Capitolo 3

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Vincent mi colpì con un pugno allo stomaco, spezzandomi il respiro e facendomi piegare in due.
- Ok, questo l'ho sentito- bofonchiai, storcendo le labbra in una smorfia.
- Perché non ti stai concentrando abbastanza. Se la tua mente è distratta da altro, lo è anche il tuo corpo e di conseguenza le tue capacità si fanno più deboli- mi rimproverò mio padre Derek che ci stava osservando, appoggiato contro la parete in un angolo.
Sapevo che aveva ragione e che visto che tra poche ore ci sarebbe stato il plenilunio, avrei fatto meglio a tenere sotto controllo la marea di pensieri che avevo in testa. Ma quelli ritornavano prepotenti, impedendomi di ignorarli. E una parte di me non voleva farlo.
Ovviamente riguardavano un paio di occhi blu oceano e il loro proprietario.
Mi ero imposto di non avvicinarmi, di non parlargli e ci ero riuscito benissimo... fino alla pausa pranzo.
Senza che me ne rendessi conto, il mio sguardo lo trovò seduto ad un tavolo in fondo alla mensa, in compagnia di una ragazza dai capelli neri, con un taglio asimmetrico. Doveva avere sedici anni. Per un momento, vedendola, il lupo dentro di me ringhiò forte, cercando di manifestarsi.
- Controllati fratello... i tuoi occhi- mi fece notare Vincent, venendomi accanto e indicandomi la finestra della mensa con un cenno del capo.
Alzai lo sguardo, incrociando il mio riflesso opaco. Assomiglio molto a mio padre Derek. Stessa corporatura magra, dalle spalle larghe e la vita sottile, stessi capelli scuri, anche se i miei sono rasati sui lati e lunghi davanti e stessi occhi verdi... solo che in quell'occasione, non erano verdi, ma di un giallo luminoso e ardente.
Chiusi le palpebre, respirando profondamente, finché non percepii il licantropo assopirsi. Stavo per mettermi a sedere nel primo posto disponibile, ma Vincent mi afferrò per una spalla e mi guidò attraverso i tavoli.
- Eh no caro mio. Adesso mi hai davvero stancato con questa storia- mormorò, fermandosi proprio di fronte ad Alex e alla ragazza.
Lei sollevò un sopracciglio, fissando prima me, poi Vincent che le sorrise affabile.
- È libero qui, giusto?- domandò e senza aspettare che i due gli rispondessero, mi fece sedere e si mise al mio fianco.
Alex mi guardò, accennando un leggero sorriso, timido.
- Ciao...- dissi.
- Originale- replicò il mio migliore amico, a voce bassa, poi porse la mano alla ragazza.
- Io sono Vincent Parrish. Mio padre è lo sceriffo- si presentò.
Scossi la testa, alzando gli occhi al cielo. Diceva così ogni volta che si presentava, come se il fatto di essere il figlio dello sceriffo della contea, lo rendesse egualmente importante.
- Scarlett Sun-. La mora gli strinse la mano, piegando le labbra carnose in un sorriso. - Mio padre è un medico-.
- Non ti ho mai vista in giro... sei nuova?-.
- No, sono solo brava a non farmi notare-.
Piegai le labbra in una smorfia per trattenere una risata. Era la prima volta che una ragazza non si scioglieva come neve al sole, sentendosi rivolgere la parola da Vincent.
Rimanemmo seduti per il resto del pranzo, io e Alex che ridavamo assistendo ai battibecchi tra Scarlett e il mio migliore amico. Sembrava andare tutto bene, finché...
- Sai Alex, sei davvero bravo con la moto- gli dissi, incrociando le iridi verdi alle sue blu.
Notai Scarlett irrigidirsi.
- Scusa... come?- replicò il ragazzo, fissandomi confuso.
- Ti ho visto gareggiare la notte scorsa... guidi davvero bene. I tuoi avversari hanno mangiato la polvere- osservai.
- Io non so guidare la moto...-.
La campanella di fine pausa sovrastò il vociare nella mensa, che si era fatto caotico.
- Probabilmente ti sarai confuso con qualcun altro. Ora andiamo Alex... faremo tardi- intervenne Scarlett, trascinando via il ragazzo.
Rimasi immobile seduto al tavolo, frastornato.
Ero sicuro di aver visto Alex su quella strada. Lo avevo osservato per un bel pezzo, fin quando Yuki non era uscita a cercarmi. Non avrei mai potuto confondere il suo profumo con un altro. Ma allora perché mi aveva detto di non saper andare in moto?
Seguii Vincent fuori dalla mensa, immerso nei miei pensieri. Forse era a proprio a causa del mio fratellastro se Alex aveva fatto finta di niente. Dubitavo che quella gara fosse del tutto legale,  quindi probabilmente il ragazzo aveva preferito mantenere il segreto di fronte al figlio dello sceriffo. Eppure...

- Ehi, lupo innamorato! Torna tra noi comuni mortali!- esclamò Vincent.
Mi ero perso un'altra volta a pensare ad Alex durante l'allenamento. Derek se n'era andato già da un pezzo, per mia fortuna. Non avevo voglia di sorbirmi un'altra ramanzina, anche se ero consapevole che lo faceva solo per aiutarmi con il plenilunio. Già iniziavo a sentirne gli effetti.
- Forse non vuole fare sapere al mondo che gareggia con le moto. Non mi sembra un dramma- commentò il ragazzo, quando gli spiegai cosa mi stesse turbando da tutto il pomeriggio.
- Può essere... ma il suo battito cardiaco non ha mai accelerato... quando ha detto di non saper guidare, non mi ha mentito- gli dissi.
- O è bravo a mentire, oppure quel ragazzo ti è entrato talmente tanto in testa che lo vedi e lo senti ovunque- affermò lui. - In ogni caso ti conviene cercare di svuotare la mente, come ti ha detto tuo padre, altrimenti questa notte sarà un disastro-.
- Sai ci ho provato, ma non è facile! Ma in fondo tu cosa vuoi saperne degli effetti della luna piena... o di quello di qualcuno che ti piace? Non hai mai risentito di nessuno dei due!- ringhiai, con la voce che si faceva sempre più distorta, man mano che alzavo il tono.
- Ehi, sarò anche una comune fenice come mio padre... ma so osservare- ribatté Vincent, tranquillo, indicando le mie mani.
Abbassai lo sguardo e vidi gli artigli scuri che mi perforavano la carne del palmo, senza che me ne fossi reso conto.
La trasformazione stava iniziando. Guardai il mio migliore amico, con la vista che passava da normale a un velo rosso.
I miei pensieri si fecero sconnessi. Uno più forte, più intenso, contrastò il resto. Uccidi!
- V-Vincent...va' via... chiama mio padre... Corri!-. Dalla mia gola si alzavano solo suoni che sembravano vagamente delle parole.
Caddi in ginocchio, piantando le unghie nel pavimento, mentre il mio battito cardiaco accelerava, riecheggiandomi nelle orecchie.
- Vincent! Allontanati piano. Non correre o lui ti inseguirà per cacciarti-.
Percepii la voce di mio padre Stiles, lontana. Ringhiai forte, mentre un dolore si propagava in tutto il mio corpo, come se ogni mia singola cellula stesse andando a fuoco. Un fuoco che solo il sangue poteva placare. Il sangue dal profumo fresco e dolce...
Il sangue che si nascondeva dietro gli occhi blu oceano...
Volevo quel sangue...
Volevo quegli occhi...
Volevo quel corpo...
Alex Bane doveva essere mio!

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