18. Sweet Nothing

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Louis

Svegliarsi tra le sue lenzuola chiare, con le sue braccia nude attorno al mio torace, le sue gambe esili attorcigliate nelle mie e i suoi capelli profumati sotto il mento, era e sarebbe sempre stata la sensazione migliore del mondo, forse migliore anche del sesso, che di certo quella notte non era mancato.

Chiudendo gli occhi, in quel tepore emanato da noi, con i respiri sincronizzati e i gemiti soffocati tra le labbra morse, potevo ancora sentirli quei brividi che dalla base della colonna vertebrale si erano espansi in tutto il corpo, potevo ancora sentire la sua voglia crescere ed invadermi, come se fossimo un tutt'uno, la sua bocca sulla mia a reclamarmi, il suo respiro affannoso e i miei pensieri lussuriosi, il suo corpo perfetto a sovrastare il mio, le sue mani a cingermi i fianchi e le mie a spingerlo vicino, più vicino, sotto la pelle, mentre la sua saliva tracciava disegni immaginari in ogni parte di me. I suoi occhi dentro ai miei, tutto lui dentro me, scatenando qualcosa di indefinito, di prezioso, di immenso, come se fosse essenziale stare così, uniti.

Ancora e ancora e ancora.

Impossibile saziarsi di Harry. Potevo sentirmi appagato, soddisfatto, perfino sfinito, ma di lui, del suo tocco che stava imparando a conoscermi, delicato, che mi sfiorava con precisione chirurgica e che pretendeva da me ogni cosa, senza vergogna, non ne avrei mai avuto abbastanza.

Riaprii gli occhi e lui si mosse appena, mentre io continuavo a sfiorargli il braccio avanti e indietro, quello del taglio che rendeva il suo polso diverso, vissuto. Tocchi leggeri che sembravano piacergli, che gli facevano fare le fusa come un gatto, come se fossimo bloccati sotto la neve che cadeva leggera, sospesi in quel tempo indefinito di sconfinato silenzio, senza macchie apparenti. Suono calmo.

-Se tu continuassi per sempre, non ti fermerei.-

Mi scappò un sorriso a quella frase detta sottovoce con la tonalità di chi è ancora assonnato e dolcemente cullato. Da me. Perché era da quando avevo scoperto del suo dolore che volevo farmene carico anche io, alleviare il suo cuore e la sua mente, allontanare i suoi demoni passati e farlo stare bene. Cullarlo e farlo sorridere, sempre, ogni minuto della sua vita perché se lo meritava, facendogli dimenticare il dolore, non permettendo a nessun altro di crearne ancora. Volevo fondere la mia fragilità con la sua e renderla forza, un temporale in grado di bastare per entrambi.

Lui per tutta risposta, come se leggesse la mente o fosse un piccolo tarlo dentro al mio cervello, mi baciò il petto, scostandosi leggermente per poi mostrarmi una delle sue fossette, mentre il battito del mio cuore, senza via di scampo, perdeva un colpo per sempre, lì, in quel momento così perfetto da sembrarmi surreale, in quella casa così piccola per contenere entrambi, ma che ci ospitava tacitamente.

-Non sei andato a lezione.-

Disse mentre continuava a baciarmi il corpo fresco: piccoli tocchi umidi, perfetti, fino alla bocca, adagiandovi poi le sue labbra voluttuose e sensuali, sfiorandomi appena mentre io facevo cenno di no con la testa. Allora, come ad accettare una sfida che sapevo di perdere, mi feci avanti e lo baciai con più passione, afferrandogli il labbro inferiore e tirando un po' di più, per poi spostare l'attenzione sul suo fondo schiena, spingendomelo addosso, sentendo la sua erezione mattutina sopra la mia. E fui soddisfatto di come il suo corpo fosse pronto per me, perfino sorpreso per la reazione fisica che suscitavo su di Harry.

Lui rise di nuovo e mi convinsi che il suono della sua risata fosse la mia musica preferita.

-Te la faccio io una lezione.-

-Anatomia?-

Rise ancora. Mi stavo sciogliendo con lui, stavo trovando il coraggio di essere me stesso, comprese le battute che in genere riservavo solo ad El.

No Sound but the Windحيث تعيش القصص. اكتشف الآن