28. Radioactive

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CAPITOLO 28

Radioactive*


Harry

Cercare di dimenticare il passato, allontanandolo e cancellandolo semplicemente con un colpo di spugna, non era stata la tattica migliore, ne ero consapevole. Il mio cervello, strano meccanismo senza libretto di istruzioni, cominciò a mandare impulsi elettrici, le palpebre a sbattere più veloci e il cuore tentò di fermarsi, senza riuscirci ovviamente.

Quello era Nick. Gli occhi castani, i capelli scomposti, il corpo esile, le stesse caratteristiche che non ricercavo più e dalle quali mi allontanavo sempre. Nemmeno il fracasso delle bottiglie rotte mi aveva distratto dall'osservarlo come si osservavano i mostri del passato. E adesso che passato e presente si erano finalmente incontrati, non potevo fare marcia indietro e fare finta di niente, che lui non fosse lì, che non stesse parlando fino a qualche minuto prima con Louis. Zayn si avvicinò oscurando la mia visuale e per un secondo, quegli occhi amici mi fecero riemergere per respirare. Nick era lì, davvero lì, dopo anni e anni senza vederlo.

-Harry, chi è quel tipo?-

-Nick.-

Il suo viso si pietrificò sorpreso quando il mio e l'amico battagliero di sempre venne fuori, forse al momento sbagliato, ma mi si strinse il cuore a sentirlo così vicino.

-Adesso lo mando via a calci in culo.-

Quando ormai si stava già voltando per combattere una battaglia che era solo mia, lo stoppai in un contatto che fu il primo dopo parecchio tempo.

-Ci penso io a lui. Potresti pulire qui?-

Passai dietro al bancone mentre la poca gente nel locale riprendeva nelle sue chiacchiere, senza badare troppo a me. Avevo già due paia di occhi puntati addosso, l'azzurro intenso e il marrone in attesa. Non potevo sopportare la presenza di entrambi davanti a me, non potevo affrontare tutto, non ero pronto, ma dovevo esserlo. Mi sentii schiacciato dalla pressione, come se fossi sott'acqua. Sentii l'esplosione salire, le macerie scuotersi, la lava inondare tutto, ma rimasi vestito con la mia maschera più incolore, avvolto in una patina di normalità che celava l'apocalisse.

-Ciao Harry. Non volevo farti agitare, davvero.-

Sentire il suono della sua voce fu anche peggio di quando avevo ascoltato il messaggio in segreteria. Adesso era reale. Mi rivolsi a Louis prima.

-Vi conoscete voi due?-

-L'ho incontrato un'altra volta qui, ha visto qualche mio disegno. Perché?-

Tipico di lui, indagare su dove fossi, cosa facessi, scoprire il mio punto debole ed usarlo contro di me. Aveva visto i suoi disegni, i disegni che ritraevano me, le mie emozioni viste attraverso gli occhi di Louis, cose che lui non avrebbe mai potuto comprendere, né avrebbe dovuto vedere.

-Lui è Nick.-

Gli cadde quasi la mascella. Incredulo rimase fermo mentre spostavo i miei occhi sull'inglese, concentrandomi su cosa dire, cosa fare.

-Che ci fai qui? Non mi piace che ficchi il naso nelle mie cose.-

-Mi ha detto tua sorella dove fossi. Volevo vederti. Sono qui per qualche ingaggio come dj e ho bisogno di parlarti.-

Declinare quell'offerta sarebbe stato sensato, dopo tutto quello che mi aveva fatto, eppure qualcosa mi diceva che dovevo continuare, dovevo parlare, dovevo sapere, anche se avrebbe fatto male, anche se la verità non avrebbe aiutato e alle domande non avrei saputo non rispondere, ma dovevo, per me stesso, non per lui.

No Sound but the WindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora