Megan era consapevole che il suo corpo era gravemente provato e che la sua coscienza si era distaccata da esso. È un meccanismo di difesa per non provare dolore, pensò subito. Sentiva in lontananza delle voci, probabilmente di chi le stava accanto. Fortunatamente non poteva percepire le loro sensazioni, i loro sentimenti, altrimenti la sua situazione sarebbe stata ancora più difficile da accettare.
Sapeva di non essere ancora morta, ma anche di trovarsi in uno stato tale da essere solo a un passo da essa. Il suo corpo stava lottando per sopravvivere, ma la sua coscienza non stava reagendo con la stessa determinazione.
La morte non era così terribile come se l'era sempre aspettata. In realtà, in quello stato c'era molta pace, tranquillità e nessun dolore.
Non sapeva ancora dove si trovasse o se stesse veramente da qualche parte e non fosse solo una reazione di autodifesa della sua mente. Forse la coscienza, quando doveva arrivare il momento di morire, instaurava un meccanismo che aiutava l'essenza delle persone a lasciare il proprio corpo senza provare troppo dolore fisico o emotivo, prendendo le distanze dalle cose e dalle persone.
Si sentiva leggera e le pareva di fluttuare nel vuoto, senza tempo e spazio. Non aveva idea da quanto tempo si trovasse in quello stato e, in effetti, non le interessava molto. La sensazione di calma e leggerezza del suo essere non le faceva sentire il bisogno di lottare per tornare alla realtà fatta di doveri, dolore e morte.
Forse c'era qualcos'altro, ma cosa? Cosa non riusciva a ricordare? Possibile che la sua vita fosse solo questo?
Proprio quando stava pensando che non le sarebbe dispiaciuto rimanere in quello stato, qualcosa improvvisamente la strappò da quella beatitudine, portandola in un posto buio.
Adesso non era solo coscienza, pensiero, ma poteva sentire e intravedere una forma corporea di sé stessa. Aveva la sensazione che i suoi piedi toccassero qualcosa di morbido quasi fluido. Provò a camminare, ma i suoi passi non emettevano alcun suono e anche lì sembrava esserci uno spazio senza inizio e fine.
La sensazione di leggerezza era svanita e ora sentiva il peso del suo corpo; anche se in modo diverso dalla realtà. Un piccolo bagliore iniziò a farsi vedere e Megan istintivamente cominciò a dirigere i suoi passi in quella direzione.
Ad un tratto cominciò a sentire una voce. Non la riconobbe. Non le era famigliare, ma continuava a chiamarla come se la conoscesse.
<<Megan, mi senti vero? Riesci a sentirmi, ma non mi vedi ancora. Dammi un attimo proverò a proiettare la mia forma corporea>> le disse una voce di donna.
<<Chi sei?>> le chiese lei istintivamente.
<<Dammi ancora un po' di tempo e ti spiegherò tutto>> le venne risposto e poi ci fu silenzio.
Accanto a una fiammella sospesa da terra che non produceva alcun calore ma solo luce, si materializzò una donna dalle fattezze sconosciute.
Era alta quanto lei, magra e aveva il colore degli occhi più bello che Megan avesse mai visto.
Le iridi erano del colore della lavanda appena fiorita in un ovale splendente come la neve.
Il viso era circondato da un fiume lucente di capelli neri e una ciocca bianca vicino alla fronte era resa ancora più candida per il contrasto con il nero della sua chioma.
<<Mi chiamo Morgana. Si lo so, non molto originale come nome, ma mio padre alla mia nascita lo scelse a causa del colore dei miei occhi, dei miei capelli e del potere che la nostra famiglia ha dal periodo in cui è esistito Merlino>> rise cordialmente.
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Physician of Myddfai
FantasyVorrei ringraziare tutti coloro che dedicheranno del tempo alla lettura di questo libro storico-fantasy. La storia si svolge nel Galles, verso il 1300, intorno a due importanti famiglie che hanno un legame di parentela, amicizia e sono anche unite...