49. No Sound But The Wind

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CAPITOLO 49

No Sound But The Wind*


Harry

Il vento caldo di metà luglio accarezzava la mia pelle e amplificava ogni percezione, per renderla un'enorme esplosione di attesa, grattando via ogni scoria, dandomi la sensazione di essere pulito da ogni macchia, da ogni colpa.

Ero bendato.

In quella strada di Manhattan nella quale Niall mi aveva portato, i miei occhi erano stati coperti da uno stralcio di tessuto che odorava di Louis, del suo profumo, che era impossibile non riconoscere, non sentirlo mio, non volerlo per sempre attaccato ai vestiti, a fondersi per creare il nostro aroma.

-E' una sorpresa, fratellone, niente di catastrofico. Seguimi!-

Ed afferrai la sua mano a guidarmi in quel buio con sicurezza, perché di Niall potevo fidarmi, io che mai di nessun altro mi ero fidato in vita mia, io che ero sempre stato solo, che da solo avevo iniziato quel percorso a New York, sbattendo la testa e cadendo mille volte prima di trovare un equilibrio.

E che Louis fosse il mio equilibrio, di quello ne ero certo.

Quando mi mollò al centro di quella che mi sembrò una stanza, che immaginai fosse tale dall'eco di silenzio che traspariva dal mancato suono, mi trovai come agitato tra le onde, senza punti di riferimento. Mi sentii anche stordito all'inizio, perché c'era solo una voce, dal tono acuto e accogliente che volevo sentire, solo una. Ed ero curioso da morire su quale fosse la sua sorpresa, quale fosse la cosa che dovesse mostrarmi.

Mi afferrò le mani e, con fare dolce, mi guidò più avanti. Le sue dita d'artista, corte e paffute, il suo tocco deciso di pelle calda contro pelle calda mi fece trasalire. Si fermò e lo sentii alle mie spalle, la sua presenza ad avvolgermi nonostante la differenza d'altezza. Mi abbracciò dal di dietro, portando entrambe le sue mani sul mio petto, a sentire il mio cuore battere.

Non poteva nemmeno immaginare che se il mio cuore aveva ripreso nel suo ritmo costante era solo grazie a lui, non sapeva che il mio battito adesso aveva un nuovo suono. Rimbombava acuto nella cassa toracica, un "bum bum" diverso, più prepotente, perché ora non era solo un muscolo involontario, ora batteva a tempo con tutti i miei pensieri. La ragione e il sentimento che avevano trovato come coesistere, come coabitare in un corpo solo.

Sentii Louis tremare lievemente per poi appoggiare un orecchio sulla mia schiena ed accucciarsi lì per qualche secondo. Tremai di rimando e mi beai di quel contatto. Poi la sua voce, in quella posizione, rimbombò nel mi petto.

-Adesso ti faccio vedere una cosa che è solo per te. El mi ha regalato una parete bianca e io l'ho riempita con ciò che più amo al mondo.-

La mia curiosità mi stava logorando dentro, così come quelle parole, così come quel contatto. Quando la benda cadde e i nodi si sciolsero, aprii lentamente gli occhi, dapprima offuscato dalla luce bianca che rifletteva nel muro.

-Tu.-

Sussurrò ancora allontanandosi da quel contatto e lasciandomi modo di osservare quello che avevo davanti al naso.

Eravamo in una stanza dalle grandi proporzioni, ma tutto quello che riuscivo a percepire, a sentire, ancora quel verbo che mi rendeva pazzo, era il suo sguardo e i miei mille occhi puntati addosso.

Ciò che vidi, quello che vidi, fu totalmente inaspettato, un'esplosione dei sensi, di tutte le emozioni che attraverso gli occhi di Louis rivivevano impresse su della semplice carta.

No Sound but the WindWhere stories live. Discover now