𝟸𝟹.𝟸

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RHEA
🥀

|domenica 18 dicembre|

Siamo sugli spalti e stiamo vedendo la partita.

L'unica cosa a cui penso sono le lettere.

Lettere che dice d'avermi scritto.
Lettere che dice d'avermi spedito.

Che io però non ho mai ricevuto, non sono mai arrivate da me. Non sono mai arrivate a casa mia.

Nessuno le ha mai portate, nessuno.
Non le ho mai ricevute.

Ruiz fa canestro, guarda subito verso gli spalti come se stesse cercando qualcuno. Rilascio un respiro, le persone accanto a me esultano.

Io rimango impassibile.

« è bravo » afferma al mio fianco Olympia.
Rimango in silenzio e non rispondo.

« come va? » chiedo curiosa. Fa spallucce.

« molto bene » rispondo al suo posto.

Si volta a guardarmi.
« troppo » afferma sincera.

« sei contenta? » annuisce all'istante.

« goditi tutto, qualsiasi cosa » dico sincera.

Mi volto alla mia sinistra.

« e tu? » domando curiosa.
Nathan accanto a me, freme.

Il suo amato, gioca davvero bene.

Fa spallucce anche lui.
Oggi sono di molte parole.

« molto bene » affermo al suo posto. Trattengo un sorriso e gli lascio un bacio sulla guancia.

« ti voglio bene ricciolino » mi rivolge uno sguardo di sbieco. Quando eravamo piccoli lo chiamavo sempre così.

« non mi piace... » faccio spallucce.

« non mi interessa » dico divertita.

Inizia la pausa di quindici minuti.
Siamo in vantaggio di parecchi punti.

La squadra cammina spedita verso il coach.
Mi rivolgono entrambi uno sguardo e poi si guardano tra di loro. Rilascio un respiro.

Sembrano due cavalieri che devono salvare una principessa. Io non sono una principessa. Non devo essere salvata da nessuno.

Rivera si avvicina a me, « Young » sorrido.

« sto andando una merda vero? » nego con il capo. Non riescono a giocare insieme, invece di fare un gioco di squadra. Fanno tutt'altro.

La nostra squadra è contro se stessa.

Incredibile.

Gli scompiglio i capelli, non si lamenta.
« baciami » lo bacio.

« almeno stasera andremo alla festa » afferma come se fosse l'unico momento di piacere, dato che peggio di così non può andare ma non è vero.

Semplicemente loro si fanno la guerra.
Non si passano la palla e giocano da soli.

« ti amo » sussurra sulle mie labbra.

Lo bacio solamente.

Non riesco ancora a rispondere.
Io non ci riesco.

Bloccata, lo sono veramente.
Forse lo sarò molto altro tempo ancora.

Mi lascia un'altro bacio casto sulle labbra e fugge via. Si avvicina di nuovo al coach e lo ascolta, è pur sempre il capitano.

Ruiz corre spedito verso di me, « perché non urli il mio nome? » domanda con le braccia conserte.

« perché non la passi ad Andrew quando devi? » chiedo con la stessa strafottenza.

I Hate Me And YouWhere stories live. Discover now