Capitolo 65- ricordi

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*POV RAMON*
Camminavo veloce tra gli alberi lasciandomi Diana e Philippe alle spalle. Avevo bisogno di stare da solo, della stupidità di mia cugina non me ne sarei fatto niente.
Avevo intenzione di arrivare fino al fiume, o almeno così credevo, ma un forte odore di fumo mi fece voltare immediatamente.
Non capivo chi poteva accendere un fuoco in quel momento e, avvicinandomi, mi accorsi che proveniva proprio dal luogo del mio litigio con Diana.
Possibile che i kitsune ci avessero rincorsi? O che i cacciatori ci avessero trovati?
Avevo litigato con mia cugina, ma non avrei permesso a nessuno di portarmela via. Non anche lei.
Corsi come un pazzo verso il fumo nero che ormai iniziava ad oscurare il cielo. Mi pizzicavano i polmoni e la gola mi bruciava ma continuavo a correre verso quel fuoco che con tanto ardore bruciava un grosso albero.
Un fuoco che bruciava un albero? E nient'altro?
Diana lo guardava stupita e Philippe anche.
Le fiamme gialle e rosse danzavano verso il cielo veloci, alzando in aria piccoli pezzi di cenere che, come coriandoli, cadevano a terra lentamente cavalcando il vento che in quel momento si era alzato.
Le foglie della quercia secolare si accartocciavano su loro stesse per poi cadere in mezzo alle lingue di fuoco che, stranamente, si limitavano a bruciare quell'albero e basta, ignorando le foglie secche le quali, a terra, scoppiettavano per il calore.
Il fumo denso volava verso le nuvole grigie che minacciose si avventavano su di noi, coprendo le strisce azzurre che fino a poco prima caratterizzavano quella bella giornata.
-Cos'è successo?- chiesi andandogli incontro. I due si girarono verso di me, se possibile ancora più stupiti di prima e mi fissavano incessantemente.
-allora?- chiesi ancora, cosa cavolo prendeva a quei due?
-Non..non lo sai?- chiese Diana balbettando.
-Cosa dovrei sapere?- i due continuavano a fissarmi e mi stavano iniziando a saltare i nervi. Perché non parlavano! Dio santissimo!!!
Già ero arrabbiato di mio, per la storia di Dafne che avevo abbandonato in quel modo... sola con i kitsune.. istintivamente strinsi i pugni e Diana se ne accorse, venendomi vicino incerta e intimorita. Cosa cavolo aveva, perché era intimorita?
-Parli o no?- chiesi appena mi fu abbastanza vicina. Sobbalzò per la sorpresa, paralizzandosi sul posto.
- Senti mi sto iniziando ad incazzare di brutto o parli o io t- non feci in tempo a finire che Philippe mi affiancò e strinse la mano di Diana come per infonderle coraggio. Poi questa parlò.
-Sei stato tu..- mi disse indicandomi con un indice tremante.
-Trovane un'altra di balla Dida..- dissi senza neanche essere sicuro delle mie parole.
Io dominavo il fuoco, come mio padre Dimitri e la mia rabbia cieca di prima poteva aver fatto un cosa del genere... deglutii amaramente rendendomi conto che tutte le mie paure erano fondate. Non riuscivamo a controllare i nostri poteri, troppo forti per dei ragazzi come noi. Dovevamo sbrigarci a trovare il maestro, perche come io davo fuoco alle cose Dafne le annegava, Philippe avrebbe potuto causare terremoti e la figlia di Sarah uragani o trombe d'aria. Eravamo in un bel casino.
Mi ricordai automaticamente di quando, a soli cinque anni, senza neanche sapere chi fosse il mio padre naturale, venivo cacciato da Lycamoon essendo un vampiro, essendo diverso e pericoloso. Diana e Nick sarebbero rimasti con gli zii che, in quell'istante, mi stavano cacciando dalla mia città.
Mi stavano cacciando da ciò che mi era più caro al mondo, verso una nuova vita, una vita sconosciuta in una città sconosciuta, dove avrei imparato ad essere me stesso, ad essere un vero vampiro. Fu così che, spaventato, seguii quelli che presto sarebbero stati i miei genitori, la mia nuova famiglia: i genitori di Lara.
Diana mi stava guardando come fece allora, spaventata da ciò che ero e ciò che avrei potuto fare.
Io la spaventavo, come spaventai i miei zii e mio fratello tanti anni prima.
Inevitabilmente mi sentii ferito, come quel giorno che ricordavo perfettamente, impresso com'era nella mia memoria. Ma questa volta non potevo scappare, avevo una guerra da combattere e, che Diana lo volesse o no, sarei rimasto.
Io rimarrò sempre.
Pensai mentre un tuono squarciò l'aria.
Fredde gocce cominciarono a cadere su quelle fiamme, lingue di fuoco che io stesso avevo creato, con la mia rabbia verso i kitsune, verso Diana che non capiva, verso Philippe che mi fissava, verso i cacciatori contro i quali stavamo combattendo.. verso tutto e tutti.
-Ramon.. non preoccuparti, si sistemerà ogni cosa, io ti starò vicina..- non permisi a Diana di continuare perchè già avevo sentito quelle parole, e troppo le odiavo.
Già aveva pronunciato quella frase, quella promessa a cui ancora non aveva tenuto fede. E lei sapeva a cosa mi riferivo quando la paralizzai con lo sguardo.
Quando quel giorno di undici anni prima lei diceva le stesse identiche cose, mentre con le lacrime agli occhi mi abbracciava per l'ultima volta, prima che i genitori le facessero il lavaggio del cervello. Le dicessero che io ero sbagliato, diverso, pericoloso. Che di me doveva aver solo paura e così anche Nick. Che ero parte di un'altra razza, che con loro non avevo nulla in comune, eravamo due mondi differenti che non si dovevano incontrare per nessun motivo. Furono quelle le parole che, a soli cinque anni, mi fecero versare lacrime per l'ultima volta.
Fu quella la stessa ragione per cui molti odiarono mia madre, la licantropa che amava un vampiro. Un succhiasangue.
Ci vollero anni prima che accettassero mio fratello nel branco, cosa che mai avrebbero fatto con me.
E mentre quel fitto temporale spegneva definitivamente l'ultima piccola fiamma rimasta su quel tozzo di legno ormai nero, coperto da cenere grigia, i ricordi attraversavano come un fiume la mia mente e la mente della persona che aveva promesso di starmi vicino il giorno prima di abbandonarmi. Sangue dl mio sangue, mia cugina. Lei come tutti gli altri.

The Winged WolfWhere stories live. Discover now