valigie e aprirmi un chiosco in spiaggia nel Brasile più incontaminato, ma ..."? Certo che ce le avete presente, questa cazzata l'avremo sentita tutti almeno una volta nella vita.

Ecco, quelle persone sono le stesse che non partiranno mai. C'è sempre una scusa che li tiene ancorati nella loro miseria.

Può essere la famiglia, la casa ancora da pagare, il cagnetto che vomita in aereo o la madre moribonda da non poter lasciare nemmeno per un giorno. Motivi validi, per carità, eppure sono sintomatici dell'assenza di fretta.

Da cosa può essere dettata, la fretta? Qualcuno ti sta cercando per farti la pelle, hai commesso un crimine che ti farebbe condannare a chissà quanti anni o magari ... magari dei superpoteri rischiano di complicarti la vita in modi che nemmeno riesci a immaginare.

Diciamo pure che quando vedi quello che avresti reputato uno dei tuoi migliori amici affondare una nave e trucidare una decina di uomini armati, il pepe al culo si fa sentire.

La decisione di fuggire a gambe levate e lasciare l'Italia è qualcosa che non si prende ponderando all'inverosimile i rischi, le implicazioni, i casini che potrebbero succedere. La si prende e basta quando non si ha che distruzione alle spalle.

Poniamo caso che qualcuno, affacciatosi alla finestra, avesse visto chi aveva causato quella macelleria al porto. Magari mettiamo caso che abbia notato pure un povero coglione arrivare in motorino e parlare col macellaio in questione. Vi spiego un po' la situazione che si sarebbe potuta creare: chiamata al 112, autopattuglie in arrivo, arrestato nei due giorni successivi.

E poi?

Poi magari sarebbe arrivata la mia incarcerazione, magari una fuga, Kekko che miete vittime e un mandato di ricerca da parte dell'Interpol insieme ai miei amici di cui ancora non avevo notizie. I loro poteri erano sconosciuti, sempre che ne avessero ottenuti, e mettere sotto la lente d'ingrandimento statale Massimo, Guédé e Slav, sarebbe stata la ciliegina di sterco su una torta di merda dalle dimensioni spropositate.

No, è la fretta che deve muovere i tuoi passi in queste situazioni perché altrimenti ti beccano in un attimo. E non era poi tanto la paura degli sbirri quanto dei colleghi del napoletano che, a ben vedere, si sarebbero discretamente incazzati per una situazione simile. Ulteriore pressione, ulteriore paura.

Se una matriosca di inganni, sotterfugi, menzogne e nascondigli sta per crollare per colpa di qualcosa di incontrollabile, allora è il momento di scappare come se aveste il diavolo alle calcagna.

Due ore dopo quel casino al porto c'erano già i telegiornali a parlarne. E non solo quelli regionali. La notizia era coperta dal TG5, TG4 e Studio Aperto. Ero certo che anche la Rai stesse inviando i suoi corrispondenti, ed ero certissimo che i carabinieri avrebbero messo a soqquadro la città per avere delle risposte.

Dopo esser riuscito ad arrivare a casa e aver svuotato i miei conti da dieci diversi bancomat, ciò che feci fu molto semplice:

Presi il telefono delle emergenze e mandai un messaggio a tutti quelli che mi conoscevano o che avevano dei legami con il mio passato. Il messaggio recitava che avevo deciso di partire, che cambiavo numero e che sarei sparito dalla loro vita. Allegato c'era lo screen di un biglietto aereo per la Germania. Senza ritorno.

Mi feci una doccia rigenerante mentre il telefono prenotava un volo alternativo, ovvero la mia vera destinazione, e pagava dal conto corrente con ancora tremila euro dentro.

Una Volgare Dimostrazione di Potere: SoldatoWhere stories live. Discover now