Zero punti

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"Salve, lei è la signorina Johnson?"

Mi siedo, ma con la testa sono altrove.

Sono rimasta lì.

"Sono io...Ho chiesto il suo nome, ma non mi è stato detto"

Spesso i nomi non servono a nulla, perché tendiamo sempre a utilizzare nomignoli.

Ma non potevo di certo usarlo con lui.

"Non ha importanza, si sieda" mi indicò una sedia di un bel blu scuro, mentre lui non si alzò dalla sua al di là della scrivania.

"La ringrazio. Ascolti, io..." mi fece segno di tacere e mettermi comoda.

Però, qualcuno qui ha fretta....

"Ascolti, lo so che è stato tutto molto improvviso, ma come sa al compimento dei diciotto anni funziona così: ogni ragazzo e ragazza è tenuto a sottoporsi a quest'esame."

In tutta onestà non stavo ascoltando.

Pensavo ancora a quello che era successo anni prima.

Non sono mai stata una persona ricca di forza di volontà, ma la situazione stava sfuggendo di mano.

Non volevo più tornare indietro.

"Allora, le spiego brevemente come funziona: io le elenco le varie caratteristiche di cui voi giovani dovreste essere muniti, e lei in base a quanto pensa di possederle darà una votazione da uno a cinque. Tutto chiaro?" Mi osservò e si mise a cercare qualcosa in uno dei cassetti: probabilmente carta e penna, per trascrivere tutto ciò che avrei detto.

Che senso aveva questo esame? Non lo avevo mai capito.

A me sarebbe servito solamente a calpestare ancora di più l'autostima che nemmeno avevo.

Ecco.

Ecco perchè lui mi aveva abbandonata.

E non potevo biasimarlo.

"Ha capito?"

"Sì..." cercai di fare caso alle sue parole, ma era veramente difficile.

Non volevo riflettere riguardo le cose buone e cattive che possedevo.

Perchè sapevo già che appartenessero tutte alla seconda categoria.

"Allora...Lei è spensierata?"

No.

"Io...Uno" e mentii, perché quel voto doveva essere zero.

"Estroversa?"

Lo ero stata, tanto tempo prima.

"Zero" non dissi alcuna bugia, perchè era evidente fossi chiusa in me stessa.

"Intelligente?" sicuramente no, altrimenti non me lo sarei fatta sfuggire dalle mie stesse mani.

"Zero" sospirai e osservai la gocce che stavano cominciando a cadere, fuori dalla finestra.

"Prudente?" questo non lo sapevo: a volte ragionavo troppo, altre agivo troppo impulsivamente.

Con lui avevo decisamente corso troppo, senza pensare a quanto fosse perfetto per me.

"Tre" cominciai a muovermi sulla sedia e dopo qualche altra domanda, l'uomo mi osservò a lungo.

Cosa voleva?

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