Capitolo 6

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Quella sera non era Alex il ragazzo alla festa, come non era lui ogni volta che lo vedevo dopo il tramonto. O meglio era solo una parte di lui.
Scarlett mi spiegò che lei e la sua famiglia sono angeli. Lei è una custode e non a caso è diventata la migliore amica di Alex. Tentai di farmi dire tutto, ma la sua risposta fu che se volevo la verità dovevo convincere lui a dirmela.
Così lo feci. La mattina dopo parlaii con Alex. Gli raccontai quello che era accaduto alla festa e anche le notti precedenti. Gli dissi che sapevo cos'era Scarlett e gli confessai anche tutto quello che provavo per lui.
La sua reazione fu un sorriso spento.
- Non puoi essere davvero innamorato di me... non sai nulla di quello che sono...-.
- Anche Scarlett mi ha detto una cosa del genere... spiegami che significa. Io so quello che provo e niente di quello che mi dirai potrà cambiarlo...- replicai.
Alex mi guardò per un lungo momento, poi chiuse gli occhi sospirando, come se le parole che stava per pronunciare gli prosciugassero energia.
- I miei genitori non sono morti in un incidente... Mio padre una notte ha... massacrato mia madre. Io... non ricordo molto in realtà... dormivo profondamente, anche se in qualche modo ricordo di aver sentito un rumore sordo, come dei tonfi ripetuti. Pensai di averli sognati. La mattina seguente, quando sono uscito dalla mia stanza... ho visto il sangue. Era ovunque... a terra, sulle pareti... mio padre era in piedi, in sala. Il sangue era anche su di lui... in mano teneva un fucile. Davanti a lui, ai suoi piedi... c'era il cadavere di mia madre... aveva il cranio sfondato. Quasi non ho riconosciuto il suo volto tanto era il sangue. Ricordo che lui piangeva... tremava e chiedeva perdono. Poi prima che potessi fare qualunque cosa... si è puntato l'arma sotto al mento. Si è tolto la vita davanti ai miei occhi-.
Io ascoltai tutta la storia con l'orrore che mi faceva scorrere un brivido gelido sulla pelle.
- Alex... mi... mi dispiace...- mormorai, posandogli una mano sulla spalla. La sua storia, il suo passato... era terribile, ma non capivo cosa centrasse con quello che mi aveva detto Scarlett.
- Quello che ha ucciso mia madre non era l'uomo che mi ha cresciuto... e io ho ereditato questa... cosa...-. Lui alzò gli occhi su di me. Occhi blu come l'oceano. Nessuna macchia viola.
- Io come lui sono un Doppelgangër- confessò.
Rimasi immobile per un lungo momento, scrutandolo dall'alto in basso.
- Cosa sarebbe? Il nome di una psicosi?- domandai cauto.
Alex sospirò, alzando gli occhi al cielo. - Scarlett mi ha detto cosa sei. Non sforzarti a fingere, anche perché non lo sai fare bene-.
Soffocai un verso di sorpresa. - Quindi tu sai che sono un lupo mannaro!-.
Il ragazzo annuì. - Comunque un doppelgangër è una specie di doppio spiritico di una persona. Nel mio caso è un doppio che prende il sopravvento quando dormo. Anche lo spirito dentro mio padre prendeva il sopravvento di notte... ed è quello che ha ucciso mia madre...-.
- Vuoi dire che lo spirito doppio è cattivo?-.
- No, non sempre. Almeno non penso... il mio è solo più... estremo. Fa tutto quello che io non mi sogno nemmeno perché mi spaventa-.
Piegai la testa di lato, inarcando un sopracciglio. - Quindi anche quello che hai fatto ieri sera, ti spaventa?-.
- Il bungee jumping? Soffro di vertigini, quindi sì mi terrorizza solo l'idea-.
Scossi la testa. - Non mi riferivo a quello-.
- Perché cos' altro ha fatto il mio doppio?-.
Legai i miei occhi ai suoi, con un leggero sorriso, poi, svelto, posai le labbra sulle sue.
Percepii il suo cuore accelerare e il suo corpo tremare leggermente. Lo afferrai per le spalle e lo strinsi a me, approfondendo il bacio e intrecciando le dita ai suoi capelli. Non mi importava quello che pensava. Io ero innamorato di lui, doppelgangër o no. Ero innamorato di tutto quello che era e glielo avrei fatto capire. Il lupo al mio interno lo desiderava, ma non come preda, ora lo avevo capito. Voleva il sangue perché lo voleva come compagno, lo voleva rendere completamente suo attraverso il morso.
Poi un sapore metallico e salato cadde sulla mia lingua e un odore acre impregnò l'aria, mischiandosi al profumo di Alex e sovrastandolo. Era un odore che mio zio Scott, l'Alpha, mi aveva da poco insegnato a riconoscere.
Alex mi spinse indietro, allontanandomi da sé, tossendo violentemente. Si piegò in due e io notai, con l'orrore che mi scivolava sotto la pelle, il sangue che gli colava copioso dal naso e gli macchiava le dita. La sua pelle impallidì e il tremore che lo aveva colpito poco fa per l'emozione si trasformò in violente convulsioni.
- Alex!-. Mi misi al suo fianco, stringendolo piano, mentre la tosse e il sangue non accennavano a diminuire.
- C-chia... ma... S-Scarlett...- bisbigliò, con voce rotta dal dolore.
Presi il suo cellulare e chiamai la ragazza, intanto che la tosse finalmente si fermava, ma non il sangue.
Le palpebre di Alex si fecero pesanti e dopo un attimo, chiuse gli occhi.

Bite to SaveWhere stories live. Discover now