Epilogo - parte 1.

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Passarono dieci anni da quella famosa lettera.

Gerard, nonostante avesse avuto la possibilità di poter cercare quel nanetto sexy, non lo fece, non lo ritenne opportuno; Frank, invece, tentò sempre di cercarlo, di trovare anche solo il suo indirizzo o il suo numero di telefono nuovo, ma nulla. Non trovò nulla.
Alla fine, dopo un paio d'anni, divisi tra ospedale e casa Toro, si arrese, ritenendo quella ricerca come una perdita di tempo.

Dopo aver mollato quella ''inutile ricerca'', Frank incontrò una ragazza, una certa Jamia.

Ecco, con lei andò tutto perfettamente alla grande, non le pesava il fatto che, nonostante si fosse dichiarata, Frank non provava nulla se non un grande affetto nei suoi confronti. Ma la vita, a volte, è una grande puttana.

Il nostro nanetto ricevette una chiamata da sua madre proprio mentre tornava dal suo negozio di chitarre, intorno alle cinque del pomeriggio.

-Quale onore, ti sei ricordata di me, mamma?-

-Non voglio litigare Frankie, solo che... davvero, non riesco a stare senza di te, sei pur sempre mio figlio.-

Seguirono alcuni secondi di silenzio. In fondo Frank le voleva bene, era pur sempre sua madre.

-Non verrò in Italia, dimenticatelo.-

-Perché?! E' così bella! Ci sono un sacco di ragazzi della tua età, dovresti almeno provare!-

-Mamma, ho ventotto anni, non sono obbligato a venire, e poi... ho una ragazza, adesso!-

Che scusa ridicola.

-Ah si? Allora non avrai problemi a presentarmela, quando tornerò un paio di giorni a Belleville, per il tuo compleanno, giusto?-

Merda. No. Che ragazza, Frank? Da quando ti piace la patata?

-Assolutamente no.-

-Bene, ci vediamo il trentuno Ottobre davanti la tua ex scuola.- e chiuse la chiamata.

Era nella merda, oh se lo era! Chi le avrebbe presentato? Di certo non sarebbe andato dalla prima ragazza che gli passava davanti a chiederle di fare la sua finta fidanzata per un paio di giorni, lo avrebbe preso a schiaffi.

Poi ci pensò un secondo. Jamia. Dopotutto era la sua migliore amica nonché coinquilina, quindi perché no?

Continuò a camminare fino alla porta del palazzo in cui abitava, aprì il piccolo portone di ferro e salì al terzo piano, usando l'ascensore.

-Jamia, sono tornato!- disse Frank, dopo essere entrato in casa.

Ella non rispose, o meglio, non rispose a Frank. Quest'ultimo sentì dei piccoli gemiti provenire dalla camera di Jamia e, anche se con un leggero imbarazzo, si avvicinò alla porta.

-J-Jamia?- balbettò Frank, poggiando la mano sulla maniglia della camera della ragazza, ritirandola subito dopo averla sentita ansimare il nome di Mikey.

Mikey? Sul serio? Frank pensò che fosse impossibile che quel Mikey si stesse scopando Jamia. Insomma, era a Seattle insieme... insieme a Gerard.

Il moro andò in cucina, sedendosi a tavola.

Non sapeva cosa fare o dove andare. Di certo il culo a congelare in mezzo alla strada, non ce lo avrebbe messo di nuovo, quindi stette seduto ad aspettare che Jamia e quel ragazzo, chiunque esso fosse, finissero. Certo, sembrava più una sorta di fetish, ma non lo era, non lo era assolutamente! Solo che fuori faceva un freddo boia e non credeva che interrompere quei due fosse una cosa carina.

Mama, We All Go To Hell ~ FrerardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora