Capitolo 43

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William aveva passato il resto della mattinata a predisporre, con i soldati e i cavalieri, una migliore strategia di difesa da attuare durante il restante tratto di strada che li aspettava prima di arrivare a Caerphilly

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William aveva passato il resto della mattinata a predisporre, con i soldati e i cavalieri, una migliore strategia di difesa da attuare durante il restante tratto di strada che li aspettava prima di arrivare a Caerphilly. Non gli andava di passare altro tempo in quel luogo. Più a lungo ci rimanevano, più facile sarebbe stata la possibilità di essere nuovamente attaccati.

Partirono poco prima dell'ora di pranzo del giorno seguente, dopo aver interrogato la locandiera, il garzone e il terzo assalitore.

Non aveva avuto gran che di informazioni. Quello che gli avevano detto, e cioè che il mandante era Lord Fizz Osbern, ormai lo sapeva di già. Il tizio, che aveva informato dei loro spostamenti il Barone, era un mendicante di cui si erano perse le traccia.

Decise di portare con loro i tre prigionieri e di interrogarli, con calma, al castello. Presero il piccolo carro appartenente a Moira e l'usarono per trasportarli, tutti ben legati, imbavagliati e con un bel sacco di tela in testa.

William mandò in ricognizione uno dei suoi più fidati cavalieri, Sir James O'brian. Era snello, agile e con una mente pronta. In battaglia si era distinto per il coraggio, la letale precisione dei colpi e la notevole velocità di movimento. Prediligeva l'uso di coltelli e pugnali che sapeva maneggiare con una certa maestria, ma era bravo anche con l'uso dell'arco. Quello che più lo caratterizzava, però, era la sua bravura nella caccia; non solo di animali. Era abile a cercare indizi del passaggio di qualsiasi cosa e a rendersi invisibile se necessario.

Durante il tragitto, William e Megan parlarono a lungo della loro situazione, facendo diversi tipi di illazioni e arrovellandosi il cervello nel tentativo di trovare una soluzione.

<<Non sappiamo come interrompere la dannata maledizione>> disse, a un certo punto, lui a denti stretti, con un cipiglio che avrebbe messo paura al suo stesso stallone, pensò lei un po' divertita.

<<Insomma, noi proviamo vicendevolmente, sentimenti forti da tempo>>.

Si girò indietro per vedere se tutto procedeva bene.

<<Se fosse stato solo questo il problema probabilmente sarei morto da tempo>>.

<<Lo credo anch'io>> concordò lei.

Megan faticava ancora a credere che William de Clare fosse innamorato di lei. Tra tutte le belle dame che esistevano e con cui lui aveva avuto un'avventura, lui si era invaghito di lei. Non aveva l'eleganza, la grazia e il carattere di queste donne. Invero, non ci si avvicinava neanche un po' a essere come loro, lo sapeva bene, ma lui voleva lei ed era disposto a sfidare la maledizione.

<<Forse, solo il fatto di esserci confessati i nostri sentimenti potrebbe bastare a metterla in azione. Oppure è la celebrazione del matrimonio o la sua consumazione>> continuò lui.

A quelle ultime parole, Megan sentì un fremito percorrerla lungo il corpo al ricordo dei baci e delle carezze che si erano scambiati. Guardò altrove per non fargli capire a cosa stesse pensando.

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